Formula 1 | Su Baku non sventola “bandiera rossa”!
Premesso che la direzione di Liberty Media, sembra voler scongiurare a tutti i costi la Virtuale Safety Car (e di questo gliene siamo grati), è pur vero che la lettura della gara da parte di Whiting & co. è risultata quantomeno approssimativa. Già lo scorso anno, i piloti si erano lamentati del moltissimo sporco in pista: sacchetti di plastica, detriti e polvere gli elementi caratterizzanti di un circuito cittadino con molte curve cieche, con velocità di punta spaventose e non da ultima, la scarsa abrasività dell’asfalto. Questo elemento, a mio avviso, avrebbe dovuto indurre la direzione a sospendere la gara in occasione dell’uscita di pista di Romain Grosjean, che al di là dell’errore umano che è costato caro al pilota francese e soprattutto al team Haas, ha evidenziato la difficoltà per tutti di mantenere in temperatura pneumatici e freni. È noto a tutti che Lewis Hamilton parlava di freni “ghiacciati”, Sebastian Vettel sosteneva di faticare con le temperature delle gomme anche se, in verità, lo hanno dichiarato tutti i piloti.
Era necessario fermare la gara, per due semplici motivi: la sicurezza e lo spettacolo in pista. Abbiamo visto, infatti, che a fare le spese della rinuncia a fermare la gara per dare la possibilità ai piloti di ripartire da zero con una gara sprint, siano stati i due piloti che fino a quel momento avevano meritatamente conquistato la vetta della classifica e, allo stesso tempo, gli spettatori che sono stati privati dello spettacolo di una ripartenza. Degli ultimi 11 giri, infatti, ben 8 sono stati affrontati in regime di Safety Car, togliendo quella suspence che avrebbe potuto darci una nuova partenza tutti alla pari e con dieci giri con il coltello tra i denti da parte di tutti i piloti rimasti in lizza. Non da ultimo: fermando la gara, gli addetti alla pulizia della pista avrebbero avuto la possibilità di fare un check completo delle condizioni della pista, evitando di vedere stewards che provavano lo scatto sui 100 metri per togliere detriti qua e là (e lasciandone altrettanti), con il timore di essere falciati da una F1.
Stesso dicasi, come ha fatto notare Lewis Hamilton, della pericolosità di un camion in traiettoria mentre sfrecciavano al suo fianco bolidi in fase di zig-zag per non perdere temperatura a freni e pneumatici (mi permetto di ricordare il tragico incidente occorso a Maria de Villota che la privò di un occhio, finendo sotto la ribalta di un camion). Chiaramente, la questione non è legata a chi avrebbe potuto vincere e ai “se” ai “ma” che contraddistinguono sempre ed inevitabilmente ogni GP di questa stagione 2018 davvero imprevedibile, ma il problema di fondo rimane sempre lo stesso: le decisioni della direzione gara sono e rimangono aleatorie. Non esiste un metro di giudizio omogeneo in tutti i Gran Premi, ma soprattutto, se è lo spettacolo al centro della competizione, non si capisce come si possa pensare di offrirne uno di qualità elevata, quando si fanno girare le vetture per 10 giri dietro la Safety Car e ne rimangono due per concludere la gara: lo spettacolo dov’è?
Michele Bertolini