Circuiti da leggenda: Valencia, dove i giochi si chiudono e le leggende nascono
La Spagna è il paese dove il Motomondiale corre di più, con ben quattro appuntamenti durante la stagione, e forse anche per questo motivo è uno sport è molto amato, risultando soprattutto negli ultimi anni decisamente vincente per i suoi protagonisti. Tra i quattro appuntamenti iberici uno dei più attesi è proprio "l'atto conclusivo", il momento in cui non c'è tempo per pensare ma solo per agire e quindi vincere.
Il tracciato Riccardo Tormo porta il nome di un famoso pilota spagnolo morto nel 1998 ed è entrato in calendario a partire dalla stagione successiva; sono 14 le curve che compongono i suoi 4005 metri: 9 a sinistra e 5 a destra, oltre ad un rettilineo di quasi 900 metri. Un layout meno spettacolare rispetto a molti altri, dove superare è difficile, ma che consente agli appassionati una visione completa della gara e dove il tifo si sente ed entra a far parte del gioco.
Nei primi anni si correva a Valencia a settembre, ma l'ottimo clima e la possibilità di sfruttare la pista anche per i test hanno fatto sì che nel 2001 si decidesse di spostare l'appuntamento a fine campionato, attribuendo a questo Gran Premio un fascino particolare. L'attaccamento allo sport e alla storia della MotoGP si nota anche leggendo i nomi delle curve principali che ricordano molte pietre miliari, come Ángel Nieto e Mick Doohan. Il primo pilota a vincere in 500 a Valencia è stato Regis Laconi con la Yamaha: per lui è stata l'unica vittoria nella classe regina, ma non è il solo che si è fatto ispirare dal caldo sole di Valencia: infatti, nel 2000 a vincere fu Garry McCoy che in quella stagione portò a casa tre Gran Premi.
Tornando per un momento in terra italiana, c'è da sottolineare il poco amore dei nostri piloti per Valencia, dove hanno vinto soltanto due volte Valentino Rossi e una volta Marco Melandri; il pilota di Tavullia ha con questo tracciato un rapporto controverso, dato che ha perso due Mondiali: nel 2006 e nel 2015, quando a vincere i campionati furono rispettivamente Nicky Hayden e Jorge Lorenzo. Nel primo caso si arrivò in Spagna con Rossi davanti a Hayden e un finale che sembrava già scritto, ma una caduta ad inizio gara tolse all'italiano la possibilità di giocarsela, mentre il rivale tagliò il traguardo al terzo posto e portò a casa il titolo mondiale. Il 2006 è ricordato anche per la straordinaria vittoria di Troy Bayliss che arrivò a Valencia dopo aver conquistato il titolo in Superbike per sostituire Sete Gibernau: l'australiano non correva in MotoGP da due stagioni e non aveva mai provato le gomme Bridgestone, ma nonostante questo si mostrò veloce fin da subito, chiudendo il weekend sul gradino più alto del podio.
L'episodio del 2015 è molto noto e figlio del litigio in pista tra Marc Marquez e Valentino Rossi a Sepang, che costò al secondo una penalità dura: partire dall'ultima cesella della griglia a Valencia. Rossi riuscì a recuperare molte posizioni in breve tempo ma non andò oltre il quarto posto, mentre Lorenzo vinse la gara e ribaltò il risultato portandosi a casa il titolo e le polemiche che per mesi hanno accompagnato la MotoGP e i suoi protagonisti. Solo 2 anni prima erano stati i due spagnoli a contendersi il premio sul tracciato Ricardo Tormo, quando Marquez era al suo primo anno nella classe regina e arrivò all'ultima gara con 13 punti di vantaggio sul pilota Yamaha e per vincere fece ciò che nessuno si aspettava, ovvero guidare in maniera pulita, senza tentare di vincere, lontano dalla bagarre: usò più il cervello che il polso, e lo sforzo gli porto il risultato sperato.
Quest'anno le premesse per un Mondiale aperto ci sono tutte: chissà se proprio sotto il sole di Valencia si svolgerà il duello finale.
Alice Lettieri