F1 | GP del Belgio a porte chiuse e altri quesiti sul campionato 2020
Le nuove decisioni prese dalle autorità del Belgio in materia di cautela sul contagio da coronavirus andranno ad impattare sull'organizzazione del GP di Formula 1: arrivati a metà aprile, il punto di domanda sulla gara di Spa-Francorchamps (magari da disputare a porte chiuse) spalanca le porte su una situazione, quella del campionato 2020, che ogni giorno diventa più complicata.
La situazione in Belgio
Le autorità del Belgio, con una misura presa mercoledì 15 aprile, hanno deciso di estendere il lockdown del Paese fino al 3 maggio. Inoltre, sono stati proibiti gli eventi di massa fino al 31 agosto.
Ovviamente si tratta di misure cautelative per contenere il contagio da Covid-19: sottolineiamo come in Belgio il rapporto tra malati e popolazione totale sia tra i più alti in Europa.
Gli effetti sulle attività di Spa-Francorchamps
Come si può facilmente immaginare, l'attività sportiva dovrà seguire quanto disposto dalle autorità.
Il tracciato di Spa-Francorchamps rimarrà sicuramente chiuso fino al 3 maggio e, nella sua totalità, il provvedimento ha influenzato l'attività del tracciato. Gli eventi rimandati sono parecchi e la data relativa al GP di Formula 1 è a rischio.
GP a "porte chiuse"?
Il promoter del GP di Spa-Francorchamps ha comunicato la sospensione della vendita dei biglietti. Al momento, però, la gara non è stata posticipata o annullata: non si esclude, infatti, lo svolgimento a "porte chiuse" nelle date ufficialmente previste.
Plausibilmente gli organizzatori non hanno escluso quest'ultima possibilità, ma la sua realizzazione si basa su due presupposti.
Il primo è che il Belgio adotti una posizione simile a quella dell'Austria in merito allo svolgimento per i soli addetti ai lavori della gara, previa verifica di determinate condizioni. Il secondo è ridiscutere gli accordi commerciali con la Formula 1, così da trovare un compromesso che accontenti entrambe le parti. Facile a parole, difficile nella realtà.
Calendario 2020 ad oggi
Attualmente possiamo definire il calendario 2020 di Formula 1 come un work in progress, tanto che sul sito della Formula 1 la pagina della stagione non riporta più un calendario.
In Francia, dove si dovrebbe correre il primo GP della stagione, Macron ha esteso le misure sanitarie restrittive, mettendo seriamente in discussione l'appuntamento a Le Castellet. La mancanza di decisioni affligge anche Silverstone, teoricamente il terzo appuntamento della stagione.
Al momento solo il GP in Austria sembra avviato verso una soluzione "realizzativa". Il governo austriaco ha espresso il proprio parere e il fatto che il Red Bull Ring sia di proprietà privata aiuta molto in questa fase riorganizzativa.
Bisogna tenere conto, però, della situazione fluida in continua evoluzione: ciò che vale ora, magari domani non vale più.
Cosa pensano nelle "stanze dei bottoni"
In una recente intervista Ross Brawn ha dichiarato che un calendario di diciannove gare è possibile, ma bisogna partire a luglio. Ammesso e non concesso che la condizione di partenza sia verificata, le parole di Ross the boss sembrano buone solo per mantenere viva l'attenzione sul prodotto Formula 1.
Ogni giorno che passa senza attività, non si generano introiti. Ogni gara che viene dichiarata "posticipata" va in coda ad un elenco di appuntamenti (di diverse categorie) da riorganizzare.
Considerando i tempi limitati, il puzzle del nuovo calendario di F1 sta diventando un gioco ad incastri via via sempre più complicato. Senza contare che i ripetuti back-to-back (tre appuntamenti in tre settimane) proposti, si portano dietro problemi logistici enormi.
In più bisognerà tenere conto anche di una considerazione interessante di Jean Todt: una volta usciti dalla fase acuta di questa crisi, il pubblico da casa come prenderà il ritorno delle gare? Il prodotto, in una delicata fase di transizione verso la normalità, avrà ancora appeal?
La situazione dei team
Infine, nel disegno, dobbiamo tenere in considerazione la situazione delle scuderie. Non è per fare facile demagogia, ma gli effetti di questa situazione si riverberano in maniera più forte e tangibile sulle maestranze. Parecchie scuderie inglesi hanno già dovuto procedere con periodi di congedo per i propri dipendenti e tagli sui compensi di piloti e management di alto livello.
La Formula 1, a parte il congelamento di alcune componenti per il 2021 e lo slittamento dei nuovi regolamenti al 2022, non ha ancora raggiunto soluzioni o piani sostanziali. Sono ancora sul tavolo molte discussioni, tra le quali quelle sulla riduzione budget cap.
Parallelamente, la Formula E sembra aver trovato una soluzione soddisfacente per mantenere una certa sostenibilità dal punto di vista tecnico e commerciale, almeno sul medio termine.
La scomoda posizione della Formula 1
Il sistema Formula 1 è sì affetto da un'inerzia cronica, ma, diversamente dalla Formula E, i suoi player si muovono su contesti tecnici differenti e su business plan differenti. Queste differenze fanno sì che trovare un compromesso accettabile per tutti sia molto difficile.
Il problema principale è che ora la Formula 1 deve fare le sue mosse. Deve farle in fretta e farle bene, nonostante, come già sottolineato in precedenza, si trovi nella veste inedita di chi non può imporre le sue volontà.
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Luca Colombo