F1 | GP Messico, Mercedes: il titolo di Hamilton archivia una domenica da dimenticare
Eppure la gara di Città del Messico si era aperta nel migliore dei modi per Hamilton che, pronti via, aveva sopravanzato la Red Bull di Daniel Ricciardo salendo così al secondo posto alle spalle della RB14 di Max Verstappen, che poi ha vinto senza particolari problemi la corsa.
A rallentare la performance della Frecce d’Argento, in particolar modo di Hamilton, è stata l’usura marcata delle gomme che non ha permesso allo stesso inglese di poter rimanere aggrappato al treno dei primissimi. Come dimostrano gli oltre 78” beccati al traguardo da Max Verstappen, mentre la W09 di Valtteri Bottas (5°) è stata addirittura doppiata.
Un calo di performance che non è passato inosservato nei confronti di una monoposto che ha dominato la scena in quattro degli ultimi cinque GP e che con tutta probabilità è ascrivibile alla chiusura dei mozzi applicata dalla stessa scuderia di Brackley, onde evitare una nuova girandola di polemiche, nonostante il placet ricevuto dal collegio dei commissari per correre in Messico con la soluzione "forata".
Per il secondo anno consecutivo dunque la pista messicana incorona Hamilton campione del mondo, con l’inglese che ha potuto esternare la propria gioia per l’importante traguardo raggiunto: “E’ una sensazione molto strana quella che prova ora, innanzitutto voglio ringraziare tutti tifosi che hanno reso speciale il GP del Messico e poi voglio ringraziare anche il mio team. Grazie al duro lavoro nelle gare precedenti oggi ho potuto vincere il titolo. Sono in Mercedes dal 2013 e completare questo percorso, eguagliando Fangio con questa monoposto, è surreale”.
Parlando della gara il neo campione del mondo ha aggiunto: “È stata orribile. Sono partito benissimo, stavo recuperando posizioni ma poi non so cosa sia successo. Ho faticato tantissimo, ho cercato di tenere duro e di portare la macchina a traguardo”.
Chiusa la pratica iridata piloti l’attenzione si sposta su quella costruttori dove Mercedes continua a mantenere la leadership, con il vantaggio sulla Ferrari sceso dai 70 punti post Austin ai 55 odierni.
Piero Ladisa