Didier Auriol, Campione del Mondo Rally 1994 sulla Toyota Celica 4WD
Credits: Didier Auriol Official FB page

Da autista di ambulanze a Campione del Mondo rally: è la storia di Didier Auriol. Nel 1994, giusto trenta anni fa, il pilota di Montpellier conquistò il suo unico titolo Mondiale, il primo tra i francesi, aprendo la strada a quelli che poi sono stati i grandi dominatori del WRC degli anni 2000, Loeb e Ogier. Una stagione complicata, ricca di episodi e di spettacolo, che alla fine ha incoronato il transalpino e la sua Toyota Celica 4WD, in una battaglia durata fino al conclusivo Rally di Gran Bretagna contro soprattutto la Subaru Impreza 555 di Carlos Sainz.

Dalla Delta alla Celica, la mossa vincente

La carriera di Auriol nel Mondiale Rally era iniziata ben dieci anni prima di quel fatidico 1994, al Tour de Corse con una Renault 5 Gruppo B privata. Un debutto sfortunato, concluso con un ritiro, ma intanto Didier iniziò a mostrarsi anche nel Mondiale oltre che in patria. In seguito, altre apparizioni per lui avvennero ancora in casa e al Sanremo del 1987 e 1988 con la Ford Sierra Cosworth, andando a vincere il Rally delle 1000 Curve proprio in questa seconda stagione, unico successo non targato Lancia. E forse fu proprio questo che nel 1989 convinse lo squadrone di Torino ad ingaggiare l’ex autista di ambulanze di Montpellier affiancandolo a Miki Biasion.

Credits: Didier Auriol Official FB page
Auriol… in volo ai tempi della Delta Integrale

Specialista dell’asfalto, dopo un paio d’anni nel team ufficiale (con a referto un secondo posto nel Mondiale 1990) e un’altra avventura al Jolly Club, unico team a portare in pista le Lancia Delta integrali dopo la chiusura del programma rally della casa di Chivasso, nel 1993 ecco la scelta che si rivelerà vincente un anno dopo. Auriol, infatti, decise di portare il proprio talento nel team Toyota, una realtà sempre più in crescita che aveva in pratica già raccolto l’eredità della Lancia. La prima stagione fu travagliata, e vide il successo del team mate Juha Kankkunen, ma fu solo il prodromo di quel benedetto 1994.

La delusione del Monte, il capolavoro del Sanremo

Nonostante fosse chiaro come Auriol avesse un talento e una classe fuori dal comune, in tanti iniziarono a pensare a lui come un eterno secondo, un pilota in grado di portare a casa successi strepitosi in diverse tappe ma senza la costanza necessaria per andare a vincere il titolo Mondiale. La seconda stagione al volante della Celica 4WD fece cambiare idea a tutti per sempre, con un Didier che fino all’ultimo lottò per il titolo con il più temibile dei suoi avversari: Carlos Sainz.

Le premesse per far bene c’erano tutte già a Monte Carlo, e le prime quattro speciali videro subito Auriol portarsi al comando senza troppe noie. Ma alla quinta P.S., ecco che il francese commise uno dei pochi errori in carriera, uscendo di strada e lasciando via libera al connazionale Delecour, suo acerrimo rivale, che andò così a imporsi. La rimonta iniziò però già dal secondo round in Portogallo e al giro di boa del campionato il discorso per il titolo era già chiuso tra Didi e la Subaru Impreza di Carlos Sainz.

Ma il francese il suo capolavoro lo compì in Italia, al Rally di Sanremo. Qui bisogna fare una precisazione, però, perché stiamo parlando di quel Sanremo mitico, che all’epoca si svolgeva su terreno misto, tra gli asfalti liguri, i lunghissimi trasferimenti e gli sterrati della Toscana, in particolare nella zona del Chianti e delle Crete Senesi. Qualcosa che oggi sembra ormai inimmaginabile, e che si perse per sempre nel ’97, quando la FIA impose che i rally facenti parte del WRC non potevano avere fondo misto. Ma, al tempo della nostra storia, siamo ancora nella epoca del “vero Sanremo”.

La prima giornata vide Carlos vincere tutte le otto speciali, con Auriol quarto a due minuti. In Toscana, però, El Matador si trovò a dover aprire la via sugli sterrati, perdendo già un minuto dal rivale, per poi arrivare all’ultimo giorno con un Didier febbricitante ma in grado di mettere insieme una prestazione mostruosa, andando a prendersi la vittoria anche grazie ai problemi tecnici della Subaru dello spagnolo. Fu senza dubbio una delle gare più belle del pilota transalpino, che un mese più tardi andò a vincere il titolo grazie ad un sesto posto al Rac inglese, con Sainz fuori strada. Un appuntamento, quello di Chester, ricordato anche per il mancato team order da parte di David Richards a Colin McRae, che forse spinse il madrileno a forzare troppo la mano. Un trionfo iridato, comunque, più che meritato, arrivato forse anche troppo tardi per uno dei piloti che hanno certamente fatto la storia della sua epoca.

Didi al via trent’anni dopo: la storia riaccende i motori

Ma la storia non finisce certo tra le foreste fangose del Galles. Anzi, possiamo proprio dire che, trent’anni più tardi, si sposta dritta dritta in Giappone, paese natale della mitica Toyota Celica. Il Rally che in questi giorni si sta correndo nel Paese del Sol Levante, infatti, e che chiude il 2024 del WRC, con il numero 43 vede al via proprio Didier Auriol e Denis Giraudet al suo fianco, che nel ’95 prese il posto di Bernard Occelli. La vettura, manco a dirlo, è sempre una Toyota, la Yaris GR, di classe JR1. In un’intervista concessa qualche tempo fa ad Auto Sprint, Auriol non ha nascosto la soddisfazione.

Ho accettato molto volentieri l’offerta del team Fit Easy Racing, anche perché sono passati trent’anni da quando vinsi il titolo con la Toyota nel ’94. Accettando, ho voluto approfittare di una serie di circostanze che mi consentono di ringraziare a dovere i miei fan giapponesi, che mi sono sempre stati molto vicini.

Bello rivedere Auriol con casco e tuta, bello rivivere la sua avventura e quella stagione da film che fu il 1994. Comunque vada in Giappone… Bravo, Didi!

Nicola Saglia