F1 | Max e George, una… questione privata con risvolti importanti
Le parole di Verstappen a proposito del collega sono tutt'altro che lusinghiere, ma soprattutto tolgono autorevolezza al rappresentante dei piloti.
In F1, è cosa arcinota, riuscire a coltivare delle amicizie vere è complicato, soprattutto tra piloti. Capita, nell’era dei social, di vederne tanti che si fanno selfie sorridenti, mostrando quanto siano amiconi, quanto rispetto ci sia tra di loro, per poi mandarsi solennemente a quel paese via radio alla prima occasione. Le parole di Verstappen nei confronti di George Russell a Losail, dunque, stupiscono il giusto. Ma è comunque un tema su cui vale la pena spendere due parole, perché l’inglese, come ben sappiamo, ha un ruolo apicale nell’associazione che rappresenta i piloti, e se ha veramente perso la stima e il rispetto del suo collega più forte in pista (al momento), due domande è necessario farsele.
Max: “Ho perso ogni rispetto per Russell”
La penalità che ho ricevuto è ridicola. Se questa è la strada intrapresa non so più cosa fare. Io ero solo molto tranquillo. Ho cercato di spiegare il mio punto di vista, ma è stato come parlare con un muro. Detto questo, ho grande rispetto per molti piloti, ma dopo sabato per Russell l’ho perso. Davanti alle telecamere è una persona ragionevole, ma poi si rivela completamente diverso. Questa è una cosa che io non sopporto. Non ha avuto senso il modo in cui si è comportato durante l’incontro con i commissari, mi è sembrato assurdo come Russell abbia cercato di farmi dare una penalità, e per questo mi sono arrabbiato parecchio con lui.
Queste le parole di Max Verstappen al termine del Gran Premio del Qatar, in riferimento alla penalità di una posizione ricevuta dopo le qualifiche di sabato per aver guidato in maniera non necessariamente lenta nel giro di lancio. Penalizzazione, lo ricordiamo, che gli ha fatto perdere la pole, e che è nata da una lamentela via radio di Russell (ci torneremo più avanti su questo vizietto, comune praticamente a tutti), che poi ha evidentemente reiterato le accuse con i commissari. Quello che l’olandese ha dichiarato ai giornalisti, francamente, di per sé non esula dalla sfera personale dei rapporti tra i due, e quello che è successo non è niente di diverso da quanto può accadere a chiunque in un ambito lavorativo e non solo si trovi ad avere a che fare con personaggi “sgradevoli” (o perlomeno ritenuti tali). Ci sono però alcune cose da tenere in considerazione, una su tutte: Russell non è un pilota qualunque sulla griglia di partenza.
Se il leader perde il rispetto dei colleghi
La Grand Prix Drivers’ Association è quell’associazione che si occupa (o si dovrebbe occupare) di tutelare le istanze dei piloti di F1, fungendo un po’ da tramite tra Federazione, promoter (Liberty Media), team e, appunto, drivers in pista. Nel corso degli anni si sono alternati presidenti e rappresentanti di tutto rispetto, a partire da Jo Bonnier e Jackie Stewart (forse il più rappresentativo di sempre), e nei ruggenti Seventies la GPDA ha lavorato tanto e bene per la sicurezza. Altri tempi, verrebbe da dire, dal momento che negli ultimi anni l’associazione si è fatta sentire solo in sporadiche occasioni, spesso peraltro senza che questo abbia portato a risultati concreti, apparendo sempre più effimera e senza costrutto. Esempio ne sia l’ultimo comunicato diffuso via social a proposito delle azioni del Presidente Ben Sulayem: correttissimo e condivisibile in ogni suo aspetto e nella forma, senza effetti nella sostanza, come ben possiamo vedere.
Ecco, oggi il presidente dell’Associazione è Alex Wurz, mentre il rappresentante dei piloti è proprio lui, George Russell. Ed è per questo motivo che quanto dichiarato da Verstappen non può cadere nel vuoto, ma deve far riflettere. Perché se il pilota che, al momento, è il migliore dei venti che scendono in pista nei weekend di gara, non ha rispetto e non ha fiducia in colui che dovrebbe essere il rappresentante della categoria, beh… qualche problema c’è. E non è puramente una questione di simpatia o antipatia; Max, infatti, ha evidenziato un modus operandi da parte di Russell tutt’altro che lusinghiero. Mettiamoci per un secondo nei panni degli altri piloti: chi sarebbe ancora certo della figura di George come garante, dopo che uno del gruppo (e non uno a caso) lo ha apostrofato, in pratica, come un pilota che dà di matto davanti ai commissari cercando una penalità dopo aver fatto il simpatico e l’amicone davanti alle telecamere? In altre parole, l'autorevolezza del rappresentante della categoria è stata ampiamente minata, che piaccia o no.
Basta con… “Radio lamentela”!
C’è un altro aspetto da sottolineare, che è diventato ormai la prassi in F1. Tutto questo episodio è nato da una lamentela via radio di Russell nei confronti di Max. È una specialità dell’inglese (ricordate quando si fece fregare da Alonso in Australia, facendolo poi penalizzare ingiustamente?), ma non solo: tutti i piloti passano metà del tempo in pista a parlare delle scorrettezze altrui. Lo stesso Verstappen ha avuto un ruolo fondamentale nella penalità a Norris, sottolineando al suo ingegnere Lambiase come l’inglese gli avesse guadagnato mezzo secondo in regime di bandiera gialla.
Questa, forse, è l’abitudine più fastidiosa, e su cui la Federazione dovrebbe intervenire a piedi pari, magari prendendo spunto dal mondo del calcio. Qui, infatti, si sta imponendo sempre di più la regola per cui chi richiede l’ammonizione per il rivale viene ammonito a sua volta. Allo stesso modo, chi via radio chiede a gran voce la penalità per un rivale, dovrebbe essere punito a prescindere, per comportamento antisportivo. In questa maniera si eviterebbero tante sceneggiate, e episodi come quello di sabato, ma anche tanti altri, non sarebbero nemmeno presi in considerazione dagli stewards. Ma siamo certi che nessuno, in questo senso, prenderà provvedimenti. Perché quando si tratta di prendere decisioni serie e necessarie per lo sport, non c’è FIA o GPDA che tenga: nessuno alza un dito.
Nicola Saglia