Jules Cluzel a 'Motorbike Circus': “Amo viaggiare, correre solo in Europa è un peccato”
Nella puntata di martedì sera di Motorbike Circus è stato nostro ospite Jules Cluzel. Il pilota francese del team GMT94 ha parlato della stagione che sta per ripartire ed ha rivissuto con noi alcuni dei ricordi più belli degli ultimi anni.
Una chiacchierata durata circa mezz’ora che potete riascoltare interamente sui nostri canali social, dove Jules ha parlato della stagione che sta per ripartire, di questa quarantena e ci ha raccontato un lato umano che spesso dietro le telecamere non si vede.
“Ciao a tutti, finalmente si può iniziare a girare, sto benissimo ed anche la mia famiglia, ho avuto abbastanza fortuna in questo periodo difficile per tanta gente. Mia figlia è nata tre mesi e mezzo fa quindi ho passato il tempo con loro e mi sono allenato. Sono più allenato che in tutti gli ultimi anni quindi sono pronto, tutto si sta riaprendo e possiamo cominciare ad allenarci. Io sono ad Andorra ed ha i confini chiusi, quindi devo aspettare ancora che ci permettano di uscire, ma sembra che tra una settimana sarà aperto. Qui le regole sono state molto dure, ma hanno fatto bene ed ora che tutto è migliorato piano piano riprendiamo la nostra vita.
Per noi sono previsti tre giorni di test, dal 16 al 18 giugno, al circuito di Caorle: è una piccola pista non molto conosciuta, ma almeno avrò tre giorni per provare da solo. Ci serve riprendere il ritmo, mi serve per ritrovare tutto il team che in questi mesi ha lavorato tanto sulla moto e ci sono delle cose nuove da provare. A luglio dovremmo tornare ancora lì e spero di riuscire ad andare anche a Magny-Cours. L’importante adesso è tornare in moto ed avere una sensazione buona in sella, per essere onesto al team piace molto questa pista, ma io l’anno scorso ero molto freddo su questo. Mentre quest’anno non vedo l’ora di andarci, perchè organizzarsi per andare a Misano o in Spagna è più complicato. Queste giornate saranno importanti per noi e possiamo provare cose nuove ed avere qualche informazione.
È un grande peccato correre solo in Europa, ma è già qualcosa. Non è facile per Dorna e sono sicuro che stanno facendo del loro meglio, non si può parlare tanto di questo. È un peccato perchè a me piace viaggiare ed andare fuori Europa, ma è così, la situazione è difficile per tutti e l’importante è che noi possiamo tornare a fare il nostro lavoro.
Penso ci siano dei piloti fortissimi e delle moto molto competitive. La Yamaha ha dimostrato di essere una buona moto: in realtà è difficile perché c’è un solo team che fa la differenza con questa moto, lo sapete, che è “il team giallo” (team EvanBros, ndr). Questo team con tre piloti diversi fa esattamente le stesse cose, quindi per tutti diventa una preoccupazione perchè non possiamo farci niente. Le altre marche hanno avuto delle concessioni regolamentari: MV Agusta, Kawasaki ed Honda. Mentre hanno tolto qualcosa a tutte le Yamaha, c’è sempre questo team da battere. Siamo tutti molto vicini, ma per essere onesto la Yamaha è una buonissima moto, moderna, non può fare la differenza come dovrebbe.
Non si può fare molto su queste moto, il regolamento è molto limitante e davvero non riusciamo a capire come mai non è un solo pilota... ma tutti i piloti che vanno su quella moto fanno tutti gli stessi tempi. Non sto dicendo che c’è qualcosa di non regolamentare, stiamo cercando di capire come fare anche noi ad arrivare a quelle prestazioni. MV è sempre stata una buona moto, ho vinto tante gare con loro, ma hanno fatto un passo in avanti e lo ha dimostrato Krummenacher, Kawasaki con le concessioni che gli sono state date l’anno scorso ha dimostrato di essere una moto competitiva e alla Honda manca solo un pilota forte, ma è ancora una buona moto.
Ho dimostrato che Honda può essere vincente sia nel 2012 che nel 2017, penso che questa Yamaha sia una moto nuova mentre Honda sia una moto più vecchietta. Alla fine penso che però il livello di ogni team e moto sia molto vicino ed è questo il bello della nostra categoria. Penso che quando ripartiremo il livello degli avversari sarà lo stesso visto in Australia. Io non giro tanto, non ho moto da allenamento e giro solo nelle giornate di test invernali. Mi sono fatto tanto male in passato ed ho sofferto la mancanza di allenamento e tante volte non si è saputo perchè in pista non si è visto. Non ho paura di non aver fatto test o allenamenti prima del via, so che il team ha lavorato tanto e siamo tutti motivati.
Abbiamo un obiettivo e siamo concentrati sul raggiungerlo, sono molto ottimista e vedremo gli altri come saranno, ma non penso il livello sarà diverso. Il titolo mi è passato vicino tante volte, ad ottobre compierò 32 anni ed ho esperienza e fortuna. Anche nel 2015 mi sono fatto molto male: oggi corro con la caviglia sinistra bloccata tanto da aver spostato il cambio a destra. Ma sono ancora i grado di guidare la moto come facevo prima, quindi sono fortunato. Sono fortunato a fare quello che amo, sono fortunato ad aver vinto. Forse mi manca qualcosa, sì, ma sto lavorando ogni anno per provare ad averlo. Ma sai, sono fortunato ad aver tutte queste cose e se arriva il titolo mondiale sono super felice, ma se non arriva è la vita è sono comunque fortunato.
Nel 2015, prima di farmi male, sembrava impossibile come a inizio stagione avevamo rotto tanti motori ma poi l’impossibile sembrava possibile. Nel 2018 non voglio parlare di sfortuna, ma penso di averla avuta e penso a quando Cortese mi ha buttato a terra involontariamente, perchè anche lui è caduto... solo che lui è riuscito a ripartire ed io no, questi punti mi sono mancati alla fine del campionato per giocarmi le mie chance.
L’ultima gara non è stata divertente. Stavo lottando per vincere ma si stava giocando dietro di me e non avrei avuto altra possibilità che buttarlo fuori dalla gara. Questa situazione non mi appartiene, non faccio questo sport per buttare a terra gli altri, forse altri piloti che conoscete sono più bravi di me in queste cose. Non avevo scelta, Mahias era leader della gara, aveva rallentato per mettere più piloti tra lui e noi. Avrei quindi dovuto metterlo a terra per vincere il titolo, ma non l’ho fatto. L’ultimo giro continuavo a pensare, mi ripetevo, “Il titolo e lì davanti a te, è qua! È qua! È la gara della tua vita” ma alla fine non ce l’ho fatta. Rivivendo quella gara provo ancora una forte emozione, ma cerco di dimenticare il più velocemente possibile. Se voglio vincere un titolo lo voglio vincere prima dell’ultima gara.
Questa è una cosa di cui non ho mai parlato perchè non ne ho mai avuto l’occasione. Quando sono ripartito ero comunque in lotta ancora per chiudere al secondo posto il campionato. Quindi sono ripartito, ma non avevo più la leva del freno anteriore e non sapevo in che posizione ero. Quando sono rientrato ho visto due piloti, Badovini ed un altro pilota, ed ho pensato forse questi due punti saranno quelli che mi mancheranno. Ho fatto tutto un giro con solamente il freno posteriore davanti a loro. Quando sono arrivato in curva 15 con quel canale d’acqua che attraversava la pista sono caduto. In quell’occasione mi sono rotto l’anca è nuovamente la gamba sinistra, non ho potuto camminare per due mesi.
Da lì non c’è stata alternativa che bloccare la caviglia: è stato brutto, ma quella sera è stata la sera migliore della mia vita. Alla gara era venuta tutta la mia famiglia ed i miei amici. Era previsto che in ogni caso avremmo festeggiato sia se avessi vinto il mondiale che nel caso più sfortunato. Nessuno si sarebbe immaginato questo, avevo l’anca rotta, piangevo dal dolore, ma non mi hanno portato in ospedale. Non so perchè, ma mi hanno lasciato in albergo con la mia famiglia e sono stato con loro tutta la notte ad ascoltare tante “cagate”: ho riso tantissimo. Ridevo talmente tanto che piangevo dal male che avevo all’anca, ma abbiamo passato una notte indimenticabile. Questa cosa non l’avevo mai raccontata, ma mi fa piacere avervela detta.
Sono un pilota, non mi interessa molto se in futuro le moto saranno più “grandi”: l’importante è che ci siano sponsor, team e che le moto siano divertenti. La categoria di mezzo è fondamentale. Passare dalla ssp300 alla SBK non è impossibile, ma richiederebbe tempo di adattamento. Adesso corriamo senza elettronica, per me è un peccato perché era abbastanza semplice e non aveva un gran costo. Inoltre ti preparava di più per la SBK, adesso non abbiamo più traction control e nemmeno l’assistenza del freno motore. Sono cose che possono fare la differenza, non sul lato che la moto non scivola più, che le gare siano meno spettacolari.
Penso che da un lato per la sicurezza sia importante. Dall’altro lato non essendo moto che scivolano tanto, stare sempre a controllare il gas non è divertente. A me piaceva molto il traction. Quando sono arrivato dalla Moto2 della SSP mi è piaciuto subito che potevo fare on-off senza preoccuparmi di parzializzare. Sam Lowes che era mio compagno di squadra non lo faceva. Era “cool” perchè poi quando arrivavi col gas pieno si scollegava e potevi farla scivolare e questo un po’ mi manca. Il regolamento comunque è fatto bene, vediamo tante moto che lottano, le gare sono belle.”
Mathias Cantarini