Stefano Domenicali insieme a Lenny Kravitz a Singapore
Credits: F1 Official FB page

Il tema dello show applicato alla F1 è da sempre scottante, e il rischio è quello, parlandone, di cadere nei classici luoghi comuni che rischiano di analizzare la situazione solo superficialmente. Stefano Domenicali e tutta Liberty Media, in questi anni, hanno lavorato tanto su questo aspetto, e di una cosa bisogna dare loro atto. Il Circus sta infatti vivendo una sorta di golden age dal punto di vista dell’esposizione mediatica e della popolarità, questo è indubbio. Quello che preoccupa, se mai, noi appassionati (verrebbe da dire “veri”, ma soprassediamo), è l’aspetto sportivo, quello che sembra essere sempre più assediato e circoscritto da interessi soverchianti, ma che con esso non hanno nulla a che fare.

Domenicali: “La F1 sia piattaforma di intrattenimento inclusiva”

Le parole del CEO di Liberty Media sono sempre destinate a fare rumore. In parte perché si tratta sempre di pensieri che vengono direttamente da colui che occupa la posizione apicale per quanto riguarda la F1, e che ha il potere di imporre la vision per il futuro del Circus. Ma, in larga parte, le sue dichiarazioni solitamente tendono a fare discutere gli appassionati per i contenuti sempre più, come dire, attenti allo showbusiness piuttosto che allo sport in sé. È quello che sta succedendo anche in questi giorni, dopo che lo stesso Domenicali ha parlato in un’intervista concessa alla BBC, e lo ha fatto ancora una volta senza mezzi termini e andando a delineare uno scenario che, francamente, in tanti appassionati e addetti ai lavori fanno fatica a comprendere. 

Puntiamo a coinvolgere chi è un super tifoso, ma anche chi non ha idea di cosa sia la F1. Il nostro pubblico guarda i film e gli eventi e noi siamo uno di questi.  Dobbiamo pensare in grande, non crediamo più di dover competere con altri sport a quattro ruote, dobbiamo essere forti in un mercato pieno di offerte diverse. Tra dieci anni la F1 sarà ancora una grande piattaforma di intrattenimento, ma anche di grande sfida tecnologica. Dobbiamo essere un posto dove lo sport sarà ancora centrale, sarà importante mantenere l’attenzione sull’azione in pista. Voglio assicurarmi che la F1 sia una piattaforma molto inclusiva e amata in tutto il mondo, che fa divertire la gente e che diverte chi ne fa parte. E in pista dovrà esserci sempre rispetto, perché la sfida è che il mondo può imparare da noi come comportarsi.

Nulla di nuovo, ma resta la preoccupazione

Partiamo da un dato: le dichiarazioni di Domenicali non stupiscono, sono in linea con quanto abbiamo visto e sentito in questi ultimi anni. La tendenza a voler trasformare la F1 in un evento che sempre più trascende l’aspetto sportivo è evidente ormai da tanto tempo. E verrebbe da dire che il target, almeno per il momento, sembra essere stato raggiunto, con numeri record in pista (stando ai dati ufficiali sventolati ad ogni weekend e di cui ci permettiamo di dubitare vista la loro enormità costante) e sui social. Ma ci sono anche altri aspetti da tenere in considerazione, e che vengono costantemente ignorati scientemente da Domenicali e dal suo staff. 

Credits: Red Bull Content Pool

In primo luogo, nonostante una stagione intensa e ricca di colpi di scena, il calo degli ascolti in TV evidenziato è preoccupante. Ne avevamo già parlato qui, quindi non ci torneremo: resta il fatto che da parte di chi dovrebbe prendere le dovute contromisure non abbiamo avuto risposte serie in merito. In seconda battuta, ma non meno importante, ci troviamo a dover replicare ancora una volta su un argomento che ci sta molto a cuore. Le parole del CEO di LM, infatti, ancora una volta paiono quelle di un uomo di spettacolo, di business, e questo ci potrebbe anche stare. Domenicali, però, è stato anche un uomo di pista, e pare essersene totalmente dimenticato. 

Continuare a spingere sullo spettacolo, sul paragone con altri mercati, e su un pubblico totalmente alieno rispetto alle corse, nel lungo periodo potrebbe avere conseguenze nefaste. Ragionare in questo modo porta a effetti che non fanno altro che allontanare lo zoccolo duro dei fan, quello che dovrebbe essere “coccolato” più di tutti, e invece si trova ad essere sempre più… una specie in via d’estinzione. Il primo effetto di tutto ciò sono i prezzi dei biglietti, che hanno raggiunto cifre astronomiche: chi può permettersi, oggi, di passare un weekend a Monza, Imola e Silverstone? Non certo l’appassionato medio, che dovrebbe rinunciare a tre quarti del proprio stipendio mensile. 

Non apriamo poi la parentesi accrediti media, perché qui verrebbe veramente voglia di mandare tutti al diavolo. Sei un giornalista di una testata indipendente che vuole fare seriamente il suo mestiere? Sorry, non c’è posto. Però puoi sempre fare un bel reel in cui spieghi su IG che le gomme sono rotonde, che l’asfalto è quello grigio e che è tutto fantastico nel paddock club. Allora, prego, avanti: hai migliaia di followers che attendono di sapere il tuo illuminante pensiero sulla lotta tra Norris e Verstappen, quindi ecco il tuo pass. Chissà che non ci scappi anche un bell’invito in qualche trasmissione tv sull’argomento…

Il futuro spaventa, ma nessuno si esprime

Il paradosso di tutto ciò è che sembra di trovarsi di fronte ad una bella cortina di fumo tirata su ad arte per coprire l’incertezza che riguarda le regole del 2026. Diciamocelo chiaro e tondo: in pochi ci hanno capito qualcosa. A livello aerodinamico, con le ali mobili, asse x, asse y, viene da chiedersi ancora una volta se il pool che ha studiato il regolamento abbia veramente partorito una cosa del genere in condizioni di serenità mentale, mettiamola così. Oltre a ciò, le PU saranno una vera scommessa, con la questione della sostenibilità dei carburanti bio che promette di essere la causa scatenante per un altro “caso budget cap”; sarà interessante andare a vedere le spese per il catering tra un paio d’anni… Si ride per non piangere, è ovvio. 

Oltre a ciò, attenzione perché il “caso Andretti” è lontanissimo dall’essere chiuso, con la presunta chat scovata nel corso dell’indagine svolta dall’ente americano preposto. Non è un caso che proprio in questi giorni stiano cominciando a circolare voci che vorrebbero l’ex AD Lamborghini giunto al termine della sua avventura a capo di Liberty Media. Per ora, lo diciamo chiaro, si tratta di pure speculazioni, ma il rifiuto (di concerto con i team) nei confronti della struttura americana è qualcosa destinato a lasciare una macchia indelebile. 

In chiusura, ancora una volta, le parole di Domenicali non sorprendono. Fanno di molto peggio: deludono. Ma ormai, ad essere delusi ed anche un po’ amareggiati, ci abbiamo fatto il callo.

Nicola Saglia