Il Presidente Mohammed Ben Sulayem
Credits: Mohammed Ben Sulayem official X page

Ammettiamolo, questa F1 non smette mai di stupirci. Ma non per quanto vediamo in pista, o perlomeno non solo. È tutto quello che succede intorno, nei box, nel paddock, nelle stanze dove si decidono le sorti della categoria, che ci lascia stupefatti, e spesso non nel senso positivo del termine. A Singapore, da questo punto di vista, il venerdì e il giovedì sono stati veramente da incorniciare, tra le dichiarazioni di Ben Sulayem, molto preoccupato per il turpiloquio nei team radio, e la gestione della questione ali flessibili da parte della stessa Federazione. 

Il Presidente chiede di moderare il linguaggio

Dobbiamo fare una distinzione tra il nostro sport, il motorsport, e la musica rap. Non siamo rapper. Dicono la parola con la “f” quante volte al minuto? Non ci siamo! Comprendo le loro frustrazioni nel momento, ma devono mantenere degli standard. Anche io ero un pilota, so che in sono attimi abbastanza concitati, che sei arrabbiato per un tuo rivale che ti è venuto incontro oppure ti ha spinto, ma devono stare attenti alla loro condotta ed essere persone responsabili. Dobbiamo essere da esempio e pensare che ci sono tanti bambini che guardano le gare. 

Parole del Presidente Mohamed Ben Sulayem, intervenuto nella giornata di ieri sulle colonne di Autosport. Ora, verrebbe da chiedersi, ma è mai possibile che oggi sia questa una questione degna di nota? Con tutti i problemi che ci sono nella F1 attuale e, soprattutto, con quella futura alle porte, veramente il Presidente della FIA, che non rilascia dichiarazioni da mesi su quanto sta succedendo di male nel Circus, non trova niente di meglio che scagliarsi contro chi fa team radio un po’ troppo “caldi”? Sembra incredibile, ma è proprio così! Peraltro, andando a legare il tutto con il tema ben più serio degli abusi on line, quella sì una vera piaga sociale che necessiterebbe una campagna di sensibilizzazione ben più articolata anche da parte del management di Liberty Media e Federazione. Ma qui, francamente, siamo da tutta un’altra parte del mondo.

Lewis parla di razzismo, Max va ai lavori socialmente utili

Ovviamente, le reazioni dei piloti non si sono fatte attendere. Hamilton ha addirittura parlato di razzismo, in quanto Ben Sulayem avrebbe stereotipato tutti i rapper, che (parole di Lewis) per la maggior parte sono neri, e quindi è come se il Presidente avesse detto: “Non siate come loro”. Dunque ci sarebbe, a detta del sette volte Campione del Mondo, un elemento razziale. Va beh, verrebbe da dire, caro Lewis, anche meno: ecco a cosa dovrebbe dire basta la F1, ai comizi politici fuori luogo e totalmente insensati! Ma la situazione più comica, per certi versi, la ha vissuta Max Verstappen. Interrogato sulla questione, non ha potuto fare a meno di esprimersi. 

Capisco che certe parole non siano considerate gravi da tutti, e penso che anche i bambini che guardano la TV le sentano comunque in altri contesti, anche se i genitori non approvano. Tanto, quando cresceranno andranno in giro con gli amici a dire comunque parolacce. Noi piloti non abbiamo mica cinque o sei anni. È normale usare un linguaggio scurrile quando l’adrenalina è alta, ma semplicemente in altri sport non viene registrato. Forse la soluzione è non trasmettere i team radio, così nessuno si accorgerà delle parolacce. Chiaramente non contemplo gli abusi online, quello è un altro discorso.

Fatto sta che, nel corso della press conference del giovedì, allo stesso Max è scappata la parolina con la “f”. Ecco, allora, che la dura legge della Federazione, spesso cieca quando bisogna prendere provvedimenti seri (ci arriveremo), questa volta ci ha visto (e sentito) benissimo, condannando il turpe, gretto e volgarissimo Verstappen ai lavori socialmente utili. Non è uno scherzo, è successo davvero. La cosa che fa più ridere (o piangere, a voi la scelta) è che nel board dei commissari a Singapore c’è Johnny Herbert, non propriamente un pastore protestante del Northamptonshire, ecco. 

Credits: Red Bull Content Pool

Sulle ali è la solita vecchia storia

A proposito delle ali posteriori della McLaren di Baku (qui trovate tutto spiegato nel dettaglio dal nostro super esperto Luca Colombo), è inutile girarci intorno più di tanto: siamo alle solite. La FIA, i suoi delegati tecnici e i cervelloni con la camicia bianca hanno fatto ancora una volta una figura barbina, e sono dovuti correre ai ripari, chiudendo la stalla quando i buoi erano già scappati da un po’. È evidente che l’effetto “mini DRS” che si crea con quella flessione possa essere un aiuto in rettilineo, e l’alettone posteriore in questione non è perciò regolare. Ma se i test vengono effettuati in condizioni diverse, e il pezzo passa le prove, allora c’è solo una cosa da dire: la McLaren è stata più brava degli altri a sfruttare questa zona grigia del regolamento, e intervenire adesso fa solo perdere ulteriormente si autorevolezza alla Federazione stessa.

Senza andare a rivangare precedenti storici neanche troppo lontani, questo è ciò che accade quando i controllati superano i controllori. E attenzione, perché un dato è da sottolineare: le altre squadre se ne erano certamente già accorte anche a Spa, benchè il movimento fosse meno accentuato, ma nessuno ha mosso un dito per fare reclamo. Il motivo è semplice: tutti cercano di far flettere le ali ad alta velocità, cercando così di “fregare” i regolamenti. Chi ci riesce meglio è più bravo, non è l’unico bandito in un mondo di educande. Leggere poi le dichiarazioni in merito di Horner e Marko fa sbellicare dalle risate, ma lasciamo perdere. 

In tutto ciò, poi, non perdiamo di vista il futuro, con i cambi regolamentari del 2026 che, al momento, non si capisce bene dove ci porteranno. In particolare, dal punto di vista di PU e carburanti, poi, ci sarà tanto da studiare, e speriamo che almeno in FIA le idee siano chiare. Ma avremo tempo per pararne. 

Altro che parolacce ed “f” words: Ben Sulayem avrebbe ben altro a cui pensare. Si faccia sentire su questioni ben più pressanti e importanti, e cerchi di far restare la Federazione al passo con i team in ogni aspetto. Altrimenti, saremo sempre qui a discutere delle solite questioni trite e ritrite, che non fanno altro che sminuire i risultati e lo spettacolo in pista. Darsi una mossa sta diventando imperativo: cosa aspettano in FIA? 

Nicola Saglia