F1 | Perché la questione del budget cap fa male a tutti
Secondo le informazioni riportate da radio-box, nelle prossime ore le autorità preposte dovrebbero procedere con il rilascio dei certificati di conformità per le scuderie che hanno chiuso il campionato 2021 di F1 al di sotto del limite di spesa imposto dalle regole. In altre parole, la questione relativa al budget cap esplosa in maniera molto fumosa nel paddock di Singapore, dovrebbe convergere verso una risoluzione ufficiale. Abbiamo decisamente a che fare con una brutta storia, fatta di troppe domande che aleggiano a mezz'aria, la quale può minare le fondamenta della credibilità di questo sport. In altre parole, la FIA dovrà fornire evidenza sul se e sul come abbia funzionato il meccanismo del budget cap, nel primo anno di applicazione.
Niente ufficialità, fino ad oggi
L'ultimo fine settimana di gara ha preso il via con l'indiscrezione secondo la quale i conti del budget cap 2021 non tornerebbero per due scuderie. Come abbiamo avuto modo di vedere, a Singapore tra gli addetti ai lavori ha preso subito forma un'aspra scia polemica sulle scuderie potenzialmente coinvolte, ossia Red Bull ed Aston Martin, con il mirino giocoforza puntato sulla scuderia di Milton Keynes. Pur in mancanza di riscontri formali e in presenza di una nota della FIA (arrivata forse fuori tempo massimo) che invitava alla prudenza, una volta che i box hanno "battezzato" l'indiscrezione, addetti ai lavori e tifosi hanno preso posizione come se l'informazione fosse divenuta ufficiale.
Stranamente, i team hanno dato forza all'indiscrezione parlandone in maniera esplicita, pur non avendo sotto mano comunicazioni ufficiali o informative ufficiose. Ad oggi, una delle poche cose che conosciamo relativamente alla questione del budget cap riguarda una multa di 25'000 dollari inflitta a giugno alla Williams per avere spedito alla FIA con qualche ritardo i documenti di valutazione. Se il processo di verifica della conformità è confidenziale e non ancora chiuso, da dove provengono le informazioni riguardanti Red Bull ed Aston Martin, e perché sono state prese come lecite dagli addetti ai lavori, pur essendo potenzialmente diffamatorie?
Questioni strutturali
D'altro canto, l'affaire del budget cap 2021 solleva delle questioni strutturali piuttosto importanti. La prima riguarda le tempistiche, perché risulta inaccettabile che le conformità sulla stagione precedente arrivino ad un anno dalla chiusura del campionato, con la stagione in corso che si avvia verso la conclusione. Secondariamente, se qualcuno ha trasgredito il regolamento (e in F1 prendono sul serio il tetto di spesa), le infrazioni dovranno essere punite in modo significativo e l'entità delle punizioni, descritta nel macchinoso regolamento finanziario, appare troppo vaga.
Infine, le considerazioni sul tetto di spesa vanno a braccetto con le prestazioni in pista e con la pianificazione aziendale sul medio termine. Dal punto di vista filosofico e pratico, i due concetti viaggiano quasi sullo stesso binario, ma difficilmente possono essere inquadrati in un principio di sovrapposizione degli effetti. In altre parole, avremo porte aperte ad infinite discussioni sugli effettivi guadagni goduti, rapportati alle penalizzazioni erogabili o inflitte.
A che pro?
Provocatoriamente, la fragorosa non-questione (almeno fino ad oggi) del budget cap potrebbe dare nuova attenzione ad un campionato 2022 di F1 ormai instradato verso Max Verstappen e la Red Bull, nonostante cinque gare ancora da disputare. O forse rappresenta un'astuta manovra per far decadere questo set di regole. La realtà è che il budget cap, come sottolineato domenica sera durante #lanostraf1 subito dopo il GP, in F1 non dovrebbe esistere, visto l'evidente opposizione contro la natura di questo sport e la farraginosa configurazione del sistema. Come ben sintetizzato dal nostro Nicola Saglia durante la trasmissione, la F1 non può (e non deve, ci permettiamo di aggiungere) essere "economica".
L'idea del budget cap fece un timido debutto intorno al 2008, quando la F1 fantasticava di una serie internazionale slegata dall'organizzazione Ecclestone. Intorno al 2019, Ross Brawn parlò di questo rudimentale cost cap come di un gentlemen agreement, che non avrebbe mai funzionato. Contestualmente, "Ross the boss" definì il budget cap attuale (all'epoca in via di finalizzazione) come di un dispositivo "con i denti". Domani vedremo l'effettiva dentatura del budget cap. L'impressione sembra quella di avere a che fare con un gigante dai piedi d'argilla, pronto a cadere fragorosamente appena muove un passo.
Sopportazione al limite?
La domanda rimane soltanto una: lo zoccolo duro dei tifosi quanto è disposto ancora a sopportare storie del genere, completamente slegate dal tessuto sportivo della F1 e che gettano una grossa ombra di scarsa serietà su quella che dovrebbe rappresentare la massima espressione dell'automobilismo? Forse i tifosi occasionali, guadagnati con la recente gestione della F1, potranno giovare di un ulteriore livello di pathos, indotto da brutte storie come questa del budget cap 2021. Sfortunatamente le telenovelas dopo un po' stufano e se dovesse andare via quella porzione di tifosi legati a questo sport, che funge da fondamenta per la vendita del prodotto F1, la "baracca" del Circus continuerà a reggere?
Luca Colombo