L'aggettivo che regna nei commenti generali di questo GP d'Australia di F1 è "caotico": potrebbe essere anche "imbarazzante" o "surreale", ma la connotazione non fa riferimento a quanto offerto tra scuderie e piloti in gara, ma alla condotta della Direzione Gara, soprattutto in merito alle bandiere rosse finali.

Jeddah

La gara a Melbourne, pur essendo il terzo appuntamento del campionato 2023, non rappresenta il primo GP dell'anno in cui la Direzione Gara viene messa nel mirino. Il GP d'Arabia Saudita, disputato quindici giorni fa, aveva già portato alla ribalta alcune gesta del board che "conduce" la gara.

Prima la chiamata di una safety-car che pareva inopportuna, poi la tardiva penalizzazione di Fernando Alonso, finita ore dopo in un nulla di fatto, con l'asturiano di nuovo nella posizione guadagnata al traguardo. In ogni caso, la Direzione Gara usciva da Jeddah tacciata di lentezza disarmante nella "questione" Alonso - Aston Martin, che passerà agli annali come un braccio di ferro da studio legale.

Melbourne

Nella gara disputata all'Albert Park le decisioni della Direzione Gara hanno determinato un finale più che bizzarro al GP d'Australia. L'incidente di Kevin Magnussen meritava davvero un'interruzione con bandiera rossa, una neutralizzazione non era sufficiente? Una ripartenza da fermi dopo l'interruzione rappresentava la scelta più saggia sul tavolo? Perché, dopo avere indirettamente generato il caos, attendere per un risultato deciso riavvolgendo il nastro di un giro e una tornata di safety-car?

Secondo le dichiarazioni della FIA raccolte nel dopo-gara, i detriti rappresentavano la preoccupazione maggiore in quelle fasi di gara. Il contatto di K-Mag con il muro può averne "creati" abbastanza da innescare la scelta di interrompere la gara piuttosto che neutralizzarla con una safety-car. Verrebbe da domandarsi a cosa serve l'auto di servizio se non può guidare il gruppo di monoposto in queste situazioni, ma, non avendo abbastanza informazioni a disposizione, non possiamo dire nulla.

Speculando (seppur tenendo i piedi per terra), sappiamo che l'intenzione della F1 (e della FIA in seconda battuta) rimane quella di avere gare disputate fino all'ultimo giro. Dal punto di vista sportivo è totalmente accettabile terminare una gara sotto bandiere gialle o interrotta (a pochi giri dal termine) se le condizioni nel tracciato non ne consentono lo svolgimento. Dal punto di vista dello spettacolo, una conclusione anticipata o neutralizzata manda alle ortiche quel pathos che un GP, per quanto il risultato sia già consolidato, crea.

Questione di pathos

Possiamo dire che le pieghe del regolamento prevedono un grado di libertà per la Direzione Gara nel decidere arbitrariamente su questo tipo di situazioni, per forza di cose non contemplate dalle regole. Un potere che il board giustamente detiene, perché questi episodi vanno valutati nel momento in cui avvengono. Poteri a cui devono corrispondere determinati intenti. Il sospetto (ed effettivamente quanto accaduto a Melbourne corrobora questo punto di vista) è che la Direzione Gara decida in nome della sicurezza, ma con il fine di tenere artificialmente attiva la suspense.

Del resto non riusciamo a spiegare altrimenti la recidività dell'organo conduttore delle gare a ritrovarsi, negli ultimi tempi, spesso in situazioni simili. Situazioni in cui la Direzione Gara diventa attaccabile e lo sport stesso della F1 perde la faccia. Vale la pena sottolineare che quanto abbiamo visto ieri alla fine del GP d'Australia non può e non deve essere ascritto alla natura intima della F1. Che, per chi non l'avesse capito, rimane uno sport. Non uno spettacolo.

Luca Colombo