F1 | Mondiale 2008: Massa chiede supporto ad Hamilton, ma Felipe è rimasto da solo
Correva l'anno 2008 e gli Offspring, nell'album "Rise and fall rage and grace", cantavano "sei conciato male, risucchiato da ciò che desideri, e loro non vedono l'ora di vederti strisciare": lasciando da parte le recensioni musicali, la citazione cade a pennello per inquadrare l'attuale "stato delle cose" nella vicenda legale che vede Felipe Massa inseguire (a posteriori) quel titolo mondiale in F1 relativo proprio all'anno in cui la band californiana rilasciava alle stampe l'ottavo album in studio.
Le ultime puntate
Le ultime mosse da parte dell'entourage legale del pilota brasiliano vengono riassunte dalle ultime dichiarazioni rilasciate dall'avvocato Bernardo Viana. Viana ha detto che "l’obiettivo è portare a casa il trofeo, non si tratta di risarcimento finanziario". Dello stato attuale delle cose dice: "Siamo abbastanza fiduciosi delle prove che abbiamo, oltre a quelle aggiuntive che stiamo cercando. Supponiamo che ci siano ancora più informazioni che non sono state rese pubbliche". Inoltre ha dichiarato di cercare supporto da Hamilton, perché "è un cittadino brasiliano onorario ed è molto benvoluto dai brasiliani, quindi spero che ci sosterrà".
Nel frattempo, il giovedì del fine settimana monzese, il sempre attivo Ferrari Club di Caprino Bergamasco aveva appeso uno striscione sul rettilineo principale. Il testo nero su sfondo giallo recitava: "Felipe Massa campione del mondo 2008". Una presa di posizione come un'altra da parte di una porzione della tifoseria, che ha avuto un'esposizione piuttosto breve. Dai piani alti, infatti, è arrivata la richiesta di rimozione immediata a causa della presunta visuale oscurata degli spettatori. Sempre rimanendo nel contesto del GP d'Italia, secondo l'edizione brasiliana di motorsport.com, Massa avrebbe ricevuto una richiesta esplicita da parte di Liberty Media / F1 per non presentarsi a Monza.
Azione e reazione
Ammesso e non concesso che le indiscrezioni riportate dai corrispondenti in Brasile per quanto riguarda il GP d'Italia trovino conferma nella realtà dei fatti, è chiaro che l'atto formale portato avanti dal team del brasiliano, instradato ad agosto, abbia raggiunto "determinate" scrivanie.
Plausibilmente Liberty Media ha reagito all'atto con due mosse: un taglio nei contatti in pubblico tra le due entità ed una riduzione al minimo delle occasioni di discussione "pubblica" del tema. Chiaramente questa manovra ha comportato un'odiosa dimostrazione di potere, ovvero la rimozione dello striscione del Ferrari Club di Caprino Bergamasco con un pretesto quantomeno discutibile. E con un risultato diametralmente opposto rispetto a quello sperato, visto che la notizia ha avuto eco su più testate.
Abbiamo già avuto modo di analizzare il complesso quadro che caratterizza questa vicenda, giungendo alla conclusione che il ricorso di Massa fa male a tutti. Felipe compreso.
Sull'orlo del precipizio
Prevedibilmente, a questo punto dell'azione, il brasiliano rimarrà solo sull'orlo del burrone. Se da una parte ha il supporto degli avvocati, che spingono per portare avanti i lavori, dall'altra la F1 probabilmente farà terra bruciata intorno a lui. Terra bruciata anche in termini di relazioni. Felipe, nella sua battaglia, ha bisogno di sponde e l'ultimo colpo di scena, con la richiesta rivolta a Lewis Hamilton, ne fornisce prova.
Risulta difficile anche solo pensare che l'inglese possa fornire qualsivoglia supporto. Del resto nella settimana del GP a Monza avevano trovato eco le parole del brasiliano che sperava in una Ferrari "non neutra" sul caso. Frederic Vasseur, in una dichiarazione legata proprio all'affaire Massa, aveva dichiarato di avere buoni rapporti con le parti in causa, ma ha espresso poco interesse sul caso, che andrebbe ad aggiungersi a quelli per cui FIA e F1 prendono decisioni...oltre il tempo limite.
Massa e il suo team di avvocati hanno bisogno di "appoggi" perché, come abbiamo notato in precedenza, il tempo non gioca a favore di Felipe. Bernie Ecclestone, con le sue dichiarazioni, rimane l'unico "testimone" (se così possiamo definirlo) spendibile, benché il Supremo abbia già fatto una parziale marcia indietro sulle dichiarazioni che hanno dato il via al tutto. Con i Piquet fuori dal radar della F1 e Stefano Domenicali, TP Ferrari all'epoca e ora nella posizione che fu di Bernie, il brasiliano deve guardarsi attorno. Ma da Hamilton, come del resto dalla Ferrari, probabilmente non otterrà nulla. Come nulla ha mai ottenuto chiedendo spiegazioni a Flavio Briatore e Fernando Alonso, altri player nel Crashgate.
Lo sottolineiamo di nuovo: questa storia ai limiti della farsa sembra un grottesco riempitivo buono per tappare i buchi quando la F1 non corre. A meno che i legali di Felipe non producano qualche rivelazione clamorosa, a questo punto non necessariamente legata al solo incidente di Singapore, il brasiliano decisamente non andrà da nessuna parte. E tutta l'azione intrapresa non gioverà a nessuno, se non agli avvocati.
Luca Colombo