Dopo la cocente delusione della stagione 1985, Michele Alboreto non si dà per vinto e mostra al mondo ancora una volta quella tenacia e quella grinta che lo hanno contraddistinto da sempre. Gli ultimi cinque GP di quella stagione maledetta avrebbero messo k.o. molti piloti, ma non certo il Pilota Gentiluomo.

Gli ultimi tre anni in Ferrari, però, sono avari di soddisfazioni per entrambi, con una delle poche eccezioni a Monza nel 1988.  La scomparsa del Drake e un rapporto ormai logoro porteranno Michele e il Cavallino a dividere le piste; ma andiamo con ordine.

1986-1987: continuano i problemi, arriva Berger

La stagione 1986 si apre con Alboreto e la Ferrari che dichiarano, tra lo stupore generale, di non avere obiettivi fissati per quell’anno, ma di puntare ad ottenere più risultati utili possibili. Dopo la delusione e i continui guasti dell’anno precedente, a Maranello si opta per un profilo basso.

Ai test, Michele e il team mate Johansson si presentano con la vettura ’85, ottenendo tempi molto lenti, ben alle spalle di quelli che saranno i contender per il titolo, cioè Williams e McLaren. La F1-86 debutterà direttamente al GP del Brasile, con pochissimi giri alle spalle a Fiorano, praticamente solo uno shakedown, e i problemi non tarderanno ad arrivare.

A complicare tutto, ci si mette una collisione di Alboreto con Tambay nelle prime prove libere, senza conseguenze per entrambi. I primi punti stagionali arriveranno solo in Belgio, al quarto appuntamento stagionale. Il successivo cambio di turbine, identificate come l’origine dei problemi degli ultimi due anni, non porta i risultati sperati, e la stagione continua senza particolari soddisfazioni.

Nonostante tutti i problemi, Michele decide di non spostarsi da Maranello, nonostante le insistenti voci di un passaggio alla Williams. Le tensioni non mancano di certo, ma la fiducia nei mezzi della Rossa è grande. Per il 1987, però, Alboreto sarà affiancato da Gerhard Berger, un particolare non di poco conto.

Il progettista John Barnard, infatti, decide di curare solo la monoposto dell’austriaco, nonostante, almeno sulla carta, sia ancora Michele il “capitano”. I risultati, in ogni caso, non arrivano; Williams e Lotus sono là davanti, lontane e quasi irraggiungibili. Inoltre, all’interno della Scuderia fondata da Chapman sta nascendo una stella, Ayrton Senna, protagonista di un bel duello proprio con Alboreto per il terzo posto a Imola.

Qualcosa, però, sta cambiando; il progetto 1987 è buono, la velocità c’è tutta. Il problema resta quello degli ultimi anni, l’affidabilità. In Belgio, Michele sta inseguendo il leader Piquet e tenendo testa al Campione del Mondo in carica Prost su McLaren, quando il motore cede di schianto. Per lui è l’ennesimo ritiro, quando poteva ottenere un risultato assolutamente positivo. E’ una costante dei suoi quattro anni a Maranello.

1988: muore il Drake, ultimo acuto a Monza                                          

La stagione 1988 è destinata ad essere quasi di transizione, un po’ come quella che stiamo vivendo in questo 2021. Per l’89, infatti, la FIA ha deciso di abolire i motori turbo, obbligando i team a montare gli aspirati V12. Dopo i buoni riscontri nei test, la Ferrari e Alboreto vengono indicati tra i favoriti per il titolo.

Purtroppo però, sulla strada di Maranello si mette un avversario a dir poco imbattibile. E’ la McLaren Honda, pilotata da due tra i migliori piloti in circolazione, Alain Prost e il nuovo arrivato Ayrton Senna. La stagione è un assolo incredibile: 15 vittorie su 16, e titolo che alla fine andrà a Magic.

Alboreto fa quel che può, andando a podio a Monaco. Oltre ai problemi in pista, iniziano a farsi insistenti le voci che vogliono Nigel Mansell al posto del milanese. La conferma arriva all’inizio di luglio, ma l’ormai anziano Enzo Ferrari si dirà disposto a tenere il milanese al fianco del Leone Inglese per la stagione successiva.

Il 14 agosto, però, il Drake, che sentiva in cuor suo di “dovere” un titolo piloti ad Alboreto, muore e la questione del rinnovo resta sospesa. Meno di un mese dopo, a Monza, va in scena la gara che segna in qualche modo la fine del rapporto tra Michele e la Rossa.

Ayrton Senna è al comando della gara, davanti alle Ferrari che hanno già approfittato del ritiro di Prost per problemi al motore. I tifosi rossi sono già contenti per un doppio podio in una stagione avara di soddisfazioni, quando avviene quello che in molti definiranno uno scherzo del destino voluto da qualcuno che da lassù stava assistendo alla gara, rigorosamente dietro le lenti scure dei suoi occhiali da sole.

Mancano due giri al termine, quando Senna e Schlesser arrivano insieme alla Variante del Rettifilo. Il francese sulla Williams sostituisce il febbricitante Mansell (ironia della sorte), e in quel momento è in fondo allo schieramento, quasi doppiato. Tutto regolare, se non fosse che tra i due c’è un’incomprensione e a farne le spese è Ayrton che finisce con la macchina in testacoda bloccata sui cordoli altissimi.

Il pubblico va in delirio, per la Ferrari è doppietta, con Berger davanti ad Alboreto. Michele si aspetta un segno di riconoscenza dal muretto, un team order che gli consenta di tornare a vincere una gara nella massima serie. Questa disposizione non arriva, e il milanese taglia il traguardo secondo davanti a Eddie Cheever.

Il rapporto è ormai al capolinea; alla fine del 1988, Michele decide di lasciare la Ferrari per accasarsi alla Tyrrell. Anni indimenticabili per tanti motivi; le vittorie, le delusioni, ma anche il bel rapporto instaurato con Enzo Ferrari, che stimava Alboreto e lo reputava uno dei migliori che avesse mai guidato le sue macchine. A distanza ormai di più di trent’anni, resta l’amaro in bocca per quello che avrebbe potuto essere, e che invece ha quel gusto di incompiuto che a volte fa diventare la storia quasi leggenda.

A vent’anni dalla sua scomparsa, Livegp.it ricorderà Michele Alboreto con uno speciale di Circus, insieme a tanti ospiti e amici che hanno conosciuto o lavorato con Michele.

https://www.youtube.com/watch?v=q7mj-__Vbaw Firma qui la petizione per dedicare una curva dell'Autodromo Nazionale di Monza a Michele Alboreto #unacurvapermichele

Nicola Saglia