F1 | Alberto Ascari: la maledizione del numero 26
Il 26 maggio del 1955 scompare Alberto Ascari, uno dei protagonisti indiscussi dei primisimi anni della Formula 1. La sua carriera, molto particolare, è legata tristemente ad un numero, il 26.
Ascari nasce in una famiglia fortemente attaccata ai motor: il padre di Alberto, Antonio, è un pilota affermato, che muore però durante il Gran Premio di Francia a Monthléry nel 1925, il 26 luglio.
Ad 11 anni il piccolo Alberto inizia ad avvicinarsi al mondo delle corse contro il volere della madre, che decide di chiuderlo in collegio per dissuaderlo. Tentativi inutili, in quanto Ascari a diciotto anni fa il suo debutto nel mondo del motociclismo partecipando alla 24 Ore di Regolarità su una Sertum 500 2 cilindri, concludendo però con un ritiro a causa della rottura di un freno. Il successo arriva già alla sua seconda gara sul circuito del Lario e da quel momento in poi si apre per lui una carriera non solo sulle due ruote, ma anche con le quattro.
Tuttavia lo scoppio della seconda guerra mondiale mette un freno alla sua carriera. Prima dello stop partecipa ad altre corse, di cui l’ultima è il Circuito motociclistico della Superba, a Genova, in cui perde la vita il suo più caro amico Silvio Vailati… il 26 maggio.
Dopo la fine del conflitto mondiale Ascari sembra quasi deciso ad appendere il casco al chiodo, ma nel 1947 torna in pista nel Gran Premio d’Egitto ed è subito secondo. La sua carriera può riprendere: nonostante dei risultati inizialmente non convincenti, la Maserati gli affida una vettura per il Gran Premio di Modena.
Nel 1949 firma un contratto con la Ferrari: da qui in poi la carriera di Ascari subisce una svolta epocale. Con la Scuderia infatti diventa campione del mondo di Formula 1 nel 1952 e nel 1953. Proprio in questi anni nasce una mitica rivalità con Juan Manuel Fangio...
Nel 1954 Ascari lascia la Scuderia di Maranello per abbracciare il progetto Lancia. Il debutto avviene alla 12 Ore di Sebring, ma le vetture della casa torinese, anche se molto veloci, si dimostrano altrettanto fragili e questa prima esperienza si conclude con un ritiro. La vittoria arriva invece alla Mille Miglia con una Lancia D24. Intanto l’impegno in Formula 1 prosegue e, dopo aver saltato i primi due Gran Premi in Argentina e Belgio, Ascari corre il GP di Francia con una Maserati grazie ad una deroga della Lancia, la cui vettura da Gran Premio è ancora in fase di sviluppo. Il risultato però non è dei migliori: la D50 è infatti molto potente, ma altrettanto inaffidabile.
Il 1955 sembra promettere bene ed inizia con due vittorie extra-campionato nel Gran Premio del Valentino a Torino e nel Gran Premio di Napoli. Si arriva dunque a Montecarlo per sfidare l’armata Mercedes guidata da Fangio e Stirling Moss. L’argentino è al comando quando è costretto al ritiro; passa dunque in testa il britannico, che più tardi deve abbandonare la gara con l’auto in fumo. Sale in vetta Ascari, ma dopo nemmeno un giro perde il controllo della sua Lancia numero 26 e finisce in mare oltrepassando le protezioni. Fortunatamente il pilota ne esce illeso da questo incidente potenzialmente fatale.
Dopo soli quattro giorni Ascari è a Monza, invitato dagli amici Luigi Villoresi ed Eugenio Castellotti, presenti sul tracciato brianzolo per provare una Ferrari 750 Sport. Alla fine della sessione Ascari chiede di poter fare qualche giro di test, ma all’uscita della curva del Vialone (che ora porta il suo nome) perde il controllo e trova la morte… ancora il giorno 26, di maggio.
Ancora oggi, a distanza di 65 anni dalla sua morte, Alberto Ascari è l’ultimo pilota italiano ad aver vinto un mondiale di Formula 1 e l’unico italiano ad averne ottenuti 2.
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