In un finale di stagione a dir poco rocambolesco, la F1 ha visto chiamato in causa più volte il suo Direttore di Gara Michael Masi. L’australiano, che ha preso il posto di Charlie Whiting nel 2019, è finito sul banco degli imputati per le decisioni prese nel finale di stagione, dalla squalifica di Hamilton in Brasile fino alla ripartenza all’ultimo giro di Abu Dhabi. Ma veramente Masi ha tutte le responsabilità che gli vengono addossate, non solo dai team, ma dal mondo social che nelle ultime settimane si sta sbizzarrendo nei suoi confronti?

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Come un Team Principal

In realtà, il lavoro di Masi in Formula 1 è per molti versi paragonabile a quello di un Team Principal di uno dei team in pista. Esattamente come Toto Wolff, Christian Horner o Mattia Binotto devono dirigere un team formato da piloti, meccanici, aerodinamici, motoristi, specialisti di ogni tipo, così il Direttore di Gara deve tenere sotto il proprio controllo tutta una serie di figure che ha compiti ben precisi e diversi tra di loro.

Al suo fianco, in Race Direction, operano gli Stewards, coloro i quali sono chiamati a giudicare le manovre in pista e verificare che non ci siano comportamenti scorretti da parte di nessun pilota. Ai box ci sono i delegati tecnici, guidati da Jo Bauer, figura che si è guadagnata sul campo i gradi di capitano, e che gode della massima fiducia da parte di tutto il paddock. Sul tracciato, infine, ci sono quelli che definiamo Commissari di Gara, dislocati in postazioni che coprono tutta la pista, ognuna delle quali ha un capoposto che comunica direttamente con la Direzione Gara per segnalare eventuali problematiche.

Un’organizzazione complessa, il cui organigramma però mette in luce un aspetto fondamentale, spesso dimenticato. Nessuno agisce per conto proprio, tantomeno il Direttore di Gara. Per fare un esempio, prendiamo la prima bandiera rossa di Jeddah, che ha scatenato feroci polemiche da parte di molti addetti ai lavori. Bene, in quel caso Masi era stato avvisato dalla postazione in questione che le barriere Tech Pro erano da sistemare dopo il botto di Schumacher. Per fare ciò, la bandiera rossa è necessaria. Non si è trattato perciò di un atto arbitrario, perché Masi, come sempre accade, ha deciso in seguito ad un consulto con il capoposto, che ha evidenziato tali necessità.

Rapporti con i team da regolamentare

 A tutto questo, vanno aggiunti i rapporti con i team, non certo tra i più facili. L’apertura dei canali radio voluta da Liberty Media in questa stagione ci ha permesso di sentire alcuni scambi di battute tra Michael Masi e le squadre. In molti casi, queste hanno tenuto comportamenti sopra le righe, anche in maniera talvolta esagerata.

In particolare, il team Mercedes ha superato il limite in diverse situazioni. Toto Wolff ha poi fatto mea culpa, sottolineando come sia lui che Horner siano andati oltre nei confronti della Direzione Gara. Sono però dichiarazioni arrivate fuori tempo massimo, dopo il polverone alzato in seguito al finale convulso di Abu Dhabi. Il dito puntato di Interlagos, le illazioni su vetture irregolari, le urla via radio contro la ripartenza all’ultimo giro: nulla di tutto ciò aiuta la Race Direction nello svolgimento del suo compito, e anzi, denota un’arroganza e una supponenza che meritano una punizione esemplare.

Urge un giro di vite da parte della Federazione. Non tanto per sanzionare i team, ma per permettere agli stewards e al Direttore di Gara (sia che venga confermato Masi, sia che venga sostituito) di svolgere il proprio lavoro in maniera tranquilla, senza ricevere pressioni che, volenti o nolenti, influenzano l’operato e le decisioni prese in sede di giudizio.

Minardi: “Occorre aumentare il livello di professionalità!”

 Il discorso relativo alla Direzione Gara è lungo e articolato, e la Federazione deve prendere una decisione in tempi brevi. Il nuovo presidente Ben Sullayem è chiamato a riportare credibilità alle istituzioni sportive del motorsport, che troppo spesso negli ultimi anni sono state oggetto di rimostranze e proteste che non fanno certo l’interesse dello sport.

Innanzitutto, occorre prendere una decisione drastica sul collegio dei Commissari di Gara. L’attuale sistema di rotazione non funziona, è un fallimento totale, inutile girarci troppo intorno. Ad ogni gara cambia il metro di giudizio, in base a chi è presente tra gli stewards. Beninteso, non è una critica ai bravi Pirro, Liuzzi, Salo o Christensen, ma è evidente che cambiando in continuazione il personale, cambia la percezione, e le regole vengono interpretate in maniera diversa. Ne risente l’uniformità di giudizio, e episodi simili vengono giudicati in maniera diametralmente opposta; esempio ne sia il taglio di chicane nel primo giro di Hamilton a Abu Dhabi. Veramente tutti avrebbero lasciato correre?

Lo ha detto chiaramente anche Gian Carlo Minardi, intervenuto nella puntata n.372 di Circus, il format del lunedì di Radio LiveGP. “La F1 è la massima espressione del motorsport, e deve essere il top in tutto. Occorre una maggiore professionalità, nel senso che tutti i commissari devono seguire il Circus per tutti i weekend di gara. Con il sistema attuale, il Direttore di Gara è stato lasciato da solo, e la conseguenze sono visibili in quanto successo domenica scorsa!”.

Serve un cambiamento radicale

Come al solito, l’ex team manager di Faenza ha centrato pienamente il punto. La F.1 deve adeguare i propri standard al livello della competizione in pista. Michael Masi è stato lasciato da solo a nuotare in una vasca piena di squali, senza ricevere adeguato supporto. Un ruolo difficile da gestire, soprattutto in una lotta mondiale tirata come quella di quest’anno.

Invocare a gran voce una sua sostituzione serve a poco, se non a nulla. Prima di tutto, Liberty Media e FIA devono rivoluzionare l’organizzazione della Direzione Gara nel suo insieme, costituendo un team di professionisti che segua il campionato in tutta la sua durata e mettendo regole chiare e non interpretabili, e poi si potranno giudicare le persone coinvolte. Fino a che questo non avviene, è inutile prendersela con Masi o con il Pirro o Liuzzi di turno; nessuno di noi vorrebbe essere uno di loro durante un GP!

Nicola Saglia