GP3 | Luca Ghiotto, il "freddo" dal piede pesante
E' lui il pilota italiano del momento. Veloce, costante e affidabile, nonché leader nella classifica del campionato GP3, una serie capace di sfornare nel corso degli ultimi anni talenti poi approdati direttamente in Formula 1. Qualche nome? Daniil Kvyat e Valtteri Bottas, tanto per fare un esempio. Luca Ghiotto è un vicentino di 20 anni che, finalmente, sta riuscendo a mettere in mostra tutto il proprio talento. E chi, come noi, lo ha seguito attentamente già da tempi non "sospetti", può garantire che di grinta e determinazione ne ha davvero da vendere. Al punto che Luca è stato recentemente accostato al programma giovani della Red Bull, si dice per una prova al simulatore effettuata sotto lo sguardo attento di Helmut Marko, talent-scout del gruppo guidato da Dietrich Mateschitz. Eppure il suo "focus" rimane tutto per l'appuntamento sulla gara di casa, che si appresta ad affrontare al volante della vettura del Trident Team, per un binomio tutto italiano che sta facendo faville: 3 vittorie e 154 punti in classifica il bottino finora raccolto, ed un margine di ben 28 punti su un avversario del calibro di Esteban Ocon, campione in carica della F.3 europea e capace di battere un certo Max Verstappen lo scorso anno.
E adesso? Correrai pensando a gestire il tuo vantaggio o cercherai di andare comunque all'attacco? "Ormai sono leader del campionato da quattro weekend. Dopo il successo in Austria, gli avversari si sono un poì avvicinati a Silverstone, ma in Ungheria e in Belgio abbiamo costruito un buon gap che ci permette di essere un po' più tranquilli. Avere quasi 30 punti di vantaggio è sempre meglio che averne 5, anche se questo non significa che dovrò sedermi sugli allori: continuerò a spingere e per non perdere la concentrazione penserò di volta in volta alla singola gara. Il mio approccio al weekend prevederà la volontà di dare sempre il massimo già dalle qualifiche, anche perchè i 4 punti della pole sono sempre preziosi. In gara penserò ad attaccare, senza comunque prendermi rischi esagerati".
Gli imprevisti, però, nel mondo delle corse sono sempre dietro l'angolo. Pensando a quanto accaduto in gara-1 a Spa, sicuramente avresti fatto volentieri a meno di toccare Ceccon, subendo una penalità che poi ti è costata diverse posizioni. Sono queste le situazioni più difficili da gestire? "Credo che soprattutto in una pista come Monza possa accadere di tutto. La Prima Variante, ad esempio, è un imbuto al quale si arriva a una velocità decisamente elevata. Però non si può di certo pensare ad una gara cercando di evitare gli incidenti, se dovessi di nuovo partire dalla prima fila la priorità sarà quella di partire bene. Ammetto di aver avuto anche molta fortuna nell'essere riuscito sempre a concludere le gare in zona punti".
La regolarità rappresenta comunque il fattore determinante in un campionato equilibrato come quello di GP3. Riuscire a cogliere sempre punti preziosi sarà l'elemento decisivo da qui sino a fine stagione. "Se penso che dei 154 punti che ho in classifica, ben 16 siano arrivati dalla pole, questo rende l'idea di come sia importante tutto il weekend, oltre che la singola gara. L'approccio giusto alle qualifiche è di fondamentale importanze anche perchè, oltre a rappresentare una sorta di paracadute qualora qualcosa dovesse andare storto, rappresenta ovviamente il modo migliore per iniziare il fine settimana".
All'inizio della scorsa stagione ci incontrammo proprio qui a Monza alla vigilia della gara di Formula Renault 3.5 e mi raccontasti di quanto fosse importante su questo circuito la fase di frenata. Questo vale anche per la GP3 oppure ci sono anche delle altre componenti che entrano in gioco in base alle caratteristiche della vettura? "Credo che valga per tutte le categorie. D'altronde si tratta di una pista con poche curve, dove è difficile poter fare la differenza se non proprio in frenata. Forse solo in Parabolica, alla Ascari e a Lesmo si può guadagnare qualcosa a centro curva, ma ad esempio nella Prima Variante si va talmente piano che credo non ci siano differenze sostanziali tra i primi e gli ultimi. Occorre avere un giusto set del brake-balance, evitare bloccaggi inutili e trovare la giusta fiducia già a partire dalle libere, senza la paura di rovinare un set di gomme".
Il fatto di fare parte di un team italiano ti ha agevolato nella conquista di questi risultati? Quanto è importante avere il giusto feeling con chi ti circonda? "E' fondamentale. Noi piloti latini abbiamo sempre bisogno di sentirci un po' in famiglia, non siamo come gli inglesi o i tedeschi che sembrano essere lì solo...per lavoro. A me piace avere una squadra molto affiatata, anche perchè diventa come una seconda famiglia: arrivare in pista con l'umore giusto ti aiuta ad avere un buon weekend. Credo che Trident quest'anno abbia fatto un grande passo in avanti dal punto di vista tecnico, ma è tutto l'insieme ad essere cresciuto: il team sotto tutti i punti di vista, ma anche io come pilota. Il fatto poi di essere entrambi italiani aiuto molto in quanto crea un legame fortissimo".
Hai parlato di approccio "latino". Qualcuno invece ti ha definito come un po' freddo: se fosse vero, come riesci a sfruttare a tuo vantaggio questa caratteristica del tuo carattere? "Guarda, mi dicono che sono freddo sin da quando ho iniziato a correre in macchina. Molta gente infatti ha pensato che non fossi nemmeno italiano...diciamo che per alcune cose tendo ad esserlo, magari nel relazionarmi con le persone, un po' "stile Raikkonen" se vogliamo...Credo che questa caratteristica nel motorsport aiuti molti: ci sono piloti, ad esempio, le cui pulsazioni nei secondi antecedenti alla partenza arrivano a 160-170 pulsazioni al minuto. Questo dimostra che l'emozione può fare la differenza. Penso che quest'anno sia, forse ancora più che in passato, uno dei miei punti di forza: sono sempre riuscito a portare la macchina al traguardo senza prendermi rischi inutili".
Non posso non chiederti qualcosa a proposito delle "voci" che ti vorrebbero vicino al programma giovani della Red Bull, dopo aver effettuato un test al simulatore a Milton Keynes. Sarebbe un "pass" non da poco verso la Formula 1: in tal senso, ti senti già pronto? Parto dalla tua seconda domanda: credo che sia difficile rispondere senza aver effettuato un vero test. Sicuramente mi sento pronto per vincere la GP3 e fare il salto verso la GP2, però non sono la persona adatta per poter dire di esserlo o meno anche per la Formula 1. Queste valutazioni le lascio fare ad altri, a chi è già dentro quel mondo e può fare un paragone con gli altri piloti. Per il resto, la Red Bull è la squadra che ha portato il maggior numero di giovani piloti in Formula 1 negli ultimi anni, e rappresenta sotto questo punto di vista la realtà più concreta nonché un punto di riferimento se si desidera diventare piloti professionisti. Naturalmente sarei molto felice di entrare a far parte di questo programma, che reputo molto meritocratico in quanto premia chi va veramente forte. Un po' come a scuola: ci sono i promossi e i bocciati...
In questo weekend di Monza avrai molta attenzione puntata verso di te: i tifosi, gli autografi, le foto... "Sì, infatti! Stamattina sono arrivato in autodromo e misentivo anche un po' a disagio (ride) perchè non pensavo sinceramente che i tifosi italiani guardassero con questa attenzione anche le categorie minori. Però è sicuramente una bella sensazione. Per quanto riguarda la gara, naturalmente ci sarà un pizzico di pressione in più. Se avessi fatto sinora una stagione mediocre sarebbe stato facile "accontentare" le aspettative, invece dopo i successi in Ungheria e in Belgio anche qui devo vincere. Cercherò comunque di prenderla come una gara normale, ma come ti ho detto dovrò cercare di stare calmo, mantenere la mia freddezza e non lasciarmi prendere dalle emozioni. Se dovrò farlo, lo farò solo una volta sceso dalla macchina. In ogni caso, sono fiducioso: non ci sono motivi per cui non dovremmo essere competitivi, lo siamo stati in tutte le piste e lo saremo anche qui".
Marco Privitera