Tutto il mondo dello sport piange Jules Bianchi, deceduto prematuramente in seguito al terribile incidente che ha segnato l'ultimo Gp del Giappone. Un triste epilogo per un lungo calvario iniziato oltre nove mesi fa, trascorso tra flebili speranze e drammatiche realtà. E fa ancora più rabbia pensare come, nonostante le indagini volte ad accertare le responsabilità di quanto accaduto, l'incidente del francese sia stato in pratica catalogato come un normale incidente di gara.

Ma andiamo a ripercorrere quanto avvenuto durante questo periodo, nel tentativo ancora una volta di fare luce su una vicenda dai contorni ancora non completamente chiariti. E' il 5 ottobre 2014 quando a Suzuka si corre la quindicesima prova stagionale del Mondiale, con una pioggia che nel finale diventa sempre più battente, finchè al 42o giro Adrian Sutil perde il controllo della propria Sauber e va a sbattere all'uscita della curva 7. Vengono esposte le bandiere gialle nel tratto incriminato senza che però venga chiamata in causa la Safety car: passano meno di due minuti e proprio nel medesimo punto la Marussia di Bianchi è vittima di un aquaplaning nel medesimo punto. La vettura si intraversa andando ad urtare ad altissima velocità un trattore che nel frattempo stava spostando la vettura incidentata di Sutil. La dinamica dell'incidente non è subito chiara ai telespettatori, ma quando vengono diffuse le prime immagini si può subito notare come il roll bar posteriore della monoposto sia letteralmente collassato, con il pilota francese che viene subito soccorso in stato di incoscienza. Bianchi viene intubato e trasportato nel più vicino ospedale in ambulanza anziché in elicottero, al fine di accelerare i tempi e per evitare ulteriori traumi. L'angoscia cresce, ma soltanto nella tarda serata giapponese viene diffuso il primo comunicato sulle condizioni del pilota: "Bianchi ha riportato una lesione assonale diffusa e le sue condizioni sono critiche ma stabili"; un bollettino drammatico che lascia pensare come i danni maggiori siano stati provocati dalla forte decelerazione, ma che al tempo stesso lascia aperto un filo di speranza. Dalla Francia, intanto, arrivano subito i genitori, con la situazione che si conferma critica, non lasciando spazio nei giorni seguenti a grossi miglioramenti. Finché, a distanza di quasi un mese dall'incidente, i medici che lo hanno in cura (una volta accertata la stabilità del quadro clinico) valutano un'opportunità di trasferimento del paziente presso un'altra struttura; esso infatti avviene dopo altri venti giorni quando, ancora in stato di incoscienza, Jules esce dallo stato di coma farmacologico, riprende a respirare autonomamente e può continuare a lottare in un ospedale di Nizza, sua città natale. Nel frattempo, vanno avanti anche le indagini interne della Federazione Internazionale in merito a quanto accaduto, le quali si risolvono fondamentalmente con un nulla di fatto: l'esito delle stesse sottolinea una procedura corretta da parte della Direzione Gara, con il pilota che in realtà non avrebbe rallentato a sufficienza nella situazione di pericolo indicata dalla presenza delle bandiere gialle. L'episodio serve comunque a sperimentare per la prima volta la Virtual Safety Car, testata in occasione del weekend di Austin, volta proprio a rallentare le vetture in situazioni di pericolo simili. Intanto, nonostante le cure riabilitative, le condizioni del pilota della Marussia rimangono stabili, il che lascia nutrire ancora qualche speranza, soprattutto per i genitori, che oltre a lottare al fianco del figlio, informano anche i fans attraverso dei comunicati. In particolar modo Philippe Bianchi, padre di Jules, è sempre pronto a dichiararsi fiducioso, ma dalle belle parole spese nello scorso marzo, quando, con un grande carico di speranza, dichiara che il figlio avrebbe vinto la gara più difficile della sua vita, si passa poi a quelle ricche di sconforto degli ultimi giorni, in cui il padre del pilota si mostra chiaramente meno ottimista. Il tutto fino alle scorse ore, quando la notizia della scomparsa di Jules Bianchi ha gettato un'immensa ondata di tristezza su tutto il mondo della Formula 1.

Carlo Luciani

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