Come passare dalla polvere alle stelle. In questo modo possiamo sintetizzare il weekend di Sebastian Bourdais, che nell'immediato post-qualifiche e dopo essere finito a muro alla curva 15, mai e poi mai avrebbe pensato di poter salire sul gradino più alto del podio circa 24 ore dopo. E invece, con una gara accorta e strategicamente perfetta, il neo acquisito del Dale Coyne (un cavallo di ritorno a dire il vero) è andato a prendersi la vittoria numero 36 in carriera pareggiando, di fatto, lo score della passata stagione, quando trionfò in gara-1 del double header di Detroit.

La cronaca. Allo start è lestissimo il poleman Will Power a girare in testa alla prima curva, mentre nelle retrovie un contatto tra Graham Rahal e Charlie Kimball richiede il regime di caution che viene prontamente chiamato e che permette ai due di rientrare ai box per la sostituzione delle componenti danneggiate. Alla ripartenza James Hinchcliffe sorprende un Power stranamente abulico quest'oggi, portandosi in testa e accumulando un discreto margine proprio sull'australiano man mano che passano i giri. La carrellata di errori del campione 2014 comincia al giro 17 quando, ripartendo dalla propria piazzola dopo la sosta ai box, colpisce con una gomma le attrezzature della propria crew, venendo punito con un drive through per unsafe release. Al giro 25 un contatto tra Tony Kanaan e Mikhail Aleshin causa la seconda e ultima caution di giormata per gli innumerveoli detriti in pista e permette a molti dei protagonisti in pista di variare le proprie strategie. Uno di questi è Sebastian Bourdais che, alla ripartenza al giro 30, è immediatamente dietro al battistrada Pagenaud con Jones, Andretti e Castroneves a chiudere la Top 5. Ci mette solo 6 giri il francese del Dale Coyne a liquidare la pratica con il connazionale, superandolo di forza e involandosi in testa alla gara: sarà l'episodio decisivo.

Al giro 46 il primo dei tre ritiri di giornata con Charlie Kimball che, dopo essere rientrato ai box tre giri prima, parcheggia in pitlane: evidentemente il contatto con Rahal ha danneggiato irrimediabilmente la sua vettura. A metà gara la situazione per quello che riguarda le prime posizioni sembra essere piuttosto cristallizzata, con Bourdais davanti (con un discreto margine) e Pagenaud, Power, Jones, Sato ad inseguire e cercare di ricucire il gap dallo scatenato leader. L'occasione potrebbe essere l'ultima sosta ai box che avviene intorno al giro 85, ma il Dale Coyne si dimostra perfetto come il proprio pilota, ributtandolo in pista davanti a Pagenaud che aveva tentato uno dei più classici undercut fermandosi diversi giri prima. Al traguardo dei meno 30 giri Power rallenta in maniera vistosa il proprio ritmo, venendo sfilato dal resto del gruppo e rientrando ai box per effettuare un rifornimento. Dopo pochi giri viene sanzionato con un nuovo drive through per l'andatura eccessivamente lenta in pista, salvo poi chiudere la sua gara con un mesto ritiro per noie meccaniche. 

La testa della gara non cambia più fino alla fine e vede transitare sotto la bandiera a scacchi Sebastian Bourdais che precede, nell'ordine, Simon Pagenaud, Scott Dixon, Ryan Hunter-Reay e Takuma Sato, con Helio Castroneves, Marco Andretti, Josef Newgarden, James Hinchcliffe ed Ed Jones a chiudere la Top 10. Da notare che ben 7 vetture su 10 sono motorizzate Honda, a certificare il dominio dei propulsori giapponesi lungo l'arco dell'intero weekend.

Il prossimo appuntamento per l'Indycar sarà rappresentato dal Toyota Grand Prix of Long Beach che si correrà il 9 aprile: l'anno scorso a trionfare fu l'attuale campione in carica della serie, Simon Pagenaud.

Vincenzo Buonpane

 

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