Il 1993 rappresenta un anno cruciale nella storia dell'automobilismo moderno, soprattutto per quanto riguarda i campionati di più alto livello nelle ruote scoperte: tra i tanti eventi, per i quali trent'anni di tempo hanno depositato una patina di polvere pur aprendo maggiori prospettive e chiavi di lettura, il più curioso (e, ad oggi, unico) rimane la settimana in cui Nigel Mansell vanta contemporaneamente il titolo di campione del mondo in carica di F1 e quello di nuovo campione della leggendaria CART Indycar World Series.

GP d'Ungheria 1992

Questa storia da corsa affonda le sue radici nel 1992 e ha un sapore dolce-amaro per il Leone d'Inghilterra. Dopo aver sfiorato più volte il Titolo, Nigel Mansell porta a casa il Mondiale Piloti con la Williams FW14B. La fantastica stagione, disputata a bordo di una delle monoposto migliori nella storia del Circus, non corrisponde ad una situazione così rosea dietro le quinte, che matura in modo spettacolare nelle ventiquattro ore successive alla chiusura della questione mondiale al GP d'Ungheria. Frank Williams ingaggia Alain Prost per il 1993 e mette Nigel alla porta proponendo un contratto a metà della paga percepita nel 1992. Il neo-campione del mondo di F1 ovviamente dice "no, grazie", rimanendo così senza posto e monoposto competitiva per la stagione successiva.

Il britannico guarda dall'altra parte dell'Oceano, verso quel campionato Indycar che, all'epoca, genera tanto interesse in Europa. Per il 1993 Mansell firma con Newman-Haas, una delle scuderie più interessanti dello schieramento negli Stati Uniti. Nigel corre in squadra con Mario Andretti e sostituisce il figlio Michael, che, in un curioso gioco di coincidenze, ha intrapreso il cammino dell'inglese in direzione opposta, firmando per McLaren in F1. Il primo approccio del Leone con le monoposto americane (più pesanti, con cambio manuale a leva e dotate di motore turbo) avviene al Firebird Raceway, lo stesso circuito sul quale Ayrton Senna ha provato la Penske nel famoso test di dicembre 1992.

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Un giro in Cadillac

Per prendere confidenza con il tracciato, Nigel noleggia una berlina di serie e la scelta ricade su una Cadillac, che all'epoca produceva sedan molto comode per le lunghe highway americane, caratterizzate da vistosi trasferimenti di carico. Dei veri e propri "barconi". A quanto riporta la storia narrata, nessuno aveva spiegato a Mansell che la berlina americana non fosse la scelta più indicata per questo tipo di prova. Su YouTube circolano i video di questa preparazione...ridicola e la presenza delle telecamere testimonia come il passaggio del campione di F1 verso l'Indycar abbia avuto un impatto mediatico ancora più straripante del primo tentativo di Fernando Alonso con Indy 500 avvenuto più di vent'anni dopo, considerando anche le differenze di distribuzione delle informazioni.

Il test con la monoposto vede una discreta copertura televisiva e il commento di Murray Walker per il pubblico inglese. La voce televisiva della F1 in Gran Bretagna sottolinea come la pista corra parallela all'autostrada e i camionisti possano provare il brivido inaspettato di fare un testa a testa con il campione del mondo di F1. Appena Nigel Mansell scende in pista lancia la vettura in una serie di tondi a velocità sostenuta, prendendo confidenza con il comportamento della monoposto in situazioni estreme. Sotto lo sguardo dell'amico golfista Greg Norman, la prova continua: il pilota inglese regola la vettura e, nell'arco di trentacinque giri, abbatte il record assoluto di un decimo. I tecnici e la scuderia rimangono molto impressionati dalle qualità del Leone, pur rimanendo scettici sul potenziale in gara.

Prima gara, primo centro

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A Surfers Paradise, prima gara del campionato, Mansell vince dalla pole, diventando il primo pilota nel campionato USA a trionfare al debutto. Il secondo fine settimana di gara, sull'ovale di Phoenix, la musica cambia totalmente. Piccolo inciso: Roger Penske, pur avendo le nuove vetture lì, ai tempi del test di Senna aveva detto che l'ovale dell'Arizona rappresentava un banco di prova troppo pericoloso. E aveva ragione. L'inglese in prova gira senza problemi e, nel momento in cui decide di aumentare il ritmo, osserva che viaggia più veloce alzando la linea in curva.

I riscontri cronometrici, nonostante la sua inesperienza sugli ovali, sono molto veloci, ma nel momento in cui supera di poco il limite, l'inglese sbatte violentemente all'indietro contro il muro di cemento, a oltre 180 miglia all'ora. Mansell viene trasportato via aerea in ospedale dove diagnosticano una commozione cerebrale, una spalla contusa e gravi ferite lungo la schiena. I medici non danno il nulla osta per la gara, portata a casa proprio dal compagno di squadra Mario Andretti, all'ultimo acuto in carriera.

Bisogna tenere qualcosa in tasca

Riguardo all'incidente di Phoenix Mansell dichiarerà di aver imparato quanto dicono gli esperti delle gare su ovale: bisogna correre al 95% delle proprie possibilità e non al 110% come in F1. Due settimane dopo il Leone torna in azione a Long Beach dove finisce terzo, nonostante iniezioni antidolorifiche alla schiena e drenaggi. Un quadro fisico complessivamente difficile, che Nigel porterà dietro per tutta la stagione. Alla 500 Miglia di Indianapolis, nell'edizione della famosa mancata qualificazione del campione in carica Bobby Rahal, l'inglese comanda per sedici giri nella fase "buona" della gara, sbagliando una delle ultime ripartenze, chiudendo così terzo dietro Emerson Fittipaldi e Arie Luyendyk.

Il ruolino di marcia della stagione vede, oltre alla vittoria di Surfers Paradise, altre quattro vittorie, due secondi posti e tre terzi posti. Stranamente, considerando la provenienza da gare europee, il pilota inglese ottiene quattro centri su cinque da appuntamenti su ovale. Tecnicamente parlando, il pacchetto formato dal telaio Lola T93/00 e motore Ford funziona bene proprio sugli speedway, mentre la Penske PC-22 motorizzata Chevrolet (affidata a Fittipaldi e Paul Tracy) dimostra più flessibilità di adattamento per gli appuntamenti stradali.

Due titoli in contemporanea

Con la vittoria sul triangolo di Nazareth e il quinto posto di Fittipaldi, Mansell vince il campionato Indycar proprio davanti al brasiliano e porta a casa pure il titolo di Rookie of the Year. Per la disposizione dei calendari di gara, il Leone diventa il primo (ed unico) pilota a detenere il campionato IndyCar e quello di F1 (non ancora deciso per l'anno 1993 al momento del trionfo in Pennsylvania) contemporaneamente. Il Leone d'Inghilterra dichiara apertamente di trovare molto interessante il campionato USA, per le battaglie serrate e per le grandi opportunità di vittoria per i piloti in griglia (nel 1993 su sedici gare, il campionato vede sei piloti vincenti).

Contestualmente alle battute finali del campionato Indycar, Michael Andretti annuncia il ritorno nel campionato USA per il 1994 con la Reynard del team Ganassi, mentre per il binomio Nigel Mansell - Newman-Haas il contratto sembra prevedere un accordo fino alla fine del 1995, data in cui l'inglese potrebbe appendere il casco al chiodo. Il 1993, anno di chiusura di diversi cicli, va esaurendosi, lasciando la strada al 1994, che rappresenterà, purtroppo, una discontinuità talmente forte nel mondo delle corse da riproporre di nuovo il binomio Mansell - Williams in F1, con una brusca chiusura dell'avventura a stelle e strisce del pilota inglese.

Luca Colombo