Nico tra i grandi. Anche se forse basterebbe la sola premessa dell’articolo per rendere omaggio alle performance in pista di Rosberg, è doveroso iniziare spendendo due parole in più a beneficio del biondino. Quella di domenica è stata per lui la vittoria numero 4 della stagione, messa in fila alle tre vittorie consecutive di fine 2015. Sette vittorie a “filotto” dunque, accompagnate dalla pole position numero 24 che mette il suo nome (nella classifica di tutti i tempi) accanto a quello di Niki Lauda. Repertorio che, fin dall’alba dei tempi, è stato offerto solo dai grandissimi di questo sport. Nico pare aver trovato la “quadra” per fare quel salto psicologico nella cerchia dei campioni, e sta buttando in pista un ruolino di marcia che non dà spiragli alla concorrenza. E’ vero che ai suoi avversari ne stanno capitando di tutti i colori, ma lui continua a non sbagliare nulla e a prendere avidamente tutto quello che c’è sul tavolo. Di questo passo, quello che è il mondiale più lungo della storia, potrebbe concludersi molto prima del previsto…

La corrida di Vettel e Kvyat. Il weekend russo non era iniziato nel modo migliore per Sebastian Vettel. Il 4 volte iridato era stato costretto a sostituire il cambio prima delle qualifiche, beccandosi cosi la penalità di 5 posizioni in griglia prevista in casi del genere. Settima casella dunque per lui (avendo fatto registrare il secondo tempo in qualifica). Al via del Gran Premio, il tedesco riesce ad avere un ottimo stacco, ritrovandosi a lottare per la quinta posizione alla staccata della prima curva. Il problema, però, è che non aveva fatto i conti con il beniamino di casa, col quale aveva già avuto una discussione due settimane fa: Daniil Kvyat. Il pilota Red Bull, non avendo forse bene a mente a cosa possa servire il pedale sinistro nel suo abitacolo, “incorna” il povero Vettel non una ma ben due volte (tanto per essere sicuro), sbattendolo elegantemente a muro. Il tutto nella prime due curve del primo giro. Ora, caro Daniil, ok che guidi un “toro” e che Seb ti “sventola” una macchina rossa davanti, ma ti trovi in una corsa di Formula Uno, non alla corrida. Quindi certe cose sono assolutamente inaccettabili. Specie se, come è successo alla prima incornata, vai a coinvolgere nel casino anche la gara del tuo compagno di squadra. A questo punto, il sedile Red Bull comincia a prendere sempre più la forma del fondoschiena di Verstappen.   

Hamilton incredulo. Sabato di qualifica. Tutto si svolge regolarmente fino alla fine del Q2. I due piloti Mercedes si contendono la pole in ogni manche a suon di giri incredibili. Ma prima della terza ed ultima parte, decisiva per la pole, la sorpresa: per la seconda volta consecutiva, Hamilton non può partecipare alla sessione, causa guasti meccanici sulla sua vettura. Decimo a tavolino dunque, a conferma che la sfortuna pare essersi accanita contro di lui (insieme a Vettel). Il tutto, di fronte allo sguardo incredulo del povero Lewis, che per la prima volta da quando è in Mercedes, appare visibilmente preoccupato per la piega che sta prendendo la classifica. Il distacco dal compagno è “eterno”, e di questo passo rischia di non poter fare altro che guardarlo prendersi il “suo” numero 1. Bisogna trovare un weekend normale e reagire subito, per non ritrovarsi di fronte ad un campionato a senso unico.

Situazione Ferrari. Non è per rigirare il coltello nella piaga o per infierire, ma ancora una volta, due parole se le merita anche la situazione del team di Maranello. Se le ricordano tutti le belle parole del pre-stagione, quando gli uomini in rosso elogiavano il loro lavoro e garantivano una lotta per il titolo allo stesso livello dei tedeschi. La cruda realtà, però, dice che la classifica è messa molto peggio della passata stagione, e che la vettura non pare assolutamente paragonabile alla Mercedes. Ok, hanno avuto molta sfortuna finora con Vettel, ma è anche vero che parte di essa è opera loro. Senza i tanti problemi meccanici infatti, Seb potrebbe benissimo schierarsi in posizioni più onorevoli, per poter cosi evitare la solita ressa della prima curva tra tutti quelli che partono più indietro. E a parte questo, comunque, la sensazione che si ha è che anche senza problemi la lotta contro le Frecce d’Argento non ci sarebbe stata lo stesso. Vettel in qualifica ha “ingoiato” circa 7 decimi dal tempo di Rosberg, il quale, per giunta, si stava anche migliorando prima che un errore lo costringesse a rientrare al box. Il cronometro finale dice che forse ha ragione Fernando Alonso quando dice :”Io sono arrivato secondo nel Mondiale per 3 volte con la Ferrari, e nonostante le belle parole, non sembra siano migliorati per poter aspirare a risultati migliori”….

Raikkonen…(passateci il termine) inutile. Non ce ne vogliano i “Raikkoniani”, ma l’impressione è sempre la stessa: il finlandese sarà pure un ottimo pilota, ma continua ad apparire inadeguato alla causa Ferrari. Quando Vettel non c’è, lui non dà mai l’impressione di poter regalare delle gioie, conducendo la solita gara mediocre che potrebbe condurre chiunque dei suoi colleghi se si sedesse sul suo sedile. Mai un guizzo, mai una fantasia o un segnale di "vita". Una semplice passeggiata da “tassista”, tanto per portare la vettura al traguardo e meritarsi lo stipendio. E’ arrivato sul podio, è vero, ma se guidi una Ferrari e il tuo compagno non c’è, il terzo posto è il minimo sindacale (specie pensando che Hamilton gli è arrivato davanti e partiva decimo). Per meglio comprendere il tutto, basta guardare il giro di rientro ai box della safety car. Raikkonen occupava la seconda posizione e, alla ripartenza della gara, sulla linea del traguardo non solo aveva già un secondo di distacco dal leader, ma si è anche visto scavalcare da Bottas. Roba che può capitare in modo cosi plateale solo se stai guidando con la radio accesa, il braccio fuori e la testa altrove. Forse per la Ferrari è davvero arrivata l’ora di pensare ad un’alternativa.

Alonso e McLaren, segnali di risveglio. Per concludere, merita due parole la prestazione della McLaren e di Fernando Alonso. Dopo un 2015 che definire disastroso sembra un complimento, finalmente si notano segnali di ripresa dalla scuderia di Woking. I due piloti si trovano finalmente a poter lottare almeno per il centro della classifica, che è quel tanto che basta per dare un motivo al team per andare avanti. Menzione speciale per Alonso, che dopo una partenza brillante, conduce una gara da mastino con un passo costante, agguantando una sesta piazza finale che di questi tempi, per lui e per il team, è come oro colato.

Appuntamento a Barcellona ora, per la prima tappa europea della stagione. Riuscirà Hamilton a mettere i bastoni tra le ruote al compagno? E la Ferrari, visto che a Barcellona dovrebbe avere anche un primo step evolutivo, riuscirà a ridurre il gap dalle Frecce d’Argento, e a mettere in pista un week end "normale"? Per scoprirlo, rimanete sintonizzati...

 

Daniel Limardi