F1 | Il Gran Premio d'Italia e i campioni della Formula 1: storia di un rapporto controverso
Partiamo subito con la prima edizione del 1950, dove a vincere fu Giuseppe Farina sulla nuova Alfa Romeo 159 (che mandò in pensione la 158) consacrandosi come primo campione del mondo di Formula 1 e battendo il compagno di squadra Juan Manuel Fangio. L’anno dopo andò in scena, per la gioia dei tifosi italiani, una bella lotta tra l’Alfa Romeo e la Ferrari. A vincere alla fine la gara fu Alberto Ascari su Ferrari, approfittando anche del ritiro di Fangio e delle tre soste di Farina. Ascari riuscirà a vincere anche l’edizione successiva del Gran Premio d’Italia, ma il 26 maggio 1955 sul circuito di Monza troverà la morte durante una sessione di test privati con la Ferrari 750 Sport. La curva in cui si è verificato l’incidente mortale prenderà il suo nome.
L’edizione 1961 non fu tanto ricordata per la vittoria matematica del titolo da parte di Phil Hill su Ferrari, ma soprattutto per il terribile incidente mortale che coinvolse Wolfgang Von Trips e Jim Clark. Il pilota tedesco stava percorrendo il rettilineo verso la curva Parabolica, quando andò a scontrarsi contro la Lotus dello scozzese. La Ferrari di Von Trips decollò e andò a finire contro una barriera di protezione, uccidendo 14 tifosi che si erano appostati dietro la rete per seguire la gara. Il Gran Pemio non fu interrotto e Phil Hill si laureò matematicamente campione del mondo con la Ferrari. Dopo questa gara, gli organizzatori del Gran Premio d’Italia decisero che le monoposto di Formula 1 non avrebbero più corso sull'anello di alta velocità.
Jim Clark diventò protagonista in positivo dell’edizione del 1967, quando entusiasmò il pubblico monzese con uno spettacolo unico. Il pilota inglese era al comando, quando durante il 13° giro forò una gomma e fu costretto a ritornare in pista con un giro di ritardo. Clark però non si arrese e cominciò ad inanellare diversi giri veloci riuscendo a sdoppiarsi e a riprendere la testa della gara, ma durante l’ultimo giro la sua Lotus rimase senza benzina e si dovette accontentare del terzo posto con venti secondi di ritardo dal vincitore. A vincere quella gara fu John Surtees che conquistò la seconda e ultima vittoria della Honda nella sua prima esperienza come costruttore nella massima serie.
Tre anni dopo la Formula 1 e il Gran Premio d’Italia dovettero assistere ad un altro gravissimo incidente che coinvolse ancora una volta un pilota della Lotus. Durante le prove ufficiali del sabato, Jochen Rindt uscì di pista andando a sbattere violentemente contro il guard-rail alla curva Parabolica, rimanendo ucciso sul colpo. Il pilota austriaco grazie al punteggio accumulato riuscì lo stesso a vincere il titolo iridato, diventando l’unico pilota a vincere il titolo postumo.
Anche l’edizione 1978 vide protagonista un incidente in cui fu coinvolto un pilota della Lotus. Ronnie Peterson, dopo essere partito male, entrò in contatto con la monoposto di Hunt: la vettura andò a sbattere contro il guard rail, disintegrandosi nell’avantreno e prendendo fuoco. Peterson riportò diverse fratture alle gambe e solo grazie all’intervento di Hunt, Regazzoni e dei volontari Cea Squadra Corse, le fiamme furono prontamente spente. La gara fu fatta ripartire intorno alle 18.15 e vinta da Niki Lauda su Alfa Romeo, grazie alla penalizzazione di Mario Andretti, che riuscì comunque matematicamente a laurearsi campione del mondo. Ronnie Peterson, ancora cosciente, fu subito portato in ospedale dove morì il giorno dopo a causa di una tromboembolia gassosa.
Nell'edizione del 1982 troviamo una Ferrari ancora sconvolta dalla morte di Gilles Villeneuve e del terribile incidente di Didier Pironi, che decise di affidare la propria monoposto a Mario Andretti. Il pilota italo-americano prima della qualifica disse questa frase al Drake: “Tranquillo, Enzo! Oggi ti faccio la pole position!” e mantenne fede alla promessa realizzando il miglior tempo. La gara fu poi conquistata dalla Renault di Renè Arnoux.
Nell'edizione del 1988 Ayrton Senna, lanciato alla conquista del suo primo titolo iridato, stava conducendo la gara con la sua McLaren quando a causa di una incomprensione con il doppiato Schlesser, fu costretto al ritiro a due giri al termine e regalò una inaspettata doppietta alla Ferrari con Berger che vinse davanti ad Alboreto, a quasi un mese dalla morte di Enzo Ferrari. Il pilota brasiliano si sarebbe rifatto nel 1990 e nel 1992 conquistando la vittoria, nonostante una McLaren non al massimo della propria forma e il dominio della Williams.
Nel 1996 Michael Schumacher, già laureatosi campione con la Benetton nel '94 e nel '95, conquistò la prima vittoria nel Gran Premio d’Italia come pilota della Ferrari, grazie a una serie di giri veloci con cui riuscì a soppravanzare Jean Alesi su Benetton. Dieci anni dopo Schumacher ottenne l’ultima vittoria a Monza con la Ferrari, conquistando nettamente la gara e tenendo aperta la lotta mondiale con Alonso su Renault.
Nel 2008, il futuro campione del mondo Sebastian Vettel ottenne la sua prima pole position sotto la pioggia con la piccola Toro Rosso. Il giovane pilota tedesco ripetè la stessa prestazione anche in gara e sotto ancora una volta una pioggia torrenziale regalò alla Toro Rosso (ex-Minardi) la prima vittoria nella sua storia, diventando anche il più giovane pilota ad imporsi in un Gran Premio.
Le ultime quattro edizioni sono state infine un dominio targato Mercedes e dei suoi due campioni del mondo, Lewis Hamilton e Nico Rosberg. In attesa di scrivere nuove pagine nella leggenda del "Tempio della Velocità".
Chiara Zaffarano