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Abituati ad avere gli occhi puntati quasi esclusivamente sui contendenti per i massimi traguardi, nel GP Ungheria sono andate in sordina le vicissitudini legate alle vetture che navigano alle spalle dei top team.

I temi caldi del momento che gravitano intorno a McLaren, Red Bull, Mercedes e Ferrari hanno impedito di avere un occhio di riguardo anche a chi anima le zone più distaccate dalla terra fertile del mondiale.

Aston Martin non decolla:

Il tentativo, a più riprese, di decollare in questa stagione si sta rivelando più travagliato del previsto in casa Aston Martin.

Ne è la prova il weekend disputatosi in terra magiara, dove il solo punto conquistato da Lance Stroll boccia gli ultimi aggiornamenti massicci installati sulla AM24.

E proprio il Canadese si rende protagonista di un ordine di scuderia non rispettato. A 6 giri dal termine della gara, viene chiesto ad Alonso, occupante la 10° casella, di cedere la sua posizione al compagno di squadra per tentare di ingaggiare una lotta con Yuki Tsunoda e superarlo nel finale. Un piano che, se fosse andato a buon fine, avrebbe previsto la restituzione della posizione a Fernando Alonso da parte di Stroll.

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Le cose, però, non sono andate esattamente così. Nonostante Stroll fosse su gomme più fresche e più veloce del pilota della Racing Bulls, non è stato in grado di portare a termine la missione impostagli. E oltre il danno, la beffa: nei ripetuti team radio con il proprio ingegnere di pista, si è rifiutato anche di ricedere la posizione all'asturiano lasciandolo escluso dalla zona punti in 11° piazza.

Alte tensioni, quindi, anche in casa Aston Martin, dove il team sembra essere paralizzato nelle sabbie mobili, incapace di sovvertire il trend negativo e migliorare una AM24 che, ad oggi, fatica molto nella percorrenza delle curve.

Racing Bulls: (super) - eroe Tsunoda

Dopo lo spaventoso botto in Q3, Yuki Tsunoda si riscatta nella gara di domenica conquistando un preziosissimo posto minacciato dall'ombra di Stroll sul finale.

Con una monoposto riparata e un telaio sostituito, il pilota giapponese è riuscito a centrare il piazzamento a punti adottando una strategia a sosta unica. Un piccolo capolavoro scattato allo spegnimento dei semafori con le gomme medie, sostituite con le hard al 30° giro di gara. Uno stint egregio durato ben 41 giri sulla stessa mescola che ha garantito all'alfiere di Faenza di sigillare la sua 9° piazza in dirittura di arrivo.

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Un risultato che lascia contento il team e lo stesso Tsunoda, visibilmente dolorante e zoppicante a gara conclusa per l'impatto violento subito in qualifica che gli ha restituito delle botte importanti sulla schiena e sull'osso sacro.

L'altra faccia della medaglia, invece, ci propone un Daniel Ricciardo amareggiato per una strategia non perfetta del team. Un doppio pit stop, di cui uno arrivato nel momento meno indicato dell'evento, che lo ha condannato ad uscire nuovamente dietro al trenino DRS di chi, in partenza, lo aveva superato con gomme soft.

L'australiano, scattato al via in 9° posizione, non ha potuto far altro che chiudere la propria gara in 12° piazza, dietro agli scarichi di un furente Fernando Alonso.

Missione Haas: fallita la zona punti

Il team statunitense sperava di potersi garantire, per la terza volta consecutiva, un piazzamento a punti. Una missione che, però, nessuno dei due piloti è riuscita a portare a casa.

Un weekend dal sapore amaro per Nico Hulkenberg che, non solo non centra la Q3 in qualifica, ma si rende anche autore di una brutta partenza al via la domenica rendendo la sua gara tutta in salita. Inutili i tentativi di risalire la china. Nonostante una velocità di punta impressionante, il tedesco non è andato oltre la 13° casella.

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A fare peggio del futuro pilota Sauber, ci ha pensato Kevin Magnussen, ai saluti con la Haas a fine stagione. Il danese, partito 15° in gara ha concluso nell'esatta posizione di partenza, a confermare la mancanza di competitività della monoposto statunitense.

Nonostante l'azzardo in partenza di montare le mescole più morbide per tentare una serie di sorpassi sugli avversari e guadagnare terreno, il tandem Haas è finito imbottigliato in aria sporca nelle zone basse delle retrovie.

Alpine, Williams, Kick Sauber: chi le ha viste?

A chiudere la classifica, che si tratti di una sessione di qualifiche o di una gara, sono sempre Alpine, Williams e Kick Sauber. Interscambiabili tra loro, ma con la costante di essere la coda treno di questo mondiale.

Al netto della prima parte di stagione, ad assicurarsi il trofeo di squadra deludente e peggiore del 2024 fino ad ora è proprio la scuderia elvetica.

Se in Alpine vi era stato un timido segnale di ripresa nelle ultime due gare, in casa Kick Sauber l'acqua non si muove di un solo centimetro. Ultimi nel mondiale a quota 0 punti e, anche a Budapest è arrivata l'ennesima conferma di un trend iniziato già in Bahrain.

Non naviga in acque migliori la Williams di Albon e Sargeant che, ancora una volta, ha faticato a costruire una monoposto discreta. I 4 punti incassati nel mondiale sono arrivati per merito di due acuti del pilota anglo-thailandese a Silverstone e Monaco.

Malika Marwoi Missaoui