F1 | Colapinto, la gara di Interlagos e l’esaltazione della normalità
In Brasile il pilota argentino ha effettuato un weekend sottotono, e qualche domanda su di lui è necessario porsela.
Dal suo esordio in F1, a Monza, Franco Colapinto è sempre stato in qualche modo al centro dei discorsi del paddock. Soprattutto perché, con le sue ottime prestazioni, l’argentino è sembrato calamitare su di sé l’attenzione di diverse squadre che sembravano interessate a ingaggiarlo. Purtroppo per lui, Williams già da tempo ha chiuso le sue porte, con l’ingaggio di Sainz, e anche Stake Sauber ha optato per mettere sotto contratto Gabriel Bortoleto, attualmente in lotta per la vittoria nella categoria cadetta dopo il successo ottenuto in Formula 3 nella passata stagione. Ad oggi, l’unico sbocco per Colapinto sembrerebbe essere il programma Red Bull, e pare addirittura che la casa madre abbia manifestato un certo interesse in merito. Certo, quanto avvenuto a Interlagos qualche dubbio dovrebbe pur farlo sorgere, perlomeno a chi ha un minimo di conoscenza delle corse e di sano raziocinio.
La pioggia brasiliana riporta tutti sulla terra
Ora, nessuno vuole a tutti i costi parlar male di Colapinto, ragazzo simpatico e onesto, che con le sue dichiarazioni a proposito dei prezzi esagerati del merchandising in Formula 1 ha dimostrato di avere più sale in zucca di tanti suoi colleghi. Franco è sicuramente un bravo pilota, uno che sa dove mettere le mani e ha fatto molto bene quando è stato chiamato in causa in Williams. Però, come sempre, la realtà va raccontata per quello che è, senza mettersi le fette di prosciutto sugli occhi in base all’aria che tira. Soprattutto, smettiamola di gridare al fenomeno ogni volta che un rookie va a punti, altrimenti quando arriva il fenomeno vero, quello con i numeri per fare bene, non ce ne accorgiamo. A proposito, qualcuno sente la mancanza di Nyck De Vries in F1?
Monza, Baku, Singapore, e poi Austin e Città del Messico: cinque gare, cinque punti. Un buono score, non c’è che dire, anche paragonandolo al team mate (ma su questo ci torneremo tra poco). E allora ecco che la maggior parte dei media non ha perso tempo nel tessere le lodi di questo ultimo arrivato fenomenale, e sono cominciate a fioccare le offerte, prima Stake, poi RB e infine addirittura da Red Bull in sostituzione di Perez. La grancassa ha suonato incessante per giorni, sembra quasi che non si possa più vivere senza un argentino come Colapinto nel Circus, capace addirittura di risvegliare l’interesse del proprio paese per il Circus. Piccolo inciso: sarà divertente capire il destino del Gp del Messico, ora che è ormai chiaro che Perez non avrà più un posto in F1 dalla prossima stagione. A buon intenditor…
Poi è arrivata Interlagos, con la sua pioggia incessante che ha svelato le carte, mostrando al mondo chi sia il più forte sulla griglia (Max Verstappen) e tante altre piccole cose. Per esempio, che l’ottimo Franco Colapinto di pasta asciutta ne deve mangiare ancora, parafrasando il buon Bonucci a Wembley 2021. Due incidenti tra qualifica e gara, di cui il secondo costerà alcuni milioni di euro ad un team che non viaggia certo in buone acque. Attenzione: sono cose che ci stanno, visto che stiamo parlando di un pilota alla sesta gara in carriera su uno dei tracciati più difficili del mondo e in condizioni da tregenda. Ma allora, proprio per questo, perché pompare un pilota normalissimo in quella maniera prima, non aspettando nemmeno di vedere la fine della stagione?
Il confronto interno non troppo ostico
Colapinto ha due dati che giocano largamente a suo favore nel momento in cui si vanno ad analizzare le prestazioni. In primo luogo, ha raccolto il testimone da Logan Sargeant. Non ce ne voglia il pilota di Fort Lauderdale, sia chiaro, ma fare peggio era pressoché impossibile. Secondariamente, al suo fianco si trova un Alexander Albon che è certamente costante, veloce e affidabile, ma non certo un cagnaccio da combattimento. L’anno e mezzo passato a prendere sberle da Verstappen non se lo ricorda quasi più nessuno, e spesso di vuol far passare Perez come l’unico sparring partner dell’olandese, quando prima di lui anche il tailandese e Gasly hanno avuto esattamente lo stesso ruolo. Ora, che Albon sia un pelo sopravvalutato al momento non sfiora veramente la testa di nessuno?
Una Red Bull che deve scegliere la propria identità
Proprio per questi motivi, quando si parla dell’interesse Red Bull occorre fare delle riflessioni serie. Perché se l’intenzione fosse quella di avere Franco all’interno della propria Academy, facendogli fare almeno un anno a Faenza perché non si è convinti delle prestazioni di Isaac Adjar, naturale candidato a quel sedile, sarebbe tutto ok. Se invece si stesse pensando realmente di portare Colapinto direttamente a Milton Keynes, beh, la situazione sarebbe un tantino diversa. Non migliore o peggiore, sia chiaro: solo diversa, almeno per il momento.
Si tratterebbe puramente di una mossa economica e di attenzione verso il mondo degli sponsor latini, sempre più importanti, e che andrebbe a coprire l’emorragia dovuta da una eventuale separazione da Sergio Perez. Quando però viene fatto questo tipo di operazioni, si corre il rischio di mettere la pista un po’ troppo in secondo piano. Davvero pensiamo che Colapinto sia già pronto per stare nello stesso box di Max? Cioè, nessuno teme che ci si possa trovare, in casa Red Bull, nel prossimo mese di luglio, a dover effettuare una mossa come si fece con Gasly, praticamente degradandolo in Visa Cash App? Beh, se nessuno pensa a questa eventualità c’è un problema di comprensione della F1.
Infine, la Red Bull stessa ha davanti a sé uno snodo cruciale. Non serve essere dei geni per capire che il 2025 potrebbe essere l’ultimo anno di Verstappen vestito di blu. Proprio per questo, la scelta del pilota che lo affiancherà l’anno prossimo sarà fondamentale, perché potrebbe rappresentare il punto di riferimento su cui imperniare e progettare il futuro. Veramente Colapinto è pronto per una simile responsabilità, in pista e non solo? Davvero un pilota che ha alle spalle nove GP (alla fine della stagione), peraltro con un team di fascia medio bassa, potrà reagire meglio rispetto, per esempio, ad un Lawson, che si è visto defraudato di un titolo DTM e da anni è parte della “famiglia Red Bull” di cui conosce dinamiche e persone meglio di tanti altri?
Non abbiamo la risposta a tutti questi quesiti, sia chiaro; semplicemente ci piace andare ad analizzare la realtà. Magari andando oltre i titoli stromabazzanti e urlati, cercando di vedere e leggere ciò che la pista ci dice. E l’asfalto fradicio di Interlagos, tanto caro ad Ayrton, di cose ne ha dette un bel po’, belle e brutte. Prima di chiudere, fatecelo ribadire, a scanso di equivoci e per coloro che hanno avuto la pazienza di arrivare in fondo a questa analisi: nessuno ce l’ha su con Colapinto, né con la Red Bull, né con il mondo. Si tratta solo di analizzare la realtà e porsi delle domande per cercare di comprenderla meglio.
Nicola Saglia