F1 | GP USA: la Mercedes ha perso il suo strapotere a causa della questione dei mozzi forati?
Visto il polverone mediatico sollevato nei giorni antecedenti al fine settimana del GP di Austin, la FIA ha deciso di tornare sui suoi passi e chiedere al team tedesco di tappare i fori con del silicone, riducendo così l’effetto “refrigerante” sugli pneumatici e anche quello aerodinamico (anche se mai ammesso). La Federazione ha avanzato questa richiesta in via non ufficiale, tant’è vero che lo si è venuto a sapere solo diverse ore dopo la gara. Tale scelta è da vedere in ottica futura: infatti, con i nuovi regolamenti, in termini aerodinamici nel 2019 questa soluzione potrebbe subire un affinamento sempre più esasperato con conseguente escalation di costi; per questo motivo si è cercato, in qualche modo, di porre un freno anche se in maniera molto frettolosa e poco ortodossa.
Ma arriviamo ora in pista: durante le qualifiche il ritmo delle due frecce d’argento, e in particolare di Hamilton, è sempre stato veloce ma le Ferrari seguivano con un distacco minimo rispetto ai recenti Gran Premi, dopo che anche nelle prove libere i valori erano risultati più livellati. Inoltre, fra le qualifiche e la gara, la Pirelli ha chiesto di aumentare la pressione degli pneumatici, portandola a 1,5 PSI, per evitare un eccessivo consumo degli stessi viste le temperature dell’asfalto in aumento di circa dieci gradi, ma evidentemente ciò non è servito in casa Mercedes. Poco prima del via, come se non bastasse, nel box di Hamilton i meccanici erano in febbricitante lavoro sulla W09 per sostituire la pompa della benzina, visto che questo componente aveva dato problemi anche a Bottas in precedenza.
Al pronti via, Raikkonen ha subito infilato l’inglese balzando al comando, ma quest’ultimo ha mantenuto un ritmo del tutto similare al ferrarista, nonostante la differenza di mescole (UltraSoft per Il finlandese, SuperSoft per Hamilton), tant’è vero che resta un mistero la chiamata ai box così anticipata (all'undicesimo giro) da parte del box Mercedes quando gli pneumatici offrivano ancora buoni livelli prestazionali. Evidentemente i tecnici della stella, attraverso i dati in loro possesso, hanno valutato eccessivo il degrado degli pneumatici, soprattutto posteriori, e scarsa la resa in fase di trazione: per questo motivo hanno deciso di cautelarsi montando addirittura la mescola più dura a disposizione la Soft, o più semplicemente la Virtual Safety Car ha fatto modificare la strategia iniziale.
Il risultato è stato controproducente: benché Hamilton abbia girato su tempi di un certo rilievo (oscillando fra l'1’39 alto e 1’40 basso) gli pneumatici hanno subito un continuo blistering (surriscaldandosi lo pneumatico tende a rovinare il battistrada, perdendo piccoli pezzi e formando crateri in superficie che minano l’aderenza) costringendo il pilota ad una sosta supplementare al trentasettesimo passaggio.
Stando alle dichiarazioni rilasciate dal pilota anglo-caraibico durante le prime fasi di gara, un detrito ha danneggiato lievemente il fondo piatto riducendo l’efficienza aerodinamica, facendo così girare la W09 circa due decimi più lenta al giro: è una spiegazione plausibile? Secondo noi, solo in parte: questo perché anche l’altra monoposto, quella di Bottas, oltre a non aver girato su tempi più veloci, nelle fasi finali di gara ha subito un degrado eccessivo lasciando via libera a Vettel. Una situazione simile la si era vista fino al GP d’Ungheria quando Hamilton, fatte rare eccezioni, ha sempre subito l’eccessivo degrado degli pneumatici, mente Bottas riusciva a gestirli meglio mantenendo un consumo del battistrada più costante.
In conclusione, il dubbio che la FIA abbia sbagliato box, resta: infatti, nonostante il doppio sensore sulle batterie, la Ferrari ha mantenuto prestazioni pressoché simili, mentre la Mercedes, una volta smorzata questa soluzione “parzialmente illegale” ha fatto un netto passo indietro. Ovviamente noi non possediamo tutti i dati per dare una risposta completa; inoltre, in una sola gara non si possono trarre conclusioni definitive, come in un telefilm o telenovelas (visto che ci stiamo spostando dall’America del Nord al Sudamerica): aspettiamo con ansia dunque la prossima puntata per capire di più e vederci più chiaro...
Michele Montesano
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