Brabham
La storia della gloriosa Casa inglese inizia nel 1962, quando il pilota australiano Jack Brabham, in seguito ad una serie di divergenze con la Cooper, decide di mettersi in proprio fondando una scuderia che porta il suo nome. Grazie anche alla collaborazione del progettista Ron Tauranac, la nuova vettura debutta al Gp Germania con lo stesso Brabham al volante, terminando anzitempo la gara per un guasto al 9° giro. La prima stagione "piena" viene però disputata dall'anno seguente, grazie alla convenzionale BT7. Nel 1964 giunge la prima vittoria, grazie a Dan Gurney che si impone in Francia. In seguito anche alla sensibilità di guida del pilota-costruttore, Tauranac mette in pratica una filosofia costruttiva molto semplice ed efficace, grazie alla rigidità del telaio ed agli alti centri di rollio delle sospensioni, che consentono di sfruttare al meglio gli pneumatici, forniti in esclusiva da Goodyear a partire dal 1965. Con l'avvento delle F1 di tre litri dalla stagione '66, la Brabham compie un ulteriore salto di qualità, conquistando il titolo con Brabham prima e Hulme l'anno dopo. Dal 1968 emergono i limiti del motore Repco V8 e la stagione si chiude senza successi, mentre nell'annata successiva è Jacky Ickx a riportare la Brabham alla vittoria, conquistando i Gp di Germania e del Canada. Nel 1971 entra in scena un personaggio destinato a fare la storia della scuderia e della Formula 1 in generale: Bernie Ecclestone, che acquista la scuderia affidando la direzione tecnica prima a Ralph Bellamy e poi, dal 1974, al giovane progettista Gordon Murray. E' proprio la BT44 disegnata da quest'ultimo a cogliere tre successi con Reutemann. Nella stagione '76 viene sancito l'abbandono del motore Ford Cosworth ed il matrimonio tecnico con l'Alfa Romeo, voluto da Ecclestone nel tentativo di restituire competitività alle vetture. Le uniche due vittorie giungono solo nel 1978 grazie a Niki Lauda, dotato del potente boxer V12 rivelatosi comunque poco affidabile. Il ritorno al Ford vede la Brabham conquistare tre gare nel 1980 e l'alloro mondiale nel 1981, con alla guida il brasiliano Nelson Piquet. Dal 1982 il team cambia nuovamente fornitore di motori, passando al BMW turbo 4 cilindri: i risultati sono comunque positivi, al punto che Piquet bissa il successo dell'81 conquistando il titolo nel 1983 con la BT52 a "freccia", sempre realizzata da Murray. Da segnalare che è la Brabham, in quegli anni, a reintrodurre una strategia di gara basata su una sosta ai box per fare rifornimento e cambiare le gomme. Dopo l'addio al team di Piquet, nel 1986 il progettista inglese realizza la rivoluzionaria BT55 detta anche "sogliola", per via del baricentro molto basso che obbliga i piloti a guidare in posizione praticamente sdraiata, al punto che lo stesso motore BMW viene inclinato di 70° su un lato. La vettura però non è all'altezza delle aspettative, in una stagione funestata anche dall'incidente mortale che vede protagonista Elio De Angelis. Il declino del marchio Brabham è comunque ormai iniziato: Ecclestone vende il team, abbandonato anche dalla BMW e dallo sponsor principale Olivetti. La scuderia vivacchia con scarsi risultati fino al 1992, quando il collasso finanziario costringe la Brabham a sparire dal Circus. Voci insistentemente circolate negli ultimi anni vorrebbero il figlio del fondatore, l'ex-pilota David Brabham, seriamente intenzionato a riportare il marchio nelle competizioni automobilistiche: la lunga storia della Brabham, pertanto, potrebbe arricchirsi di nuovi episodi.
Sede | Regno Unito |
Debutto in F1 | Gp Germania 1962 |
Gp disputati | 394 |
Vittorie | 35 |
Pole Position | 39 |
Miglior risultato | 2 Campionati del Mondo Costruttori (1966, 1967) |
Stagioni di attività | 1962 - 1992 |
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