Oggettivamente parlando, da nessun'altra parte del mondo si può anche solo lontanamente pensare di mettere assieme un appuntamento così illogico e allo stesso tempo carico di fascino, circondati dagli yacht, dalla gente che conta e dai palazzi lussuosi: Singapore e Baku, gli altri appuntamenti 100% cittadini in calendario, per quanto spettacolari, non reggono il confronto. Tutto questo senza contare che il Principato rimane ancora il miglior posto per fare e chiudere affari: nuovi mercati esplorati ed aperti dalla colonizzazione del Supremo Bernie Ecclestone...fatevi da parte.

Nonostante lo sfarzo, le ragazze più o meno svestite che guardano annoiate la gara da bordo piscina alla chicane del Porto e i ricevimenti eleganti a contorno dell'evento, il GP di Monaco è una sfida vera per chi si cala nell'abitacolo. Nelson Piquet una volta sintetizzò il concetto in maniera da non ammettere repliche: correre a Montecarlo è come correre in bici nel salotto di casa. Nemmeno un tre volte Campione del Mondo ha vita facile nel districarsi tra le strade strette del Principato, dove il confine tra una traiettoria veloce e una toccata al muro è millimetrico.
Potremmo descrivere il circuito monegasco come un budello lento, sconnesso e pieno di insidie insospettabili, come i tombini e il traffico in pista. Oppure, più semplicemente, possiamo definirlo il tracciato cittadino per antonomasia. Per questo, se mai dovessimo trovarci nel Principato con il nostro sedere appoggiato dentro una Formula 1, avremmo bisogno di una vettura agile con un carico aerodinamico mostruoso, tanto da richiedere la produzione in fabbrica di corpi deportanti e altri particolari tecnici disegnati apposta per questa gara.

Dovremmo metterci nell'ordine delle idee di stare lontano dai guai, per quanto sembri una missione impossibile: fossimo ancora nella grandeur della Formula 1 di metà Anni Novanta alle dipendenze di qualche top team, probabilmente ai box sarebbero disponibili ben due muletti, ma quell'epoca è passata da un pezzo e bisogna arrangiarsi con quello che si ha. Al massimo possiamo chiedere un cambio di livrea del casco per celebrare la gara, ma nulla di più. Se poi volessimo essere competitivi, dovremmo curare la posizione in qualifica e infilare una buona partenza per arrivare a Sainte Devote in buona posizione per impostare il nostro ritmo, senza rimanere invischiati in trenini di Capodanno impegnati in un lento (mentre noi desideriamo scatenarci con la disco-music).

A Montecarlo ogni curva ha un nome e dietro a ogni nome c'è una storia. Se proprio dovessimo indicare una sola curva, quella che ci fa rimanere con le dita che affondano la presa sul divano di casa mentre guardiamo la gara in televisione, allora diremmo la chicane del Porto: situata subito dopo l'uscita del Tunnel, il punto più veloce del tracciato, la variante è introdotta da una brusca frenata, resa ancora più insidiosa da un marcato andamento a scollinare in prossimità del punto di frenata che accentua il comportamento instabile della vettura, specie se si arriva sbilanciati dalla leggera curvatura della sede stradale.

Messa così, si direbbe che Monaco è il luogo di elezione per corse che scivolano nell'anonimato, ma in realtà ci sono numerosi episodi e aneddoti entrati sia nell'antologia leggendaria delle corse, sia nella memoria popolare. Potremmo sederci e parlare a lungo delle imprese di Ayrton Senna, non a caso il Re del Principato, ma preferiamo spulciare gli almanacchi per tirare fuori qualcosa di meno conosciuto, ma altrettanto leggendario. Proprio nel Principato Michael Schumacher ottiene la sua prima pole position in assoluto, nel 1994 (a bordo della Benetton - Ford), e la sua ultima, nel 2012 (a bordo della Mercedes), vanificata però da una poco comprensibile penalizzazione di cinque posti in griglia rimediata durante il precedente Gran Premio di Spagna per quello che fu un banale incidente di gara con Bruno Senna. Compito a casa: cercate il filmato del giro di qualifica su Internet. Non rimarrete delusi e potreste capire l'inestricabile alchimia tra Montecarlo, un Campione come Schumi, la Formula 1 e la leggenda.

Luca Colombo