Mai nessuno avrebbe immaginato un epilogo talmente negativo della battaglia tra Pedro Acosta e Dennis Foggia, macchiata pesantemente dall'attacco folle di Darryn Binder. Il sudafricano ha deciso il mondiale Moto3 andando lungo nella terza curva di Portimão, speronando Dennis Foggia e costringendo al ritiro anche Sergio Garcia, ossia il pilota su cui Binder stava provando il sorpasso.

Una staccata scellerata in un tratto della pista di per sé teatro di contatti e cadute a causa della bassa velocità con la quale si affronta. Un titolo, inoltre, assegnato senza la battaglia finale che tutti speravamo di vedere e gustare per capire chi tra Acosta e Foggia riuscisse a primeggiare. Ecco il perché di tutto questo amaro in bocca, accentuato ed enfatizzato dall'ormai nota notizia del passaggio diretto in MotoGP di Darryn Binder, un vero smacco per la meritocrazia.

In più c'è il problema sicurezza: Deniz Öncü non è mai stato l'unico pilota oltre le righe, anzi, la lista includerebbe probabilmente una buona parte della griglia. Il turco si è semplicemente trasformato nel capro espiatorio sul quale fondare questa continua caccia alla riduzione del pericolo in pista. Con Binder si è infatti potuto notare come anche un 23enne con sette anni di carriera alle spalle sia recidivo e restio alla crescita. Il problema non riguarda solo l'età, bensì atteggiamento, approccio e percezione di spazi e tempi.

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LA DINAMICA DEL SORPASSO | BINDER ATTACCA GARCIA, VA LUNGO E TOCCA FOGGIA

L'episodio nasce da curva 1, dove Acosta lotta con Garcia per il 2° posto con l'obiettivo di avvicinarsi a Foggia e passarlo in curva 3. Il neo-Campione del Mondo raggiunge il suo scopo ed infila la Honda Leopard nel rampino. A causa del sorpasso Foggia rimane più largo rispetto alla traiettoria ideale e, improvvisamente, viene sbalzato dalla moto. Ritiro dalla gara, titolo ormai andato e disperazione totale una volta scoperta la dinamica: Darryn Binder, 4° ad inizio giro, percorre curva 2 in scia di Garcia per poi spostarsi all'interno poco prima di allungare la frenata.

Lasciando i freni l'alfiere Petronas SRT perde il punto di corda e, proseguendo dritto per dritto, colpisce con intensità Dennis Foggia causando anche la caduta di Sergio Garcia, travolto dalla Honda Leopard del 20enne romano. Binder in tutto ciò prosegue la sua corsa e chiude la gara in 4^ posizione, salvo poi essere squalificato per guida irresponsabile dalla direzione gara.

Partendo dalla dinamica possiamo capire che questo sia un errore di valutazione, una mancata percezione dello spazio e del tempo in cui frenare, curvare ed eventualmente superare l'avversario. Di incidenti del genere ne abbiamo visti a centinaia in ogni categoria, perciò perché tanto clamore? La prima risposta arriva dal 2022, quando Darryn Binder correrà in MotoGP con l'RNF Racing, la nuova formazione di Razlan Razali.

Il 23enne di Potchefstroom passerà da moto leggere dotate di circa 70 cavalli a veri mostri di potenza più potenti e pesanti, dotati di un elettronica complessa da gestire ad alta velocità. Sebbene molti giovani abbiano dimostrato una notevole rapidità all'adattamento si parla comunque di un salto importante. E vista l'incapacità di gestire contesti tesi come quello di ieri perché mai dare una MotoGP a Binder se non per questioni contrattuali?

DARRYN BINDER RECIDIVO MA LA MOTOGP LO ASPETTA

Parliamo di una scelta dettata da contratti e accordi, quindi una base c'è, ma i risultati e gli episodi parlano chiaro. Darryn Binder in sette anni di Moto3 ha raccolto una sola vittoria ritirandosi in 31 GP sui 116 disputati. C'è però un recente episodio in particolare capace di raccogliere tutta la nostra attenzione. Non si tratta di una gara ma di una qualifica, quella svolta al Sachsenring quest'anno.

Darryn Binder esce dalla pit-lane mentre un gruppo di nove piloti si lancia per l'attacco al tempo. Il sudafricano entra in pista senza valutare la posizione del rookie Joel Kelso, che nonostante la carenata presa rimane in piedi. Binder, invece, perde il controllo della propria NS250 venendo disarcionato dalla propria moto per poi appoggiarsi contro le protezioni. Anche in questo caso la risposta dello Stewards Panel è culminata con la squalifica dalla Q2, la sessione nella quale Binder avrebbe corso dopo aver passato la tagliola della Q1.

Episodi di questo genere si susseguono da anni e, ancora una volta, Darryn Binder si è ritrovato nella spiacevole situazione di decidere sessioni/gare altrui. Gli errori capitano ed anche i piloti sono umani; tuttavia sapere che Darryn corra nella classe Regina delle due ruote rende il sistema fragile e soprattutto attaccabile su due temi: meritocrazia e sicurezza. Questo comunque può essere il momento giusto per Binder. Subita una batosta di tale potenza Darryn deve concentrarsi, lavorare su sé stesso e mettercela tutta per fare quell'enorme step richiesto dalla MotoGP.

TEMA SUPERLICENZA: LA MOTOGP FORSE NE HA BISOGNO 

A proposito di sicurezza, fattore su cui attualmente FIM pone le proprie attenzioni come non mai, sembra lecito chiedersi se l'innalzamento dell'età minima basterà per limitare atteggiamenti del genere. Secondo ciò che la pista ci ha raccontato no: un pilota oltre le righe difficilmente cambia approccio e solo un evento di forte impatto potrebbe rivoluzionare il suo "modus operandi" nelle piste mondiali.

Probabilmente la prima risposta arriverà dal già menzionato Deniz Öncü, sospeso per due GP e pronto al rientro in quel di Valencia. Nel caso in cui si dovesse vedere un Öncü ancora veloce ed al tempo stesso più accorto allora l'organizzazione saprà che la strada delle sanzioni pesanti sia giusta. Si tratta di un discorso soggettivo è vero, mutabile in base al pilota di cui si parla, però è anche l'unica base su cui impostare una nuova linea di giudizio sui comportamenti nei tracciati di tutto il mondo.

LA MOTOGP SINONIMO DI ESCLUSIVITÀ: NON È PER TUTTI

Nonostante tutto crediamo che sia estremamente necessaria una sorta di superlicenza per esordire in MotoGP. Parliamo di un insieme di criteri che, se soddisfatti, darebbero il nulla osta ad uno o più piloti per esordire nella Top Class. In questo modo si eviterebbero scenari poco meritocratici e potenzialmente pericolosi come quello di Darryn Binder, ora come ora chiaramente non adatto e pronto alla MotoGP.

Si potrebbe quindi prendere spunto dal sistema FIA, magari rendendolo meno rigoroso sì ma caratterizzato da criteri simili. Tutto questo per dire, in conclusione, che una licenza speciale relativa alla sola classe Regina potrebbe garantire anche un boost di immagine. Solo certi piloti con determinati obiettivi raggiunti avrebbero la possibilità di rappresentare la massima categoria del motociclismo, che tale deve essere non solo per i mezzi utilizzati bensì anche per valore e capacità di chi quei mostri di potenza li guida.

Matteo Pittaccio Leggi anche: MXGP | A MANTOVA VINCE HERLINGS, MA FEBVRE RIMANE LEADER