L’INTERVISTA | TCR, Stefano Comini: “La Subaru è finalmente al top. Nel motorsport la sincerità, a volte, non paga!”
Attualmente in lotta nella TCR International Series con la sua Audi RS 3 della Comtoyou Racing, l’abbiamo incontrato ad Imola nel corso della sua partecipazione spot al campionato TCR Italy con la Subaru WRX Sti della Top Run.
Non si può sbagliare: il suo retrobox è sempre il più affollato, dove c’è gente che ride ed ascolta i suoi aneddoti raccontati in maniera travolgente e accompagnati dalla sua inconfondibile risata. Nonostante sia stato buttato fuori da Kralev in Gara-1, Comini è li a scherzare offrendo birre a tutti coloro che passano per un saluto o semplicemente incuriositi dalla folla.
Esordisce così: "Ho bevuto solo una birra quindi vai tranquillo con le domande, ma se vuoi rilasciata un’intervista prima una birretta!"
Gara un po’ sfortunata quella di oggi, hai da recriminare qualcosa?
Purtroppo non è andata assolutamente come volevamo: c’era tutto il potenziale per andare sul podio e addirittura vincere, non dispiace per me ma per i ragazzi delle Top Run che ci hanno messo anima e corpo per questo progetto ed era il minimo ricompensarli con un podio, oltretutto quest’anno la struttura compie trent’anni!
Cos’è successo in particolare?
Sono partito bene e già dalle prime curve ho visto che la macchina c’era, ero secondo dietro Giacon ma sono andato forte sul cordolo, ho avuto un taglio di potenza ed ho dovuto rallentare e far passare le macchine che mi seguivano, ma potevo recuperare tranquillamente.
Mi sono ritrovato Kralev che mi ha ripetutamente colpito per quasi mezzo giro fino a quando ha ceduto il braccetto dello sterzo mandandomi nell’erba e costringendomi al ritiro.
Immagino la delusione!
Appena mi sono fermato nella via di fuga, evitando il muretto, sono rimasto un po’ in abitacolo per calmarmi, le sensazioni e i sentimenti si sono accavallati: da un lato la frustrazione di non aver raggiunto l’obiettivo prefissato dalla squadra e ripagare tutti i ragazzi del fantastico lavoro svolto. Dall’opposto il nervoso per il comportamento recidivo di un pilota che corre in un campionato importante: il motorsport resta uno sport sempre pericoloso, è assurdo che certa gente si prenda certe libertà e si comporti in questo modo!
La penalità che gli è stata inflitta è davvero minima!
Se ci saranno occasioni nella gara di domani mi farò vendetta a mio modo: non è bello vedersi la vettura ammaccata con un conto di qualche migliaia di euro da pagare per rimetterla in sesto, sono cose che ti segnano più delle penalizzazioni!
Com’e nata questa partecipazione alla TCR Italy e con la Subaru della Top Run?
I ragazzi della Top Run sono come degli “zioni” per me, ho visto la “Subarina” nascere ed evolversi ogni volta che li vado a trovare, mi raccontano dei loro aneddoti di corse: sono un team che ha vinto tanto sia nei rally che in pista, è gente che ci mette passione e cuore in tutto ciò che fa e, proprio come me, ama profondamente il motorsport. Era quasi logico che alla prima occasione utile ci saremmo messi subito d’accordo per gareggiare insieme.
Come ti è sembrata la Subaru WRX STI nella specifica TCR ulteriormente sviluppata?
È un’auto fantastica, erano tre anni che non mi divertivo così, avevo perso il piacere di guidare!
Vincere è bello indubbiamente, ma trovare il piacere di guida fine a se stesso, la voglia di spingere sempre più forte, di saltare sui cordoli non ha prezzo!
Mi sembra di essere tornato un bambino e ricevere il regalo tanto desiderato, guidarla è un piacere; anche se non ci ho mai corso mi sembra di essere tornato ai tempi delle Superturismo che guardavo da ragazzino in TV.
Inizialmente avevo un po’ timore perché finora la Subaru è stata guidata da pilotoni come Rangoni, Menu, Ferrara ma, purtroppo, senza i risultati che si sarebbe meritata; ora, provandola tra le mie mani, posso affermare con certezza che la Subaru è un’auto che può puntare al top nella categoria, e gli uomini della Top Run possono essere soddisfatti del lavoro che hanno svolto.
Rispetto alle altre vetture che hai guidato, ovvero tutta la famiglia Volkswagen, dove la poni?
Devo essere onesto? Le gruppo Volkswagen sono tutte vetture di serie o poco più! - ride - A parte gli scherzi la Subaru è ancora una macchina vecchio stampo, ma con tutta la tecnologia attuale, che ti permette di fare la differenza con gli altri piloti; invece con tutte le vetture del gruppo Volkswagen più tiri e cerchi di spingere e meno sai del comportamento della macchina: devi essere pulito e chirurgico nella guida.
La Subaru ti fa venire la voglia di saltare sui cordoli la macchina decolla, con la mia Audi se salto sui cordoli ti sbatte da tutt’altra parte!
A dirla tutta, se si potesse, vorrei finire la stagione con la Subaru!
A proposito del TCR International Series: come vedi questo fine di stagione in ottica campionato?
Cambiamo domanda? Quest’anno non s’adda fa’! Io ci credo ma è veramente duro è da tre gare che sopravviviamo: quest’anno ho dovuto cambiare sia il mio stile di guida, considerando che l’Audi RS 3 è una tre volumi, che il mio approccio alla gara cercando di evitare gli zeri e fare la formichina per raccogliere sempre punti, non mi piace correre così.
Non sento il supporto di Audi, il team Comtoyou è fatto di gente che ne capisce ed è preparata, ma a mancare è il supporto della casa madre: non è possibile che in Tailandia noi, unico team Audi, avevamo solo un loro tecnico che si occupava di scaricare i dati per inviarli in Germania.
Durante la pausa estiva avevamo chiesto espressamente ad Audi di farci fare dei test: dato che la vettura è al primo anno di vita agonistica ed è ancora da sgrossare; e, soprattutto, visto che ci giochiamo il campionato ed una vittoria sarebbe un’ottima vetrina per incrementare le vendite, ma niente.
Io ci proverò sempre perché non è da me arrendersi ma la vedo davvero dura, non posso fare miracoli.
Come ti sembra lo stato di salute della TCR International Series?
È un campionato che fa davvero grandi numeri, forse anche di più di quello che gli organizzatori si sarebbero aspettati all’inizio, con sempre più case automobilistiche che decidono di parteciparvi.
La categoria merita e mette al centro lo show, il pubblico si diverte vedendoci fare a sportellate in pista; e poi, cosa da non sottovalutare, i costi sono abbordabili: un pilota con un discreto budget può decidere di comprare la mia stessa vettura e sfidarmi in pista.
Anche i campionati nazionali registrano griglie sempre piene, ed è un bene sia per la categoria turismo che per il motorsport in generale, visto che ultimamente il WTCC si è allontanato dal vero spirito della specialità.
A tal proposito sono sempre più i costruttori che vi partecipano: la Hyundai farà il suo debutto proprio nella prossima gara in Cina, come la vedi?
Per me la cosa più importante, e che mi fa onore, è correre contro il grande Tarquini uno dei miei idoli fin da quando ho iniziato a seguire le corse.
Tornando alla Hyundai l’impegno sembra di quelli concreti: la vettura è stata progettata dal reparto sportivo della casa in Germania, per poi essere sviluppata su diversi circuiti e, a mio avviso, sarà subito competitiva.
Poi i due piloti che la faranno debuttare sono due piloti con la P maiuscola: Tarquini e Menu, due piloti vecchio stampo come piacciono a me e dal quale io mi ispiro, non come quelli fighetti che si vedono ora!
Infatti il tuo stile fuori dal coro ed in controtendenza ha creato un gran parlare nei paddock...
Il nostro sport è spettacolare, la gente che viene a vederci merita di respirare e capire la passione di cui noi viviamo.
Non ha senso creare barricate o sfuggire agli appassionati, continuando così non si andrà da nessuna parte: io, e noi piloti, siamo gente normale che ha la fortuna di fare il lavoro che ha sempre sognato fin da bambino.
Il mio obiettivo è di portare più gente possibile nei circuiti di far scoprire il fantastico mondo delle corse, di farli incuriosire ed appassionare.
I piloti di oggi sono sempre più legati al business, alla loro preparazione atletica e mentale: sono casa-hotel-hospitality-box-auto, ma il mondo del motorsport non è così.
Una delle mie missioni è di far capire alla gente che è molto di più: è passione, adrenalina, fatica ma anche divertimento, coinvolgimento e soprattutto spettacolo, quando riuscirò a fare tutto ciò avrò raggiunto il mio scopo.
Domanda fatidica: programmi per il futuro?
Stai parlando con uno che dopo aver vinto due titoli mondiali ha trovato un sedile solamente a due settimane prima dell’inizio del campionato!
Onestamente penso che in questo mondo la sincerità non paghi e forse, anche per questo, sono un personaggio scomodo che forse non avrà vita lunga nel motorsport e tantomeno un contratto da pilota ufficiale: le grandi case vogliono i piloti burattini che facciano e dicano tutto ciò che gli viene imposto, io non sarò mai uno di quelli.
Ciò non vuol dire che rifiuterò, nel caso si presenti, l’opportunità di diventare un pilota ufficiale anzi, ma alle mie condizioni.
Io sono mosso dalla passione che provo per questo sport, e lo dimostro sia in pista che con i miei sostenitori, ma se ciò dovesse finire o non si presentino le condizioni giuste per continuare me ne farò una ragione, sono bravo in tante altre cose anche come falegname, un altro impiego di sicuro lo trovo.
Noi ci auguriamo che ciò non accada, perché il motorsport ha bisogno di piloti e gente come lui in grado di trascinare e smuovere le persone dal divano di casa a scendere in autodromo per vedere dal vivo ciò di cui noi parliamo e scriviamo.
Per la cronaca in Gara-2, svoltasi sotto la pioggia, Comini partiva tredicesimo e, nonostante varie interruzioni in regime di Safety Car, è riuscito ad arrivare quarto ai piedi del podio, risparmiando Kralev e la sua Audi.
Stefano Comini oltre ad essere attivo sui social e sul suo sito www.stefanocomini.com ha creato un Hashtag tutto suo: #OppaCominiStyle con il quale invita tutti i suoi sostenitori a "taggare" le sue foto e le sue gesta.
Michele Montesano