F1 | Baku: il Focus sul Gran Premio
Vista la miriade di “follie” a cui abbiamo assistito e date le numerosissime polemiche che stanno incendiando le tifoserie, questa volta vi regaliamo un “Focus” un po' diverso dal solito, dove più che descrivere gli episodi salienti cosi come li abbiamo visti, cercheremo di dare una vera e propria chiave di lettura ai punti che maggiormente hanno segnato questa corsa. Anche perché altrimenti, per fare un resoconto di tutto ciò che è successo, bisognerebbe dividere questo articolo in comodi volumi da far uscire ogni settimana in edicola per tutta l’estate. Cominciamo:
Start e primo giro: sappiamo che vorreste iniziare l’analisi parlando di “ben altro” episodio, ma visto che su quel punto andremo sicuramente un po' “lunghi”, seguiamo un’immaginaria scaletta ordinata e iniziamo dalla partenza. Allo start Hamilton non riserva sorprese, e allo spegnersi dei semafori scatta bene dalla pole e giunge in testa alla prima curva. Dietro di lui invece, subito le prime scintille: Seb rilascia la frizione come un fulmine e si mette subito all’interno di Raikkonen, dando l’impressione di poter forse attaccare anche Bottas. Quest’ultimo però, alla prima staccata frena forse un po' in anticipo, mettendo in crisi Vettel che dietro di lui stava arrivando lungo. Il contatto viene evitato di un soffio, con Sebastian a ruote fumanti e auto che “serpeggia” a scongiurare la tragedia. Il numero 5 girerà cosi quarto alla prima curva, lasciando ri-sfilare anche Raikkonen all’esterno. Tale ordine però, è destinato a durare poco, perché in curva 2 Kimi ne ha di più e attacca Bottas all’esterno. Il pilota Mercedes si ritrova stretto sul cordolo, e cercando di non mollare la posizione ci salta letteralmente sopra, vedendosi proiettare sulla Ferrari del connazionale. Il colpo è bello forte, e costringerà Bottas a rientrare al box per ritrovarsi doppiato, e riserverà sorti ben peggiori nel proseguo della gara per Kimi. Nessuna penalità arrivata dai commissari, che giudicheranno il tutto come incidente di gara. Ma forse Valtteri, in quella situazione, avrebbe fatto meglio a lasciar sfilare la Rossa.
La gara degli altri: come detto nella premessa, il podio finale è assolutamente insolito. A parte Bottas che per un impensabile “allineamento dei pianeti” giunge secondo, gli altri gradini onorevoli sono occupati da Daniel Ricciardo e Lance Stroll, due che al via sono partiti dal casello autostradale e che mai si sarebbero aspettati di finire li. Chiarito che Ricciardo (autore a Baku di un incredibile sorpasso “triplo”) sta facendo sì un sacco di punti, ma solo grazie alle disgrazie del compagno di “divisa”, un applauso va fatto al giovane Stroll. Si è beccato tutte le critiche del mondo in questo scorcio di stagione, ma nelle ultime due apparizioni sembra maturato. Tra i muretti di Baku, in tutto il weekend è uno di quelli che ha sbagliato di meno, e anche se Bottas (grazie ad un motorone e al DRS) gli ha strappato il secondo posto letteralmente sulla linea del traguardo, al canadesino la terza piazza basta eccome per fare la festa grande. Complimenti a lui dunque, e già che ci siamo anche a Fernando Alonso, che in Azerbaijan partiva con “solo” 40 posizioni di penalità per aver cambiato forse anche gli adesivi della sua monoposto, riuscendo comunque a raccogliere i suoi primi punti di stagione.
Bocciati Ocon, Sainz e Hulkenberg: tralasciando nomi illustri e rimanendo sulla gara degli altri, questi tre piloti meritano sicuramente una bella bacchettata. Ocon ha commesso la “cappellata” più grande che un pilota possa fare in un team di Formula Uno: ha sbattuto al muro il proprio compagno di squadra, in un evento che per giunta potevano forse addirittura vincere. Sainz e Hulkenberg, invece, si sono autoeliminati con manovre alla Pastor Maldonado: Carlos si è girato da solo alla prima curva spaventato dall’immaginario “bu-bu-settete” dall’esterno del compagno Kvyat, mentre Nico si è spiaccicato al muro senza se e senza ma. Wow.
Pista di Baku: qui saremo brevissimi. Un grazie va a Bernie Ecclestone per aver inserito questa pista in calendario. Dodicimila safety car, zero vie di fuga, nessuna gru sulla pista, più bandiere gialle che spettatori, commissari ridicoli che per raccogliere un detrito ci mettono una media oraria di 12 minuti, e chi più ne ha più ne metta. Grazie grazie grazie.
Giro 19, “il” contatto tra Lewis e Seb: ed eccoci arrivati al pezzo forte che chiude questa analisi, ovvero il contatto tra Hamilton e Vettel sotto regime di Safety Car. Ora, non stiamo a descrivere quello che è successo perché diamo per scontato che anche le massaie bergamasche abbiano visto le immagini, per cui ci limitiamo ad esprimere un pensiero. Allora: Vettel come sappiamo, è stato punito con uno Stop and Go di 10 secondi, e anche se i Ferraristi non sono d’accordo, la penalità ci sta eccome. Anche se Hamilton avesse davvero fatto quello che pensa Seb, la manovra fatta poi dal ferrarista è inammissibile. Sei in Formula Uno, ti guardano milioni di persone in tutto il mondo, hai vinto quattro mondiali e hai tanti tifosi che ti prendono come esempio: non puoi assolutamente comportarti come un automobilista al semaforo che inveisce contro il solito “pistola” che gli taglia la strada. La manovra di “vendetta” su Hamilton che è costata la penalità, è stata evidentemente deliberata e volontaria, quindi inconcepibile. Specie se si pensa anche che, dietro a ciò che si vede in pista, ci sono gli sforzi e le risorse di un intero team formato da migliaia di persone che lavora con te. Oltre al fatto che senza quella stupidaggine, visti i problemi al poggiatesta di Hamilton al giro 30 che hanno costretto poi l’inglese ad una sosta forzata, avresti vinto la gara a mani basse. Quindi cari amici ferraristi, giustissimo condannare Seb e decurtarlo anche di tre punti sulla patente. Detto questo però, passiamo ad Hamilton. Lui può continuare all’infinito a ostentare innocenza, e non mettiamo in dubbio assolutamente che per ciò che ha fatto “non” andava penalizzato perché non ha infranto nessuna regola scritta (nulla infatti vieta al leader di accelerare o rallentare a piacimento durante il regime di safety car). Però dai su, non si deve essere ipocriti. Hamilton è un grandissimo campione, forse il più grande di quelli attualmente in pista, ma non è assolutamente “nuovo” a queste manovre. Ci sono parecchi episodi simili che potremmo citare, quindi è un vizio recidivo e appare palese che Lewis abbia “volontariamente” teso un grandissimo trappolone a Vettel. Sarà anche legale da regolamento, ma sicuramente antisportivo e dalla dubbia moralità. Ovvio che poi LH44 non cercava sicuramente il contatto vero e proprio, ma quantomeno voleva innervosire il ferrarista, e c’è anche riuscito. Quindi ok che sei nel giusto caro Lewis, però lascia dire che… “BIP BIP BIP BIP”! Ok, ora va meglio.
Appuntamento in Austria ora, dove sicuramente gli animi saranno molto più tesi rispetto ai gran premi sin qui disputati. Tutti cercheranno vendetta: sia Vettel per quello che egli definisce un “torto” subito, e sia Hamilton che, nonostante il tentativo riuscito di innervosire il ferrarista, va via da Baku da sconfitto, in quanto anziché recuperare 7 punti a Seb (senza casini avrebbe vinto lui) torna a casa incassando una perdita di altri 2. D’ora in poi, cari lettori, niente più abbracci a fine gara. D’ora in poi… è guerra!!
Daniel Limardi
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