D. Quest’anno Honda e Kawaski sono più aggressive rispetto al 2017, pensi sarà più dura?

R. “Sarà un campionato sicuramente più difficile, rispetto all’anno scorso il livello si è decisamente alzato. Però sono contento, il Campionato del Mondo Endurance sta crescendo moltissimo sia a livello di pubblico, sia a livello di piloti che di Team. Anche il coinvolgimento delle case ufficiali è aumentato, e per una maggior difficoltà c’è anche più gusto a vincere. Abbiamo vinto il Bol D’Or, partiamo con 60 punti di vantaggio e adesso dobbiamo puntare alla 24H di Le Mans”.

 

D. Anche quest’anno la 8 Ore di Suzuka darà punteggio doppio e le case la ritengono la gara delle gare. C’è guerra tra i team della stessa casa o si collabora?

R. "Sicuramente anche Yart sarà un competitor da battere, ovviamente noi siamo solo supportati da Yamaha, mentre Yamaha Austria è un team ufficiale al 100%, avranno una moto molto simile a quella che il team ufficiale ha usato l’anno scorso. Noi dal canto nostro siamo molto affiatati, abbiamo una squadra che funziona bene e ce la metteremo tutta".

 

D. Tutta questa distanza di tempo tra il Bol D’Or e la 24 Ore di Le Mans non è dannosa?

R. “Sono d’accordo con te, effettivamente tutta questa distanza non aiuta. L’idea di un campionato che faccia due o tre gare nella pausa invernale è bellissima, alcuni team ufficiali della Superbike potrebbero utilizzare queste gare come test invece che le semplici giornate in pista. Purtroppo per motivi di budget siamo ancora distanti dalla realizzazione di un calendario del genere, ma ci si sta lavorando alacremente”.

 

D. Quali modifiche ci sono da fare per rendere la moto di Alex Lowes o Michael VD Mark uguale alla tua?

R. “I regolamenti sono molto simili, la parte ciclistica è pressoché identica. Per il motore nella EWC si potrebbero fare anche più modifiche rispetto al WSBK, ma noi corriamo con motori molto simili alla Stock onde evitare rotture: un motore troppo ‘pompato’ non potrebbe reggere una gara di durata. L’elettronica è libera ma noi usiamo il kit Yamaha come la Superstock, mentre in determinate aree utilizziamo soluzioni diverse: la piastra di sterzo e il forcellone sono più larghi per aiutare il cambio gomme, anche se questo va’ lievemente a discapito della maneggevolezza”.

 

D. Quest’anno farai anche una wild card in SBK?

R. “Si, almeno una e forse addirittura due. Il calendario EWC ha molte concomitanze con la WSBK quindi ho dovuto selezionare attentamente dove correre. Sarò sicuramente a Donington Park il 27 maggio con la terza moto del team ufficiale, ed ovviamente è una bella soddisfazione e un gran privilegio".

 

D. Ci sono tanti italiani quest’anno nell’Endurance. Cosa ne pensi al riguardo.

R. "Sono molto contento, ci sono tantissimi piloti veloci come Manuel Poggiali e Roberto Rolfo. Mi fa piacere soprattutto perché prima che vincessi il titolo l’EWC era snobbato dai piloti, definito dal pubblico come il cimitero degli elefanti. Adesso il trend sta cambiando, il livello si innalza sempre di più e questo lo fa diventare sempre più importante. Magari avremo anche una tappa in Italia, chi sa…”.

 

D. Che ne pensi della gestione della gara della MotoGP in Argentina?
R. “È difficile parlarne da fuori. La MotoGP non è solamente uno sport, è anche uno show per le masse, il che apre svariati scenari. La gara di domenica è stata una gara incredibile, un grande show, quindi penso che la ricetta sia riuscita. Sicuramente una gestione più tranquilla delle procedure sarebbe migliore, ma senza entrare nel merito di chi ha torto o chi ha ragione lo spettacolo c’è stato. Saremo tutti incollati a guardare la prossima gara del Texas”.

Alex Dibisceglia