Dopo due settimane dallo “schiaffo morale” di Nico Rosberg nei confronti del compagno di squadra Lewis Hamilton, il Circus della Formula 1 in questo weekend fa tappa nella "storia”.

Non servono “paroloni” o frasi ben costruite per descrivere il circuito dove si corre domenica. Basta dire solo: Montecarlo. Già il nome è sufficiente per far capire a chiunque (appassionato o meno) di quale pista stiamo parlando.

L’evento monegasco, infatti, rappresenta da sempre l'appuntamento più glamour del Mondiale. Non esiste vip o personaggio più o meno noto, che almeno una volta non sia andato ad assistere al GP di Monaco.

Non per niente, è il luogo che più di ogni altro fa felici gli sponsor, fieri dei loro brand attaccati sulle scocche delle vetture. Tutto l’evento, infatti, è sempre stato come un enorme vetrina, un’esposizione, una sfilata. Una sorta di Festival dell’Automobilismo sul quale gli occhi di tutto il mondo rimangono puntati con un’attenzione impensabile per ogni altro circuito.

Glamour a parte, comunque, siamo di fronte anche ad uno dei più grandi teatri della storia di questo sport. Un tracciato che non è solo insidioso: di più. Occorre ricordare, infatti, che in realtà questa non è una pista. E’ una strada. Con tanto di marciapiedi, strisce pedonali, tombini, sconnessioni e chi più ne ha più ne metta. E’ lo stesso asfalto dove ogni giorno circolano auto, pedoni, moto e passeggini. Con tutte le “imperfezioni” del caso. E di conseguenza, strane parole come “via di fuga” non sono contemplate nel vocabolario monegasco.

Il margine di errore sul tracciato, infatti, è uguale a zero. Nessuna pietà per chi sbaglia. Nessuna possibilità di rimediare. Perdere un attimo la concentrazione equivale al dover terminare all'istante la propria gara. Non per nulla, il circuito è stato sempre considerato come un “tempio”, un regno. Per vincere a Montecarlo, prima di una buona macchina, c’è sempre stato bisogno del “manico” del campione.

E se qualcuno non dovesse essere d’accordo con questa affermazione, si vada a rileggere i nomi dei piloti più vincenti sul circuito monegasco. In cima a questa speciale classifica, troverà un “certo” Ayrton Senna. E’ lui il “signore” di Montecarlo, con ben sei vittorie all’attivo. Il campione brasiliano, infatti, tra i tombini e i guardrail di questa pista, si esaltava come nessun altro. Tirando fuori dei giri che mettevano sulla bocca di tutti la parola “impossibile”.

Basterebbe pensare a quel lontano 1988, quando il grande Ayrton sfidò a duello il suo compagno di squadra in McLaren, Alain Prost. Nessuno dimenticherà mai quel weekend: durante le qualifiche, il “Professore” tirò fuori un tempo impressionante, stampando un 1’25”4 che relegò tutti ad oltre un secondo di distacco. Il francese già esultava, ma l’allegria durò fino a quando Senna non decise di fare sul serio. Quel giorno Ayrton, tra i “vicoli” monegaschi, fece il cosiddetto "giro della morte", fermando il cronometro su un incredibile 1’23”9 che ridicolizzò Prost.

Si gridò al miracolo, alludendo addirittura che forse la McLaren di Ayrton potesse essere irregolare. Ma era regolare eccome. Prost quel giorno accusò il colpo, e capì subito che quel suo nuovo compagno di team non gli avrebbe concesso vita facile. E' vero, poi in gara il tracciato di Montecarlo punì anche Ayrton, il quale andò a sbattere a pochi giri dalla fine regalando a Prost una vittoria inaspettata. Il brasiliano quel giorno sottovalutò le “trappole” nascoste in ogni curva del tracciato, “rilassandosi” troppo per via del minuto di vantaggio accumulato sul compagno di squadra.

Ma imparò presto la lezione. Dall’anno successivo infatti, Senna iniziò la sua striscia vincente nel Principato, e col passare degli anni diventò il “re di Montecarlo”. Ma questa è un’altra storia…una delle tante di una pista per tanti versi semplicemente unica.

Daniel Limardi

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