Il calendario nella sua inesorabilità ancora una volta vede arrivare la data del primo maggio, che segna ventotto anni di distanza da quel weekend di Imola, quello che per la storia rimarrà il fine settimana nero della F1 moderna.

Tempo

All'ora della pubblicazione di questo articolo, ventotto anni fa, il destino di Ayrton Senna aveva già preso una direzione irreversibile. Il tempo rappresenta una delle grandezze fisiche più affascinanti per chi scrive. Il tempo ha una natura intrinsecamente effimera: a differenza della distanza, che può essere vista e toccata, il tempo va vissuto.

Ventotto anni equivalgono a ventotto giri completi del nostro Pianeta attorno al Sole. Chi durante quel fine settimana aveva dodici anni, oggi ne ha quaranta. Una generazione di piloti e di tecnici che già lavora in F1 non ha mai visto dal vivo, nemmeno da bambino, quel Circus.

Ricordi

Tutti questi anni rappresentano una distanza enorme, sulla quale abbiamo dibattuto tantissimi temi, tanto che ormai non rimangono più parole. Abbiamo vissuto un processo, una ridda di testimonianze legate ai vari incidenti e  percorsi a ritroso nelle vite e carriere. Abbiamo superato anche le varie leggende metropolitane e a volte ci siamo attaccati ai discorsi di quello che poteva essere, ma non è stato.

Se volessimo dire qualcosa di nuovo, probabilmente dovremmo scavare nel personale, senza aggiungere nulla a quello che già sappiamo. Potrei raccontare di dov'ero quando l'autoradio dei miei gracchiò la sentenza finale arrivata dall'ospedale di Bologna quella domenica. Ma servirebbe a qualcosa?

Imola 1994

Imola 1994 spesso viene associato alla sola tragedia di Senna ed è uno degli effetti del tempo che ruba i contorni alle fotografie. Quel fine settimana ha visto due decessi in pista (Ratzenberger e Senna) e tutta una sfilza di immagini che forse abbiamo messo da parte. L'incidente di Barrichello, il contatto al via tra Lamy e Letho, la gomma di Alboreto in corsia box.

Quel fine settimana ha fatto da preludio a quello che sarebbe venuto dopo, al sipario che lentamente cala su una F1 che doveva cambiare e che non ritornerà più. Quel fine settimana ha fatto da spartiacque nell'era del Circus moderno, proprio come nel 1976 l'incidente di Niki Lauda al Nurburgring aveva fatto diventare la F1, a detta di molti commentatori, un fenomeno popolare.

Memoria

Questa distanza enorme è calcolabile anche da visi e voci di protagonisti secondari che prima o poi sono andate via. Sid Watkins, il dottore della F1 intervenuto sulle scene degli incidenti di quel fine settimana; Mario Poltronieri e Clay Regazzoni, le voci della RAI di quel fine settimana; Max Mosley, controverso personaggio che tuttavia ha preso sulle spalle la F1 per farla diventare uno sport più sicuro; Sir Frank Williams, il "garagista" che aveva sotto contratto Senna e che da quel giorno ha come portato dentro una piccola crepa.

Bisogna quindi capire che l'esercizio di tenere viva la memoria di questi momenti deve andare più in la del mero ricordo dell'evento. Il ricordo "tiene in vita" chi su questa Terra non c'è più, ma soprattutto fornisce una piattaforma per mettere in prospettiva il presente di chi, in quel momento, c'era e aiutare a capire il passato per chi, all'epoca, non c'era. Per questi motivi mi tengo stretta la memoria di aver appreso del trapasso di Ayrton Senna in quel di Viale Lunigiana a Milano.

Luca Colombo