Suzuka, Hamilton allunga ma nessuno festeggia
“Motorsport is dangerous”: l’automobilismo è pericoloso. Ancora oggi, nel 2014, questa affermazione potrebbe spesso suonare come una banalità, un fatto scontato. Ma di fronte a un avvenimento drammatico come l’incidente di Jules Bianchi, ci si rende conto che purtroppo non lo è per niente. Non solo: a 20 anni dall’ultima volta in cui ci siamo trovati di fronte a un incidente mortale in Formula 1, lo shock provocato dalla gravità delle conseguenze subite dal pilota francese ci ha colti di sorpresa, come se, senza accorgercene, ci fossimo dimenticati di tutti i rischi a cui tutti i piloti si espongono ogni volta che scendono in pista. Come è normale che sia, l’intero weekend di gara (e di mercato piloti) è finito in secondo piano nel momento in cui la Marussia ha urtato la gru all’esterno della curva Dunlop e la gara è stata interrotta con alcuni giri di anticipo. Le celebrazioni del podio e la conferenza stampa dei primi tre classificati non sono state cancellate e hanno avuto luogo in un’atmosfera totalmente surreale, ma non c’è da stupirsi: così come 20 anni fa a Imola (e tante altre volte prima ancora), anche questa volta lo spettacolo deve continuare.
Ci ritroviamo quindi ad analizzare i risultati di una gara già di per sé caotica, che ha visto Lewis Hamilton piazzare un primo tentativo di allungo nella corsa al titolo grazie a una prova eccelsa sotto al diluvio giapponese. L’inglese, battuto da Nico Rosberg nelle qualifiche, è stato autore durante il ventinovesimo giro di uno splendido sorpasso sul compagno all’esterno di curva 1, che gli ha permesso di andare al comando della corsa e di vincerla, portando così a dieci lunghezze il suo vantaggio in classifica. DRS o no, la manovra di Lewis ha sancito una vera prova di forza che conferma il ritrovato stato di grazia del numero 44 e mantiene l’inerzia dalla sua in vista delle ultime quattro gare. Al contrario, Rosberg è sembrato invece arrendevole e un po’ troppo poco combattivo, accontentandosi della seconda piazza e ammettendo nel dopo gara la superiorità della prova di Hamilton. Il figlio di Keke farà bene a riprendersi in fretta se vuole ancora nutrire speranze iridate. Certo, 10 punti sono pochi considerando che in palio ce ne sono ancora 125, ma le ultime batoste potrebbero seriamente compromettere il suo stato psicologico, che più di una volta ha già dato segni di cedimento.
Dietro ai missili d’argento sono state le due Red Bull a dare spettacolo e a conquistare il terzo e quarto posto. L’assetto da bagnato, che nelle qualifiche aveva penalizzato le RB10, ha dato i suoi frutti in gara, con Vettel e Ricciardo che si sono spesso trovati ad essere i più veloci in pista a metà gara, recuperando posizioni su posizioni con sorpassi emozionanti. L’australiano ci ha ormai abituati bene in quanto a manovre spettacolari, ma un ritrovato Seb non è stato da meno e, per la seconda volta in due gare, è arrivato sul podio e davanti al compagno. E se volessimo andare a indagare sulle ragioni di questa ripresa, probabilmente andrebbero cercate nel futuro del quattro volte campione del mondo: Vettel, come saprete, è difatti ufficialmente uscito dal contratto con la squadra austriaca e per il suo largamente chiacchierato e anticipato approdo a Maranello manca ormai solamente l’annuncio da parte dei vertici Ferrari. La notizia, arrivata nella mattina di sabato, è stato l’altro punto caldo del weekend e ha delineato quello che sarà il fulcro della ricostruzione rossa, dando allo stesso tempo il via allo scossone che cambierà il volto dell’intero Mondiale 2015.
L’altro ago della bilancia del mercato piloti, Fernando Alonso, non ha invece ancora comunicato la sua scelta per la prossima stagione, ma nel frattempo il rapporto con la squadra italiana è evidentemente giunto al termine e la sfortunata trasferta orientale non ha di certo aiutato. Una qualifica sottotono e una gara finita prima di iniziare a causa di problemi con l’elettronica hanno letteralmente spento la F14T durante la seconda partenza dietro la Safety Car, mentre la rossa gemella di Kimi Raikkonen arrancava nelle retrovie per poi concludere un weekend da dimenticare al 12esimo posto, doppiato e fuori dalla zona punti. Non accadeva da ben 81 Gran Premi. La Ferrari saluta così il Giappone con Nando superato in classifica da quello che sarà il suo successore e cedendo anche la terza posizione nel Mondiale Costruttori alla Williams.
Williams che, nonostante fossero la seconda forza in campo sulla pista asciutta (come testimonia la seconda fila ottenuta in qualifica) hanno faticato non poco sotto l’acqua, con Valtteri Bottas e Felipe Massa che hanno dovuto cedere il passo alle Red Bull e alla McLaren di uno scatenato Jenson Button. Grazie ad un pit stop anticipato rivelatosi poi azzeccatissimo, il campione del mondo 2009 stava andando a prendersi il gradino più basso del podio, ma durante la seconda sosta ha perso secondi preziosi per la sostituzione del volante e qualche problema nella ripartenza, scivolando in quinta piazza. Ad ogni modo, l’inglese, al contrario di Vettel, è ancora altamente in dubbio per l’anno prossimo e ha forse voluto dimostrare al suo team e alla Honda di meritare una possibilità. Alonso si o Alonso no. E mentre attendiamo con ansia qualche buona notizia dall’ospedale dove Jules Bianchi è ricoverato, il Circus non si ferma e le squadre sono già in viaggio verso Sochi, dove domenica si correrà il GP di Russia. Altro giro, altra corsa: the show must go on.
Stefano Russo
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