Storie d’estate | Dalla luna di Armstrong al… settimo cielo di Stewart
Nel weekend del 20 luglio del 1969, mentre la Nasa porta il primo uomo ad allunare, Jackie Stewart ottiene il suo primo successo a Silverstone.
Quanta distanza ci potrà mai essere tra Neil Armstrong, astronauta nativo di Wapakoneta, Ohio, e Jackie Stewart, pilota da corsa scozzese che più scozzese non si può? Tanta, verrebbe da dire. Beh, la risposta potrebbe non essere così sbagliata. A pensarci bene, però, in quei giorni tra il 19 e il 20 luglio del 1969, 55 anni fa, i due avrebbero potuto essere in qualche modo affiancati. Non fisicamente, è ovvio: l’astronauta era tutto intento nei preparativi, insieme al collega Buzz Aldrin, in vista del primo storico allunaggio, mentre il pilota era alle prese con i curvoni di Silverstone. Ma, possiamo dirlo senza paura di essere smentiti, per entrambi si è trattato di una data che ha cambiato, almeno in parte, la propria vita.
Il giorno che ha cambiato la Storia
Il 20 luglio 1969 ha cambiato la Storia, in qualunque modo la si voglia vedere. La Nasa, ormai allo scadere del termine temporale imposto dal presidente Kennedy nel 1961, deve assolutamente “entro questa decade fare atterrare un uomo sulla Luna e farlo rientrare sulla Terra in maniera sicura”. La missione Apollo 11 è destinata a fare proprio questo, e a distogliere anche l’attenzione dai tanti problemi che attanagliano l’America in quel momento, a partire dalla Guerra in Vietnam. Armstrong, Aldrin e Collins hanno gli occhi del mondo puntati addosso, e il loro arrivo sulla Luna, tra imprevisti e sangue freddo da vendere loro e degli uomini del Mission Control Center di Houston capitanati da Gene Kranz, cambierà per sempre il nostro modo di vedere lo Spazio e, perché no, il futuro, creando illusioni e false speranze presto ricacciate indietro dalla dura realtà.
In questo turbine di emozioni e ottimismo, però, c’è chi non ha il tempo di perdersi a seguire quello che sta succedendo a 500.000 km di distanza, perché ha un Campionato del Mondo da portare avanti. Il circus della F1, in quel weekend storico, ha ripiantato le proprie tende a casa, nel Northamptonshire, più precisamente a Silverstone. Ed è qui che i giochi per la conquista del titolo di quella stagione iniziano a farsi sempre più duri, anche perché in lizza per la vittoria c’è uno dei drivers più forti e carismatici che l’Isola abbia mai regalato al mondo delle corse: sir Jackie Stewart.
Un weekend iniziato male, finito in gloria
Lo scozzese di Dumbarton, alla guida della Matra della scuderia di Ken Tyrrell, si sta giocando il Mondiale contro la Lotus dell’austriaco Jochen Rindt e la Ferrari di Jacky Ickx. Una vera lotta tra titani, non c’è che dire. La gara di Silverstone, sesta in calendario, è ormai decisiva per l’assegnazione del titolo, e una vittoria porterebbe Stewart ad un tiro di schioppo dal primo alloro iridato.
Quattro vittorie in cinque gare hanno fatto del team dello zio Ken, fino a quel momento, il punto di riferimento assoluto, ma nelle prove di Silverstone non tutto va per il verso giusto. Durante le prove libere, infatti, accade l’imprevedibile. A Woodcote, infatti, la vettura di Piers Courage passa troppo pesantemente sul cordolo e stacca un pezzo di cemento che va a colpire la posteriore destra di Stewart, che in quel momento viaggia a più di 270 km/h. Lo pneumatico esplode, Jackie vola contro un terrapieno e distrugge completamente la sua Matra-Cosworth.
Lo scozzese non subisce danni fisici, ma la vettura è da buttare. Occorre allora ricorrere al muletto, preparato per il giovane team mate al debutto, Jean Pierre Beltoise; non certo la soluzione migliore per un pilota in lotta per il titolo. Ma, a volte, è necessario, anche per un futuro Campione del Mondo, fare buon viso a cattivo gioco, estraendo il meglio dalle situazioni che si presentano. È proprio questo che fa Stewart, qualificandosi in prima fila dietro alla Lotus di Rindt, perfettamente preparata da Colin Chapman ed Herbie Blash.
Ed è proprio l’austriaco a dare del filo da torcere allo scozzese in gara; i due mettono in scena un fantastico duello, tra sorpassi e manovre mozzafiato. Il tutto fino al 54° passaggio, quando la Lotus ha un problema, e la Tigre austriaca è costretta a rallentare. La strada si fa dunque in discesa per Stewart, che va vincere con un giro di vantaggio su tutti, compreso il secondo classificato Jacky Ickx, mentre Rindt è mestamente quarto. Un trionfo per il pilota dal casco bianco con la striscia di tartan, che può festeggiare davanti al padre e ai suoi amici giunti appositamente dalla Scozia. Un successo che gli spalanca le porte dell’alloro iridato, conquistato due gare dopo nel tripudio di Monza.
Insomma, il weekend di quel 20 luglio 1969 è stato a modo suo storico anche nel mondo del motorsport, con il trionfo di Jackie Stewart a Silverstone, mentre in orbita lunare ci si preparava allo sbarco più importante dai tempi di Colombo. Oggi, a 55 anni, fa sempre piacere ricordare i protagonisti di queste storie, soprattutto vedendo quella figura piccola ma vulcanica che ancora si aggira nei paddock di tutto il mondo, mostrando una classe, un’eleganza e un’intelligenza che sfuggono a buona parte dei protagonisti attuali.
Nicola Saglia