Il 21 marzo 1960, in una casa nella zona nord di San Paolo, nasce una stella. Colui che sarebbe diventato uno dei più grandi piloti di tutti i tempi, ed uno degli sportivi in assoluto più popolari e amati al mondo: Ayrton Senna Da Silva. Sin da piccolo, Ayrton non deve fare i conti con la povertà tipica di molte zone del Brasile, potendo godere di un'infanzia piuttosto agiata: il padre, Milton Da Silva, è proprietario di un'industria metallurgica e di un allevamento di bestiame. Ben presto mostra un forte interesse per l’automobile e per la velocità: a 4 anni, il padre gli costruisce il suo primo kart, spinto dal motore di una falciatrice e con il numero 007 sul muso. A scuola non brilla particolarmente, negli sport non sembra (contrariamente alla stragrande maggioranza degli altri bambini) molto interessato al calcio, anche perché il suo unico interesse sembra riguardare le corse.

A 8 anni "Beco", soprannome affibbiatogli in famiglia che deriva da "boccale di birra", riceve in dono il suo primo vero kart, che ben presto diventa anche una specie di "arma" per cercare di fargli migliorare il rendimento scolastico; con esso inanella instancabilmente infinite sequenze di giri nel vicino kartodromo di Interlagos.

Compiuti 13 anni, raggiunge finalmente l'età minima per partecipare ad una competizione, ed il 1° luglio 1973 partecipa alla sua prima vera gara di kart su un circuito improvvisato a Campinas, dove resta in testa dall’inizio alla fine della corsa, venendo centrato nel finale da un avversario. Ma non passa poi molto prime che arrivi la prima vittoria: basta solo una settimana, quando ottenne il primo successo ad Interlagos. In quell'occasione avviene il primo incontro con Emerson Fittipaldi, allora campione del mondo in carica di Formula 1: successivamente tra i due sarebbe nata una forte amicizia.

A sventolare la bandiera a scacchi a Interlagos c’è però Lucio Pascual Gascon detto “Tché”, l’unico preparatore di livello internazionale presente in Brasile: a lui Milton Da Silva affida il figlio, al punto che la sua officina sarebbe diventata una seconda casa per il giovane pilota brasiliano.

Ayrton, grazie al fatto di essere mancino, mentre guidava con la mano sinistra, con la destra poteva maneggiare il condotto del carburatore in fondo ai rettilinei ma anche affrontando le curve, per ingrassare la miscela e far respirare il motore. La sorella Viviane ricorda: "Dopo aver perso una gara sotto l'acqua a causa di un testacoda, Ayrton ogni volta che pioveva prendeva kart, casco e tuta e andava a girare, fino a quando non faceva buio". Non a caso, sarebbe divenuto celebre come il "Mago della Pioggia" una volta approdato in Formula 1.

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