Johann Zarco è al primo anno con LCR e Honda dopo i 4 anni passati in Ducati.
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Johann Zarco è uno dei piloti più esperti del paddock e nella sola MotoGP ha guidato quasi tutte le moto scese in pista negli ultimi anni: prima un test con Suzuki negli anni della Moto2, poi Yamaha, KTM, Ducati e Honda, sfida accettata da quest’anno con l’obiettivo di aiutare i giapponesi a tornare in vetta. Un capitolo accolto positivamente dal francese, che al Sachsenring ci ha raccontato perché ha accettato questa opportunità.

Intervista realizzata nel corso del weekend del Gran Premio di Germania.

Lucio Cecchinello ti ha definito “un artista” e uno dei piloti più professionali che abbia mai incontrato, sei contento di quello che dice? Come ti stai trovando con LCR?
Mi fa piacere sentire queste parole di Lucio, rispetto molto quello che fa da anni, sto scoprendo il suo team solo ora, ammiro come gestisce le cose. Dato che lo ammiro, fa piacere sentire questo suo commento, è bello. Mi trovo bene, non avrei mai pensato di trovare un feeling immediato con meccanici e tecnici, da voglia solo di far bene e di far bene anche nel tempo, sarebbe bello creare una storia assieme. 

Se ti chiedessi di descrivere la tua prima parte di stagione con una canzone dei Beatles, quale sceglieresti?
Don’t let me down, perché è un momento delicato e quindi “non mollarmi”, chiedo alla moto di non mollare.

Johann Zarco ci ha spiegato perché ha accettato la sfida con Honda: "Voglio vedere quanto sono maturato"
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Ti saresti mai aspettato di dover fronteggiare questi cambiamenti in Honda?
Ero pronto, ad agosto lo scorso anno, quando ho firmato, sapevo che sarebbe stata un'opportunità interessante, è vero che è un po’ speciale ma è un momento nel quale le cose possono cambiare. Vista la partenza di Marc, Honda si è trovata costretta a cambiare delle cose e ne hanno cambiate molte, ma hanno bisogno di tempo per mettere tutto a posto. 

5 anni fa avevi abbandonato l’avventura in KTM dicendo che – cito – “se non faccio il mio lavoro bene scendo dalla moto infelice”. Quanto ti ha aiutato quell’esperienza ad affrontare questa avventura in Honda e quanto ti ha permesso di crescere da un punto di vista personale?
È vero che con KTM avevo 29 anni e arrivavo da 2 anni bellissimi con Yamaha e non ero pronto ad accettare di fare un passo indietro per farne due avanti. Non ero capace, dovevo avere subito la performance e per quello ho vissuto male quel periodo in cui ero indietro e non vedevo progressi. Dopo 4 anni con Ducati, sono cresciuto e mi sono detto che questo passaggio in Honda è un modo per riprovare un'avventura come quella di KTM e per vedere quanto sono maturato per riuscire a portarla a termine. Ci sono molti dubbi anche adesso, ma riesco anche a divertirmi nelle difficoltà.

"Con KTM non ero pronto ad accettare di fare un passo indietro per farne due avanti"
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Hai scommesso qualcosa con il team se dovesse arrivare un podio o una vittoria quest’anno?
Non ho scommesso nulla, volevamo tagliare i capelli di Irene (Press Officer di LCR, ndr) ma anche per una vittoria non lo farà mai!

Recentemente Márquez ha detto che adesso “è difficile avere una carriera lunga” in MotoGP: sei d’accordo con lui? Dove ti vedi tra cinque anni? Ancora in moto, ma in un altro campionato, oppure lontano da questo mondo?
Fatico a vedermi in un altro campionato, perché mi piace tanto la MotoGP. Scoprirò l’endurance ma per il piacere di fare delle gare mitiche come Suzuka e nel futuro ci saranno anche delle 24 ore come Le Mans e il Bol d’Or. Io vorrei continuare in MotoGP, non so tra 5 anni, ma vorrei farne sicuramente altri perché sento di essere più performante di prima e penso di gestire le mie performance meglio di prima. Capisco quello che dice Marc, perché ora bisogna essere capaci di esprimersi sempre al meglio. Prima potevi abituarti ad essere sempre in top-5 e a mantenere quel ritmo per anni, adesso in un battito d’occhio sei 15° e quando sei lì non ti guarda più nessuno e perdi il posto. Da un lato è bello, il livello della MotoGP è più alto.

La 8 Ore di Suzuka è una grande opportunità per te per correre in un ambiente inedito: sei felice di questa chance che ti ha dato la Honda e come sono andati i primi test?
Ho scoperto una pista fantastica, unica, è bello adattarsi a una moto competitiva e provare a capire come fanno i giapponesi perché conoscono bene la pista e questo fa la differenza. È stata un’opportunità per fare un allenamento straordinario con una moto buonissima e mi piace la sfida di poter provare a vincere con la Honda e creare un rapporto più stretto con loro con un occhio anche alla MotoGP. 

Ti abbiamo visto suonare il piano in più occasioni sia nelle feste qui nel paddock sia al matrimonio di Miller più di un anno fa: tra pochi giorni si sposerà Bagnaia, a lui che canzone suoneresti? 
Al matrimonio di Miller ero con la chitarra, anche se suono entrambi. A Pecco dedicherei una canzone italiana, “Vivo per lei” perché l’ha conosciuta tanti anni fa.

Mi aggancio a questa domanda perché vorrei chiederti un tuo parere sull’attuale corsa al titolo tra Pecco, Jorge e Marc: chi vedi come favorito e ti stupisce vedere Marc così vicino a Pecco e Jorge pur avendo una moto meno recente?
Sono impressionato da Pecco, da come fa vedere che è il numero 1. Non sono sorpreso dell’adattamento di Marc, anzi, pensavo che avrebbe ammazzato tutti. Finalmente vedo che anche lui ha bisogno di tempo per adattarsi perfettamente come Pecco. Sicuramente è veloce, ma pensavo che sarebbe stato superiore a tutti gli altri. Mi piace come gestisce Martin. Se la giocano tutti e tre, forse vedo più avanti Martin e Pecco, con gli errori di Assen di Marc credo che lui cercherà il piacere di vincere di nuovo prima di concentrarsi sul titolo.

Se non avessi fatto il pilota, quale sarebbe stato il tuo lavoro dei sogni? 
Non ho mai pensato a un altro lavoro, ho fatto all-in per diventare un pilota, senza altre opzioni.

Mattia Fundarò