F1 | Toro Rosso STR12, l'analisi tecnica: in linea con la Red Bull per puntare al quinto posto
Già il musetto rappresenta un netto taglio col passato: di chiara ispirazione Mercedes, esso presenta la punta arrotondata (in rosso) con i piloncini di sostegno molto arretrati che reggono l'alettone con la sola punta; presente anche l’S Duct (in giallo) alimentato da un ingresso classico e non dalla presa NACA come nella passata stagione.
L'ala anteriore a Delta presenta la classica cascata di flap con piccoli tagli sulle punte dei profili (riquadro verde) per intensificare i flussi e i vortici Y250 verso le sospensioni ed i bargeboards. I flap superiori sono del tutto identici a quelli della SRT11, dunque molto probabilmente verranno sostituiti successivamente, mentre le paratie verticali non presentano nessuna pinna: anche questa sarà una zona in continua evoluzione.
Le sospensioni anteriori mantengono lo schema push rod, ma gli elementi sono più rialzati oltre ad essere più rinforzati per alimentare il fondo vettura e i turning vanes, che presentano due soffiature; inoltre, il braccetto superiore presenta lo schema a pivot (riquadro arancione) già visto in Mercedes, per alzare ulteriormente gli assi. Le prese dei freni presentano una palpebra (in azzurro) che funge da dispositivo aerodinamico per schermare le ruote e i flussi generati dal loro rotolamento. Curiosa la posizione delle telecamere con uno stelo (riquadro viola) che le allontana dal corpo vettura per non influire sui flussi.
Passando ai deviatori di flusso laterali, la monoposto presenta un unico elemento molto semplice, con un accenno di dente superiore all'inizio del profilo.
La zona del cockpit ha subito diverse modifiche: iniziando dall'ingresso delle pance laterali (in azzurro) simili alla vettura dell'anno passato ma con un’inclinazione differente, come da regolamento, tutta la zona è accerchiata da dei deviatori verticali composti da due elementi (evidenziati in giallo) che non presentano soffiature, mentre vicino alle protezioni dell’abitacolo è presente una pinna verticale (in verde): entrambi questi dispositivi cercano di mantenere il flusso aderente lungo il corpo verso la zona del diffusore, accelerando i flussi superiori e mantenendo in ordine quello laterale per una maggiore efficienza della zona coca cola e per generare il carico.
Per quanto riguarda l’airbox (in viola), benché modificato nelle forme, esso mantiene la triplice divisione: la centrale, per il raffreddamento del motore termico, e le due laterali per le componenti aggiuntive.
La parte posteriore è quella che ha subito più modifiche: partendo dalle pance più strette e chiuse, grazie anche alla miglior disposizione delle masse radianti e del motore, che fa aumentare la zona coca cola, per poi passare alla pinna di squalo (in verde), presente dietro la presa dinamica, per sopperire alla mancanza di carico generata dal nuovo alettone posteriore. Le sospensioni posteriori, sempre pull rod, sono mutuate dalla Red Bull con il braccio del tirante (cerchiato in giallo) che lavora in posizione decisamente avanzata.
L'alettone posteriore, sorretto dal pilone centrale, presenta sulle paratie verticali oltre ai soffiaggi superiori orizzontali (riquadro verde), anche due doppi soffiaggi verticali al centro (cerchi azzurri), e una serie di soffiaggi verticali inferiori (riquadro giallo) per far lavorare meglio il diffusore. Sulla struttura deformabile è presente anche il monkey seat (riquadro rosso) a forma di omega per creare più carico sull'asse posteriore. Il fondo piatto, rivisto anch'esso, presenta solamente due feritoie davanti gli pneumatici posteriori.
Obiettivo del team gestito da Franz Tost è battere un’agguerrita concorrenza come Force India, Renault e Sauber, per cercare di agguantare il quinto posto in classifica. Una meta fattibile, nonostante le difficoltà palesate nei primi quattro giorni di test, a patto che il progetto disegnato da James Key riesca ad essere competitivo oltre che esteticamente gradevole, e la power unit Renault si dimostri affidabile e vicina ai rivali della Mercedes.
Michele Montesano