Vicenda che ha dell'assurdo quella che ha coinvolto Jean Alesi, posto sotto custodia dalla polizia di Avignone nella giornata di ieri. L'ex pilota di F1 sarebbe infatti ritenuto colpevole del danneggiamento di uno studio di architettura del cognato attraverso un ordigno esplosivo.

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IL FATTO

Secondo quando riportato da "L'Équipe", l'ex pilota francese si sarebbe presentato di sua spotanea volontà alla stazione di polizia dopo il fermo di suo fratello José. Quest'ultimo, infatti, stando alle indagini, sarebbe stato ascoltato dalla polizia per delle indagini in merito ad un'esplosione in uno studio di architettura nella serata di domenica. Per fortuna nessun ferito, ma soltanto danni alla struttura.

Dalle indagini si è risaliti poi ad una BMW immatricolata a nome di una carrozzeria gestita da José Alesi e da qui il fermo. Jean Alesi ha poi però ammesso di aver incastrato un "grosso fuoco d'artificio comprato in Italia" nella cornice di una finestra dello studio di architettura di suo cognato a Villeneuve-lès-Avignon la notte precedente. Davanti agli inquirenti l'ex pilota ha poi ha scagionato il fratello, dichiarando di essere in compagnia di suo figlio Giuliano e di un amico.

Anche il figlio sarà per questo processato in quanto complice. Il rischio è dieci anni di reclusione ed una multa di 150 000 euro, stando a quanto si legge sempre su "L'Équipe".

VICENDA ASSURDA

Jean Alesi ha poi dichiarato di aver voluto fare "un brutto scherzo" al cognato, in procinto di separazione con la sorella, "senza immaginare di provocare tale danno". Il cognato ha detto di non avere problemi con l'ex pilota, ma ha sporto denuncia per i danni procurati al suo ufficio.

Insomma, una vicenda personale che non fa onore all'ex pilota Ferrari, che per questo nei prossimi mesi sarà processato e dovrà sperare in una pena non troppo severa nei suoi confronti e dei suoi complici, tra cui il figlio Giuliano, impegnato quest'anno in Giappone in Super Formula.

Carlo Luciani