Gp Germania: l'analisi di una gara infuocata
Una gara tiratissima, con i primi quattro giunti al traguardo nello spazio di pochi secondi, decisi a giocarsi sino all'ultima curva le proprie carte. Per la quarta volta stagionale, però, è stato Sebastian Vettel ad aggiudicarsi l'intera posta in palio, dando ulteriori ambizioni al proprio tentativo di scalata al quarto titolo mondiale consecutivo. E dire che, senza i guai tecnici manifestatisi a Silverstone, il gap in classifica sugli immediati inseguitori sarebbe stato ancora più ampio. Insomma, Vettel appare ancora una volta il candidato numero 1 alla vittoria finale, dimostrando di saper guidare in maniera lucida ed efficace la vettura complessivamente più competitiva del campionato. In una gara caratterizzata, come da tempo non accadeva in questa stagione, dalle alte temperature dell'asfalto, la Lotus è tornata prepotentemente alla ribalta, piazzando entrambi i propri piloti sul podio. Sorprendente soprattutto la gara di Grosjean, il quale da buon scudiero ha lasciato strada nel finale al compagno, tornando su quel podio dal quale mancava dalla gara in Bahrein; consistente anche la prova di Raikkonen, il quale ha per poco fallito l'assalto finale a Vettel: probabilmente l'ultima sosta è risultata troppo tardiva per permettere al finlandese di poter seriamente impensierire il tedesco della Red Bull. Capitolo Ferrari: la strategia di rinunciare ad un set di gomme morbide in prova nel tentativo di privilegiare la gara non ha pagato come ci si attendeva. Alonso ha dovuto effettuare il primo pit-stop dopo soli 14 giri, alle prese con un set poco performante che non gli ha consentito di rimanere in pista per i preventivati 20-22 giri. Nel finale si è ritrovato ad essere il solo in pista con un set nuovo di Soft, ma ciò non è bastato per agguantare il podio: un segnale preoccupante per chi confida ancora nelle velleità di titolo mondiale a Maranello. Per quanto riguarda Massa, invece, ancora misteriose le cause del testacoda che lo ha escluso dalla gara dopo soli quattro giri: il bloccaggio delle gomme posteriori in frenata è apparso alquanto anomalo, anche se si attendono ulteriori indicazioni a tal proposito dai tecnici di Maranello. Nel complesso, la Ferrari è apparsa competitiva solo a tratti durante nel week-end, ma di certo non nelle fasi in cui serviva veramente, ovvero in qualifica e soprattutto in gara. Le novità tecniche sembrano non dare i frutti sperati e la F138 sembra faticare a reggere la curva di sviluppo di Red Bull, Mercedes e anche Lotus: in Ungheria si attende una reazione prima della pausa estiva. Segnali di ripresa sono giunti dalla McLaren, forse nel momento in cui nessuno, probabilmente nemmeno a Woking, se lo asettava più: Button è giunto sesto e Perez ottavo, non senza essersi dati battaglia anche stavolta. Passo indietro, invece, per la Mercedes: al di là dell'errore strategico che ha penalizzato Rosberg in qualifica, in gara la vettura del tedesco è rimasta ben lontana dalle posizione di vertice, con un nono posto finale che sembra un brodino rispetto al trionfo di Silverstone; in difficoltà anche Lewis Hamilton il quale, dopo la splendida pole di sabato, si è dovuto accontentare di un quinto posto artigliato all'ultimo giro ai danni dell'ex-compagno Button. La Mercedes ha quasi dato l'impressione che l'effetto dei 1000 km di test segreti stia lentamente svanendo, e di certo non gioverà alla scuderia rimanere a guardare gli altri impegnati nei test di metà luglio. Mentre nessun problema si è verificato con le gomme, infine, i rischi sono invece arrivati con due situazioni abbastanza imprevedibili: la prima, con la ruota persa in corsia box da Webber che ha finito per colpire un operatore Tv; la seconda, con la Marussia lasciata incustodita da Bianchi che è andata pericolosamente a tagliare in retromarcia la pista nel tratto più veloce del circuito. L'inesperienza, talvolta, può giocare brutti scherzi.
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