F1 | La colpa di Alonso: una difesa troppo… “old style”
Fernando Alonso penalizzato di venti secondi al termine del GP di Melbourne è l'ennesimo esempio di una F1 che ha perso il contatto con la realtà.
In questi ultimi anni in F1 di penalità e decisioni assurde da parte degli stewards ne abbiamo viste e commentate a profusione. L’ultima decisione che ha messo la lente d’ingrandimento sui commissari è quella relativa a Fernando Alonso, penalizzato di venti secondi ai margini del GP d’Australia. Ora, c’è poco da stupirsi, visti i tempi che corrono. Ma una domanda sorge spontanea: cosa può fare un pilota che deve difendere la posizione?
Fernando frena in anticipo
Sgombriamo subito il campo da ogni tipo di equivoco: Fernando Alonso, alla staccata della variante Marina di Melbourne, ha frenato in anticipo. Molto in anticipo, tanto da trarre in inganno George Russell alle sue spalle, fargli commettere un errore madornale e farlo finire nella ghiaia e poi contro le barriere, con tanto di Mercedes in bilico in mezzo alla pista. I dati telemetrici, che nella F1 attuale sono in pratica il Vangelo, in questo caso sono impietosi: Nando ha perso circa due decimi in 200 metri, e rispetto al giro precedente è riscontrabile un delta di circa 40 km/h.
Non pochi, se si considera che la corsa era ormai giunta al termine, e Russell dietro stava attaccando a più non posso. La Direzione Gara, una volta visionati i dati, non ha avuto dubbi: l’azione sarebbe stata da drive through, quindi ecco 20 secondi da aggiungere al tempo di gara dello spagnolo, sprofondato così dalla sesta all’ottava posizione. Tra l’altro, Alonso ha anche accusato un problema all’acceleratore proprio nelle fasi finali, che avrebbe potuto costargli molto caro senza il botto del rivale alle sue spalle.
L’incidente è stato determinante
Nel comunicato ufficiale in cui viene spiegata la ratio della penalità e della sua entità, la Race Direction ha spiegato come l’entità dell’incidente di Russell non abbia influito sulla decisione presa. A conti fatti, però, non ci sono neanche tutti gli estremi per andare ad indicare una condotta di Alonso deliberatamente e volontariamente atta a trarre in inganno l’inglese della Mercedes.
E quindi? A ben guardare, tutto ciò pare né più né meno che una scusa bella e buona. Se questo episodio fosse avvenuto da qualche altra parte, con una semplice escursione fuori pista dopo uno scarto della Mercedes o di chiunque altro, una penalità così pesante non sarebbe stata neanche presa in considerazione. Certamente hanno avuto un peso rilevante le immagini della vettura in mezzo alla pista e i team radio comprensibilmente concitati dello stesso George.
Fernando Alonso è stato penalizzato per brake testing, cioè la manovra di frenate in anticipo praticamente in faccia all’avversario per trarlo in inganno. Evidentemente, anche questo non è più concesso, nonostante fino a qualche tempo fa fosse una pratica diffusa e lo sia tutt’ora su ogni tracciato del mondo. Baku 2017 o Jeddah 2022 dicono niente? In entrambi i casi non fu sanzionato chi frenava in anticipo, anzi in Azerbaijan a farne le spese fu Vettel per il fallo di reazione sullo scaltro Hamilton.
Nando, l'ultimo di una specie
Volevo sfruttare al massimo la velocità di uscita da curva 6 per difendermi. È quello che farebbe ogni pilota e non sento d'aver fatto qualcosa di pericoloso. Delude ricevere una penalità per quello che è stato un duello duro ma leale. Sono felice che George stia bene, non è stato bello vedere la macchina nel mezzo della pista. Mi sorprende un po' ricevere una penalità alla fine della gara e su come dovremmo affrontare le curve o come dovremmo guidare le monoposto. In nessuna occasione vogliamo fare qualcosa di sbagliato a quelle velocità. In F1 ho più di 20 anni di esperienza, con alle spalle duelli epici come Imola 2005 e 2006, Brasile 2023; cambiare traiettorie, sacrificare la velocità di ingresso in curva per uscire bene, sono cose che rientrano nell'arte del motorsport.
Già, l’arte del motorsport. Le parole di Alonso non solo sono condivisibili, ma dovrebbero essere la base di ogni competizione a quattro e due ruote. Un pilota deve avere la possibilità di difendersi, senza ovviamente sfociare nell’irregolarità. Ma in questo caso, non ce ne vogliano i censori che regnano nella F1 moderna, di deliberate mosse fuorilegge non se ne sono mai viste. Alonso ha alzato il piede prima, è vero, ha fatto il famigerato brake testing; ma cosa c’è di male in ciò?
Cosa ci sia di sbagliato nel voler difendere la posizione a tutti i costi, francamente, fatichiamo a comprenderlo. Ragionando come hanno fatto gli stewards a Melbourne, francamente il timore è quello di vedere sempre meno duelli veri, in un Circus che già non è che proprio sia la quintessenza della lotta in pista. Si cerca lo show a tutti i costi: possibile che non si arrivi a capire che duelli come quello tra Alonso e Russell sia spettacolo puro?
Infine, un’ultima cosa: la vogliamo smettere con i piagnistei, cari George ma soprattutto Toto Wolff? Quel “Non voglio accusare Fernando, ma…” suona esattamente al contrario di come si scrive. L’inglese è un pilota pagato profumatamente, ha fatto un errore dopo essere stato tratto in inganno da un rivale. Ne faccia tesoro, studi quello che è successo, e magari la prossima volta tiri fuori lui un po’ di sana “bastardaggine”, chissà che non riesca a sorpassare il rivale prima di finire a muro.
In quanto a Fernando Alonso, beh… Che si conservi così e continui a correre finché vorrà. Divisivo, cattivo, spaccone il giusto, e dannatamente grintoso e veloce. La F1 ha bisogno di lui (e persone come lui), più di qualsiasi altra cosa.
Nicola Saglia