Il disegno del tracciato è affidato ad una persona di fiducia, vale a dire l'architetto Tilke, dalla cui matita nasce un circuito che ricorda vagamente quel Detroit Street Circuit impiegato negli Anni Ottanta. Non mancano i marchi di fabbrica del nostro architetto preferito, come le doppie chicane squadrate con i cordoli altissimi, e la ciliegina sulla torta nel settore finale, con un budello che passa sotto quello che ha tutta l'aria di essere uno svincolo della tangenziale e che immette sui curvoni finali da affrontare in appoggio. Oggettivamente, la città ha una sua planimetria e, a meno di andare in giro con il bulldozer per crearsi gli spazi, più di così non si poteva fare. La sensazione, dal divano di casa, è di trovarsi davanti a un Gran Premio di Montecarlo più lungo e più futuristico, meglio equipaggiato per le discussioni di affari, con la differenza di fuso orario che gioca a favore del pubblico televisivo europeo, ma senza quell'appeal intriso di storia delle corse che rende la gara nel Principato monegasco tollerabile persino nei momenti più noiosi. E poi non c'è una chicane del Porto dove inquadrare dall'alto le ragazze che prendono il sole in costume da bagno!

Probabilmente l'età ci ha fatto diventare più disincantati nelle nostre analisi, ma le gare corse nell'unico (crediamo) posto al mondo in cui il commercio di chewing-gum è vietato, hanno seguito più o meno rigidamente un rituale scandito dall'ossessione di dover risparmiare le gomme per tre quarti del fine settimana, dagli ingressi della safety-car, da uno sviluppo bipolare della dinamica di gara (anestetizzato per la prima metà e sconsiderato per la seconda metà, soprattutto nelle retrovie), che culmina nella bandiera a scacchi sventolata sul limite delle due ore di gara e i fuochi d'artificio, tipo Napoli a Capodanno, sul rettilineo.

Tecnicamente parlando è importante che la vettura sia equilibrata ed agile in curva, ma bisogna prestare attenzione alla definizione dell'assetto, che può essere inficiata dalle risultanze delle sessioni di prova effettuate con la luce del sole e relativo caldo umido: in termini più comprensibili, la differenza di temperatura e il diverso cambio termico possono fare sì che una vettura bilanciata durante le prove disputate al tramonto si comporti in maniera differente durante le qualifiche o durante la gara disputate la sera. Nonostante la preparazione fisica sia un aspetto tenuto sempre in considerazione, per la gara di Singapore bisogna lavorare anche sui cicli di sonno: il fisico dei piloti non deve adeguarsi al naturale susseguirsi di giorno e notte, ma deve comportarsi come se si fosse nel fuso orario europeo, garantendo dunque la massima prestazione possibile durante la sera. Inoltre anche la vista deve essere preparata per affrontare la gara con le luci artificiali e per questo, ai tempi della prima edizione, si era fatto un gran parlare dell'utilizzo di pastiglie / caramelle al succo di mirtillo, un espediente utilizzato (sempre secondo i bene informati) dai piloti della 24 Ore di Le Mans.

A conti fatti, Singapore è ormai una presenza fissa nel Calendario, ma a parte aneddoti che sfociano nel folklore (invasioni in pista di persone che evidentemente non avevano trovato posto migliore per attraversare la strada, presenza di strani animali che si pensava fossero estinti qualche era geologica fa e impavidi commissari di bordo pista impegnati in rettilineo a emulare la falcata di Usain Bolt con dietro le Formula 1 in accelerazione), la storia automobilistica non ha tantissimo da raccontare, se non la particolare edizione inaugurale, datata 2008, che forse ha rappresentato una delle pagine più controverse del Circus

Luca Colombo