Eppure tutto questo ci sta, anche se in fondo sembra trattarsi di una bellezza apparente, costruita, artificiale. In fondo, è impossibile non notare sin dal primo approccio le enormi potenzialità di questo luogo. Una città sorta praticamente dal nulla negli ultimi quarant'anni (il primo giacimento di petrolio venne scoperto solo nel 1958) e cresciuta rapidamente a dismisura, tra imponenti colate di cemento che ne fanno un enorme cantiere a cielo aperto. Spazi infiniti e ancora inesplorati tutt'intorno, con il deserto a due passi che rappresenta uno scenario quasi timido e secondario di fronte all'inarrestabile ascesa urbana di un territorio che sembra proiettato nel futuro. 

Anche perché, diciamoci la verità, qui di passato ce n'è ben poco: scordatevi le nostre capitali europee, con secoli di storia che ne hanno cementato culture, tradizioni, usi e costumi, ed i cui tratti somatici si possono leggere facilmente in edifici che trasudano storia quasi ad ogni angolo. Qui non è così: perchè tutto è nuovo, tutto quasi inconsapevole, eppure tutto maledettamente controllato. I cantieri sembrano non voler smettere mai di restare in movimento, con operai al lavoro 7 giorni su 7 per costruire l'ennesimo pezzo di un puzzle che sembra non conoscere confini. Ma nuovi sono anche coloro che vi abitano: una popolazione multietnica, dove nel settore terziario a farla da padrone sono gli immigrati provenienti in buona parte da Egitto e India, anche se persino nel Vecchio Continente in molti si stanno accorgendo di questo nuovo paradiso del business. 

Il ciclo di novità che avanza lo si avverte anche da talvolta piccoli particolari. Come la moltitudine di tassisti, tutti in divisa, i quali ti accolgono con modi di fare gentili e un discreto inglese, ma che poi spesso risultano impreparati (ahimé) proprio sulle località da raggiungere. Il senso di stupore lo si avverte anche recandosi nel cuore pulsante della città, mettendo il naso all'insù e restando ammaliati dai grattacieli ricchi di luci che rappresentano la suggestiva cornice della...Corniche, ovvero il celebre lungomare di Abu Dhabi.

Le stesse sensazioni che si avvertono anche in circuito, con tantissimi operai pronti a rimuovere qualsiasi rifiuto da terra, attenti ad ogni dettaglio, mentre gli addetti alla sicurezza vigilano attentamente controllando in maniera minuziosa ogni auto, ogni borsa, ogni tasca. L'aspetto del paddock è ben lontano da quello dei circuiti europei, con le hospitality delle varie scuderie alloggiate in graziose mini-palazzine a tre piani: in basso la sala per il rinfresco di ospiti e team, quindi gli uffici per i tecnici e gli spogliatoi per i piloti, infine il terrazzino, ideale per ospitare party ed eventi serali. Il tutto mentre il caldo afoso, appena mitigato da una tiepida brezza, invita quasi alla tentazione di gettarsi per un bagno rinfrescante nelle acque del porticciolo, sede di feste e musica a volontà durante le lunghe notti danzanti di Yas Marina.

Non sempre è tutto oro ciò che luccica. Per l'ambiente dorato della Formula 1 questo però rappresenta con ogni probabilità la vetrina ideale, ricercata ed esclusiva. Anche se certe cose non si possono semplicemente comprare con uno schiocco di dita.

Da Abu Dhabi - Marco Privitera