Dopo la querelle sulle ali flessibili, nel weekend del Gran Premio di Francia la FIA dovrà affrontare un nuovo caso venuto alla luce nel post Baku e relativo alla pressione delle gomme, dopo la chiusura dell’inchiesta aperta dalla Pirelli per appurare la causa del cedimento delle coperture di Max Verstappen e Lance Stroll

Secondo la Casa costruttrice milanese, infatti, il cedimento degli pneumatici sulla Red Bull dell’olandese e sull’Aston Martin del canadese non sarebbe da imputare a dei detriti, come era stato ipotizzato nell’immediato post gara.

FURBETTI DELLE PRESSIONI?

Il sospetto che serpeggia tra le stanze della FIA è che più di qualche team (perché non tutti a questo punto?) aggiri la regola sulla pressione delle gomme.

Per ogni weekend di gara, e per ogni sessione, la Pirelli oltre ad indicare la mescola delle gomme impone alle squadre anche una pressione minima per gli pneumatici, espressa in PSI, a cui i tecnici devono attenersi. Ma quale vantaggio si ottiene non rispettandola? Quello principale è l’aderenza, in quanto l’equazione più impronta a terra=più aderenza=più trazione è di facile soluzione.

COME AGGIRARE LA NORMA?

In uno sport a forte connotazione tecnologica come la Formula 1, le ipotesi sul come aggirare la norma tecnica sulla pressione possono essere le più svariate: si va dal successivo riscaldamento delle gomme con le termocoperte e conseguente diminuzione della pressione interna al raffreddamento, per finire al gonfiaggio solamente con aria e azoto

LA FIA CORRE AI RIPARI?

Si tratta, come detto, solamente di ipotesi che, però, dovrebbero indurre la Federazione ad emanare ben due direttive tecniche nel corso del fine settimana per cercare di abolire questa pratica che, oltre ad essere scorretta, mette a repentaglio l’incolumità dei piloti oltre a fornire un pessimo spot promozionale per la Pirelli.

Quello di Francia sarà sicuramente un fine settimana caldo, e non solo per la temperatura della cittadina di Le Castellet. Se non altro ci saranno spunti di interesse per un Gran Premio che, storicamente, non ha mia brillato per coinvolgimento e pathos.

Vincenzo Buonpane