F1 | Flashback, storia dei tracciati cittadini: da Montecarlo a Baku
Quando si parla di circuiti cittadini, il primo a venire in mente è naturalmente quello di Montecarlo. Sulla pista monegasca, che al pari di altri circuiti storici come Monza, Silverstone e Spa, rappresenta la storia della Formula Uno, sono state scritte pagine importanti del Circus. Come gli esordi di Ferrari (1950) e McLaren, il primo podio colto da Ayrton Senna in carriera nel 1984 (il brasiliano detiene tuttora il record di vittorie e pole nel Principato), le vittorie rocambolesche di Riccardo Patrese (1982) e di Olivier Panis (1996), l’ultima pole position (poi revocata) conquistata in carriera da Michael Schumacher nel 2012.
Gli USA sono la nazione che ha fornito più piste cittadine alla Formula Uno. Ben cinque tra gli anni ’70 e inizio anni ’90: Long Beach, Las Vegas, Dallas, Detroit e Phoenix. Il circuito di Long Beach viene ricordato ancora oggi per l’incidente che nel 1980 costò a Clay Regazzoni la fine anticipata della carriera, con lo svizzero da quel momento purtroppo costretto su una sedia a rotelle. Proprio sul tracciato californiano, nella prima edizione corsa nel 1976, il compianto Clay fece segnare il suo unico Grand Chelem nella top class, così come Gilles Villeneuve tre anni dopo. A Long Beach è andata in scena anche la rimonta più importante nella storia della Formula Uno, con protagonista John Watson a bordo della McLaren nel 1983. Qualificatosi 22°, il britannico riuscì addirittura a vincere la gara precedendo il compagno di squadra Niki Lauda (partito alle sue spalle in 23ma posizione).
A Las Vegas si è corso solo in due circostanze, su una pista ricavata unendo le strade che formavano il parcheggio del famoso Caesars Palace. Edizioni significative, quelle disputate nella capitale del Nevada, che videro assegnare in entrambi i casi il titolo piloti: a Nelson Piquet nel 1981 e a Keke Rosberg nel 1982. Gara, quest’ultima, dove il nostro Michele Alboreto conquistò la sua prima vittoria in carriera al volante della Tyrrell e in cui la Ferrari (segnata nel corso della stagione dalla morte di Gilles Villeneuve e dal grave incidente corso a Didier Pironi ad Hockenheim) vinse il settimo titoli costruttori della sua storia.
A Dallas invece la Formula Uno gareggiò in una circostanza (1984). In quell’occasione vinse la Williams di Keke Rosberg, con Nigel Mansell che – a seguito del gran caldo – ebbe un malore mentre tentava di spingere a mano la sua Lotus in seguito a un problema accusato al cambio. Le piste di Detroit e Phoenix hanno visto la supremazia di Ayrton Senna, con l’asso brasiliano che nelle sette complessive edizioni disputate tra Michigan e Arizona vinse in ben cinque occasioni.
Oggi in Spagna si corre sul tracciato del Montmelò che sorge alla periferia di Barcellona, ma anche la città catalana ha avuto un tracciato cittadino negli anni ‘50 ricavato dalle strade del quartiere Pedralbes. Lungo sei chilometri, questo circuito ha ospitato solo due edizioni iridate (1951, 1954) che videro la vittoria di Alfa Romeo e Ferrari, rispettivamente con Juan Manuel Fangio e Mike Hawthorn.
Rimanendo sempre in Spagna, ma spostandoci a Madrid, troviamo un’altra pista urbana: quella di Montjuic, dove si sono disputate quattro edizioni valide per il Mondiale di Formula Uno. Il circuito che sorgeva nell’omonimo parco è tristemente noto per il GP del 1975, quando la Hill di Rolf-Johann Stommelen, in seguito alla perdita dell’alettone posteriore, finì contro le barriere e terminò la sua folle corsa sugli spettatori, uccidendone quattro. La corsa venne sospesa al 29° giro, con la vittoria – la prima e anche unica in carriera – conquistata da Jochen Mass su McLaren. Tra i piloti andati a punti in quella circostanza (il punteggio in quella circostanza venne dimezzato) figurava anche il nome per la prima – e finora anche ultima – volta di una donna: la nostra Lella Lombardi.
Tornando ai giorni nostri, e continuando a parlare di circuiti cittadini spagnoli, bisogna citare la pista di Valencia dove si è corso dal 2008 al 2012 sotto la dicitura di GP d’Europa. Particolarmente emotiva l’ultima edizione vinta dalla Ferrari di Fernando Alonso, con una fantastica rimonta dall’11ma posizione. A fine gara lo spagnolo, visibilmente emozionato, in segno di orgoglio sventolò la bandiera Rojigualda.
Prima di spostarsi all’Albert Park di Melbourne (1996), l’Australia ha avuto in precedenza un’altra pista completamente cittadina: stiamo parlando del circuito di Adelaide, ricavato all’interno del Parco della Vittoria. Ad Adelaide si sono decisi i destini iridati, non senza colpi di scena e polemiche, del 1986 (Mansell-Piquet-Prost) e del 1994 (Schumacher-Hill). L’edizione del 1991 è ricordata come la gara più breve disputata in Formula Uno. Iniziata sotto un autentico diluvio torrenziale, venne interrotta alla 17ma tornata. Sempre ad Adelaide, due anni dopo, Senna conquistò la sua ultima vittoria in carriera.
In passato il Circus ha corso inoltre anche su altre piste cittadine: Pescara (nel 1957, messo in calendario a causa dell’improvviso forfait dei GP di Belgio e Olanda, dove Enzo Ferrari decise di non presentare le monoposto del Cavallino per via di una polemica giudiziaria sorta con la magistratura dopo la morte di Alfonso de Portago alla Mille Miglia); le portoghesi Boavista (1958, 1960) e Monsanto (1959) ed infine Casablanca (1958), in un'edizione purtroppo caratterizzata dall’incidente mortale di Stuart Lewis-Evans.
Piero Ladisa
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