Anche il mondo dei motori piange Kobe Bryant
Sono passate poco più di dodici ore dalla notizia che ha gelato il sangue di tutti gli sportivi e non solo. Kobe Bryant non c’è più. Se l’è portato via un incidente in elicottero mentre accompagnava la figlia GiGi e altre sue compagne in palestra per una partita. Tanti i campioni dello sport, oltre a milioni di appassionati da tutto il mondo, che hanno voluto ricordarlo sui social. Tra questi ovviamente anche i campioni del motorsport ed in particolare delle due ruote.
Nato a Filadelfia il 23 agosto del 1978, Kobe Bryant era molto legato all'Italia perchè suo padre, anche lui cestista, dopo aver militato per nove stagioni in NBA, nel 1984 atterra a Rieti portando con sé il piccolo Kobe. Che quindi cresce tra Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia, dove resta fino ai tredici anni. Aver passato l’adolescenza nella terra dei motori lo ha portato ad appassionarsi alla Ferrari, vera icona del nostro paese.
Non voglio annoiarvi raccontando che giocatore è stato, o i record che il campione dei Lakers ha stabilito. Vi scrivo da appassionato di basket, che la sera della sua ultima partita è stato alzato per vederlo sul parquet per l’ultima volta, anche a costo di arrivare in ufficio con le occhiaie. Nutro però un rispetto troppo grande per l’uomo per scrivere cose che potrebbero risultare banali. Correndo il rischio di mancare di rispetto alla memoria di un uomo che banale non lo è mai stato. Lascio dunque la parola ai campioni delle due ruote, l’onore di ricordarlo.
Partiamo dal campione del mondo MotoGP Marc Marquez che su Instagram, il social più usato dai piloti, ha dedicato una foto a Kobe scrivendo: “Senza parole. Una leggenda. Grazie per tutto ciò che hai fatto per lo sport, la tua eredità è andata oltre la pallacanestro.” Sulla stessa falsariga anche il fratello Alex Marquez: “Uno straordinario giocatore, un mito, una leggenda. Le parole non sono abbastanza per raccontarti. Riposa in pace.” Più conciso Joan Mir che, ad una foto di Bryant, ha semplicemente aggiunto: “Riposa in pace leggenda”. Anche Fabio Quartararo, come Mir, è stato conciso aggiungendo “È un giorno triste”. Francesco Bagnaia in una “storia” sempre su Instagram ha pubblicato una foto di Kobe con la semplice scritta “Legend.” Maverick Vinales si è invece fermato ad un conciso “Riposa in Pace Re”.
Ha fatto discutere nella nottata il messaggio di commiato di Jorge Lorenzo che scrive: “L’ho scoperto solo cinque minuti fa e non riesco a crederci... Non sono mai stato un fan degli elicotteri, nonostante il loro dinamismo e la loro agilità, li ho sempre evitati ogni volta che ho potuto ed ho anche incoraggiato i miei amici a fare lo stesso. Oggi hanno fatto un’altra vittima, uno dei più grandi della storia del basket. Un altro esempio di come la vita sia fragile. Godiamocela finchè possiamo (ed evitiamo gli elicotteri finché non saranno più sicuri). Riposate in pace Kobe e le altre vittime.” Jorge Lorenzo è stato criticato su Twitter per queste sue parole, ma ha poi spiegato di aver perso 8 amici in un incidente in elicottero e che da allora cerca di consigliare agli amici altri mezzi di trasporto.
Tantissimi i piloti anche delle categorie inferiori del motomondiale come Fabio Di Giannantonio, Lorenzo Baldassarri, Jorge Navarro, Jorge Martin, Sam Lowes come anche il gemello Alex, che in questi giorni si trova a Barcellona con Jonathan Rea per una due giorni di test. Tutto il mondo del motociclismo è rimasto ferito da questa perdita: Kobe ha rappresentato per milioni di ragazzi e ragazze in tutto il mondo un vero e proprio eroe della palla a spicchi.
L’immagine che tuttavia mi ha colpito di più è quella di un pilota che in MotoGP ha corso solo due gare, ma che era fratello di un campione del mondo. Sto parlando ovviamente di Roger Lee Hayden, fratello del compianto Nicky che, dopo la vittoria del titolo mondiale, aveva incontrato Kobe allo Staple Center di Los Angeles.
Ci uniamo al dolore di Vanessa e delle figlie per la perdita di Kobe e della piccola Gianna Maria-Onore, ed a quello di tutti i familiari delle altre sette vittime dell’incidente.
Voglio concludere il pezzo con le parole che lui stesso ha usato come lettera d’addio prima e diventate poi un cortometraggio che gli ha permesso di vincere un Oscar.
Caro basket, dal momento in cui ho cominciato ad arrotolare i calzini di mio padre e a lanciare immaginari tiri della vittoria nel Great Western Forum ho saputo che una cosa era reale: mi ero innamorato di te. Un amore così profondo che ti ho dato tutto dalla mia mente al mio corpo dal mio spirito alla mia anima.
Da bambino di 6 anni profondamente innamorato di te non ho mai visto la fine del tunnel. Vedevo solo me stesso correre fuori da uno.
E quindi ho corso. Ho corso su e giù per ogni parquet dietro ad ogni palla persa per te. Hai chiesto il mio impegno ti ho dato il mio cuore perché c’era tanto altro dietro.
Ho giocato nonostante il sudore e il dolore non per vincere una sfidama perché TU mi avevi chiamato. Ho fatto tutto per TE perché è quello che fai quando qualcuno ti fa sentire vivo come tu mi hai fatto sentire.
Hai fatto vivere a un bambino di 6 anni il suo sogno di essere uno dei Lakers e per questo ti amerò per sempre. Ma non posso amarti più con la stessa ossessione. Questa stagione è tutto quello che mi resta. Il mio cuore può sopportare la battaglia la mia mente può gestire la fatica ma il mio corpo sa che è ora di dire addio.
E va bene. Sono pronto a lasciarti andare. E voglio che tu lo sappia così entrambi possiamo assaporare ogni momento che ci rimane insieme. I momenti buoni e quelli meno buoni.
Ci siamo dati entrambi tutto quello che avevamo. E sappiamo entrambi, indipendentemente da cosa farò, che rimarrò per sempre quel bambino con i calzini arrotolati bidone della spazzatura nell’angolo 5 secondi da giocare.
Palla tra le mie mani. 5… 4… 3… 2… 1…
Ti amerò per sempre, Kobe
MAMBA OUT.
Mathias Cantarini