Indycar | 500 miglia di Indianapolis: in 33 per un posto nella leggenda
La prima edizione, infatti, si svolse il 26 maggio 1911 e vide la vittoria di Ray Harroun a bordo di una Marmon Wasp che montava il primo specchio retrovisore della storia, mentre le altre vetture ospitavano un meccanico per osservare il traffico alle spalle. Roba d'altri tempi...
Con il passare degli anni si cercò anche l'integrazione tra la Formula 1 e l'Indycar con gare disputate tra il 1950 ed il 1960 valide per il Campionato del Mondo, ma l'esperimento morì poco dopo. Ma per l'Europa la 500 miglia è sempre stata ritenuta un palcoscenico importante, basti pensare che i telai delle vetture in gara sono realizzati dalla Dallara e che tra i recenti vincitori della corsa troviamo il compianto Dan Wheldon (2005 e 2011), Dario Franchitti ((2007, 2010 e 2012) e Arie Luyendyk (1990, 1997) che, tra l'altro, nel 1996 ha fatto segnare la velocità media sul giro più veloce della storia di Indianapolis: 382,15 km/h.
Che la 500 miglia sia una gara a sè lo dimostra anche la collocazione nel calendario della Verizon Indycar e il regolamento. La gara si svolge tradizionalmente la domenica che precede il Memorial Day (giorno nel quale negli Stati Uniti d'America si rende omaggio e si commemorano i soldati americani caduti di tutte le guerre) e per buona parte del mese di maggio vengono svolte le prove libere. La prima fase è dedicata ai rookies in una sessione denominata Rookie orientation training e si svolge nei due primi giorni, dove i piloti impegnati in pista devono superare quattro fasi da 10 giri:
- Fase 1: 10 giri a più di 200 mph (>320 km/h);
- Fase 2: 10 giri tra le 205 e le 210 mph (330-340 km/h);
- Fase 3: 10 giri tra le 210 e le 215 mph (340-346 km/h);
- Fase 4: 10 giri a più di 215 mph (>345 km/h).
Per essere ammessi alle prove libere basta superare le prime tre fasi, a patto di riuscire a superare la quarta nel primo giorno di prove collettive, anche se vengono superate tutte e 4 in un solo tentativo.
Nel fine settimana precedente alla gara vengono svolte le qualifiche che si articolano in quattro giorni con pista aperta ai tentativi di qualifica da mezzogiorno alle diciotto. Ogni giornata di prove assegna le disposizioni di partenza:
- Pole day: vengono assegnati i primi undici posti, tra essi la prima
- Second day qualifing: dalla dodicesima alla ventiduesima, cioè la seconda sezione
- Third day qualifing: dalla ventitreesima alla trentatreesima posizione, dunque l'ultima sezione di griglia
A partecipare alla gara del Memorial Day sono i 33 piloti che ottengono i tempi migliori ma la classifica, oltre che per la velocità, è stabilita in base al giorno in cui questi hanno ottenuto un tempo qualificante.
Con il precedente regolamento, durante l'ultimo giorno di prove di qualificazione, nonostante i 33 posti dello schieramento fossero già assegnati, chiunque avesse ancora a disposizione dei tentativi di qualifica poteva scendere in pista per tentare di battere quello che in quel momento era il più lento nello schieramento, definito "on the bubble".
Il nuovo regolamento delle qualifiche, introdotto nel 2005, prevede che il meccanismo del Bump Day venga esteso anche agli altri tre giorni di qualifica. Ad esempio, durante il Pole Day, quando sono occupate le prime undici posizioni se c'è un tentativo più veloce dell'undicesimo, quest'ultimo viene estromesso dallo schieramento ed è costretto a ridiscendere in pista con solo altri due tentativi di qualificazione.
Dopo questi aspetti prettamente regolamentari andiamo a scoprire quali tradizioni e quali aneddoti si sono formati nel corso degli anni. Il venerdì che precede la gara, ad esempio, si tiene il "Last row party", una festa che serve per onorare (e prendere in giro) gli ultimi tre piloti dello schieramento. Onore, si fa per dire, toccato quest'anno ad Jack Hawksworth, Buddy Lazier e Alex Tagliani.
Alle 6 della domenica mattina un colpo di cannone annuncia l'apertura dello speedway e per onorare la ricorrenza del Memorial Day, la banda della Purdue University suona "Taps", e aerei dell'aeronautica militare degli Stati Uniti passano sopra il circuito, facendo spesso la manovra del "Missing man" (che di solito viene usata nel ricordo di piloti persi in combattimento).
Nel pre-partenza una larga parte è dedicata alla musica con una scaletta di brani, che include l'immancabile inno americano, immutata da anni. L'autorizzazione all'accensione dei motori viene data dalla famosa frase "Ladies and Gentlemen, start your engines!", frase coniata Wilbur Shaw, presidente dello Speedway dal 1946 al 1954. Alla guida della pace-car che apre la corsa viene spesso chiamato un personaggio famoso. Un altro sventola la bandiera verde che da inizio alla gara: l'ultimo è Patrick Dempsey, il quale ha dato lo start all' Indianapolis 500 del 2015.
Per quanto riguarda il dopo corsa, invece, il vincitore e la sua macchina vengono accolti nella Victory Lane, e la prima cosa che viene passata al pilota è, dopo il berretto dello sponsor, una bottiglia di latte. Questa pratica ebbe origine da un evento avvenuto nel 1936, quando il vincitore, Louis Meyer, fu fotografato mentre festeggiava la vittoria bevendo una bottiglia ghiacciata del tipico latte burroso americano. Da allora questo divenne un rituale, tanto che compagnie produttrici di latte divennero sponsor della corsa. Ogni anno, ad ogni pilota viene richiesto, prima della corsa, quale tipo di latte voglia trovare alla Victory Lane, tanto che vengono prodotte bottiglie in serie limitata con stampati i nomi dei 33 possibili vincitori e i loro sapori. Unica eccezione fu fatta nell'edizione del 1993, quando Emerson Fittipaldi sorseggiò dell'aranciata. Al vincitore è dedicato anche un bassorilievo con il suo volto, il nome, la velocità media in mph e data del successo, ed è aggiunto ogni anno al Borg-Warner Trophy. Dal 1988 viene anche consegnata al vincitore una replica più piccola del trofeo.
Per ciò che concerne qualche dato statistico, gli ultimi quattro vincitori della corsa sono partiti fuori dalla Top Ten, come Juan Pablo Montoya che, nell'edizione 2015, partì 15°, il che rende la 500 miglia una corsa fuori da ogni logica di pronostico. La corsa ha anche visto altenarsi generazioni di famiglie in pista: è il caso degli Andretti e dei Rahal, con Marco e Graham che cercheranno di riportare la vittoria in famiglia dopo le affermazioni di Mario (1969) e Bobby (1986).
Tornando ai giorni nostri, per il leader della classifica Simon Pagenaud vi è la possibilità di un altro record: vincere la gara potrebbe farlo diventare il primo pilota della storia a realizzare la doppietta stradale-ovale oltre a fargli allungare la striscia di gran premi vinti consecutivamente, mentre per il team Penske una vittoria certificherebbe il record di vittorie sul catino dell'Indiana attualmente fermo a 16 affermazioni.
Le ostilità in pista si apriranno, quindi, con le vetture che partiranno con la classica partenza lanciata, disposte su tre file da 11, per percorrere i 200 giri previsti, pari a 500 miglia (804 km circa) con la gara che assume validità al termine del 101° giro.
Davanti a tutti partirà James Hinchcliffe che, a distanza di un anno da terribile incidente che lo estromise dall'edizione numero 99, ha riportato in pole position il team Schmidt Peterson Motorsport dopo 5 anni, quando fu Alex Tagliani (quest'anno in ultima posizione) a raggiungere tale traguardo. Dietro di lui, per soli 6 millesimi, Josef Newgarden e Ryan Hunter Reay, con i big decisamente lontani: Will Power (6°), Simon Pagenaud (8°), Scott Dixon (13°), con il vincitore 2015 Montoya addirittura 17°. Ma, come visto in passato, la posizione in partenza non è vincolante ai fini della vittoria.
Chiusura con un accenno a Stefan Wilson, fratello del compianto Justin, che prenderà parte alla corsa con il numero 25 (lo stesso del fratello maggiore) scattando dalla 30a piazza: "Voglio onorarlo così e lo faccio anche grazie a tutte le cose che mi ha insegnato in pista. Lui l'ha corsa otto volte e ho sempre pensato che sarebbe stato un sogno essere un giorno nella griglia di partenza con lui. Spero almeno di renderlo orgoglioso".
Vincenzo Buonpane
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