Guida autonoma: la Francia batte Apple e Google con Navya Arma
Il futuro degli autoveicoli si chiama Guida Autonoma. E' la principale direttrice degli investimenti in Ricerca e Sviluppo di casa automobilistiche, ma anche di altre società che hanno intenzione di entrare in questo settore dal portone principale attraverso questa innovazione. E' il caso di Apple e Google che stanno mettendo a punto rispettivamente iCar e Google Car, ma sono state battute da Navya, una società francese, che ha realizzato Arma.
E' fissata, infatti, per oggi la consegna dei primi dei 10 autobus dell'azienda con sede a Parigi. Proprio così: Navya Arma è un autobus o meglio un minibus con ingombri ridotti, appena 4,76 metri di lunghezza e 2,02 di larghezza. Questo veicolo a guida autonoma è completamento elettrico e vanta un'autonomia che va dalle 5 alle 10 ore, una velocità di 25 km/h con guida automatica attraverso radar e videocamere tridimensionali.
A riportare la notizia è l'Argus.fr che sottolinea l'enorme differenza tra Arma e Google Car ed iCar. Il minibus francese è una novità per la mobilità collettiva, con un impatto ambientale contenuto oltre ad una riduzione dei costi per le aziende dei trasporti valutata intorno al 30-40%. Il Navya Arma ha una capienza di 15 persone e riesce a muoversi con grande agilità, riuscendo a schivare gli ostacoli e garantendo una grande sicurezza. La velocità massima raggiungibile è di 45 km/h: l'ideale, quindi, per i centri storici di piccole e grandi città ma anche per raggiungere periferie.
L'Arma incontra una difficoltà di tipo normativo poiché al momento in Europa non è consentita la guida di autoveicoli senza conducente a bordo. Questo farà in modo che fino a quando non verrà modificata la legislazione i primi esemplari del rivoluzionario minibus dovranno avere un autista a bordo.
L'altra difficoltà consiste nello scoglio culturale e socio-economico. Sicuramente i sindacati e gli autisti non prenderanno di buon occhio l'introduzione di questa innovazione, ma una nuova...medicina non dovrebbe mai far gridare alla disoccupazione dei medici per il proprio tornaconto personale o di categoria, anzi: essa dovrebbe piuttosto spronare quest'ultimi a cercare nuove strade per un futuro migliore.
Fabrizio Crescenzi
{jcomments on}