E' stato un weekend a dir poco movimentato in casa Red Bull. Prima le voci della possibile riapertura delle trattative con Mercedes per la fornitura dei motori, poi l'annuncio-shock di Helmut Marko in merito al possibile ritiro, infine la notizia-bomba relativa alla possibile acquisizione del team da parte della Volkswagen. In mezzo a tutto ciò, lo splendido secondo posto conquistato a Singapore da Daniel Ricciardo, quasi a voler dimostrare che la Red Bull, in pista, rappresenta pur sempre un avversario da tenere in considerazione. La sensazione, però, è che la partita sul futuro del team di Milton Keynes non si stia giocando tra asfalto e muretti, bensì in uffici colmi di manager ed avvocati. Ma andiamo con ordine.

E' un dato di fatto che agli uomini di Mateschitz il dietrofront targato Mercedes non sia andato giù. Un accordo che sembrava ormai fatto, quello per la fornitura delle Power Unit della casa tedesca a partire dalla prossima stagione, dopo le prime voci sulla rottura con Renault, ufficializzata da Carlos Goshn in quel di Francoforte proprio nei giorni scorsi. Una soluzione che avrebbe visto il prestigioso ritorno in campo del marchio Aston Martin, ma che invece si è trasformato improvvisamente in un nulla di fatto. Il motivo? Troppo rischioso, secondo i vertici Mercedes, il fatto di dotare uno dei propri rivali più competitivi della stessa, formidabile arma che sta consentendo al team anglo-tedesco di fare man bassa da due stagioni a questa parte. Del resto, il rebus non era di facile soluzione: trarre vantaggio e prestigio da uno scenario di possibile dominio delle parti alte della griglia, con la Ferrari nello scomodo ruolo di unico "intruso", oppure scegliere di mantenere trionfi e successi strettamente legati al marchio e all'immagine della stella a tre punte, di fatto eliminando un potenziale rivale? In Mercedes, dopo lunghe discussioni, hanno optato per la seconda strada. Mettendo gli uomini Red Bull improvvisamente con le spalle al muro, lasciando loro solamente la scelta obbligata che portava a Maranello.

Qui, però, i "posti" disponibili per le versioni aggiornate delle Power Unit potrebbero risultare già esaurite, essendo assegnate al neonato team Haas, forte di un accordo già siglato in tempi non sospetti, ed ovviamente alla casa madre. Un accordo in tal senso avrebbe portato quindi il Cavallino a poter equipaggiare Red Bull e (di conseguenza) Toro Rosso solo con i motori in configurazione 2015, naturalmente meno performante ed evoluta rispetto a quella utilizzata dalla stessa Ferrari e dai nuovi partner americani. Da qui un "disperato" ultimo tentativo effettuato con Mercedes alla vigilia del weekend di Singapore e le dichiarazioni "bomba" sul possibile abbandono alla Formula 1 da parte della scuderia di Milton Keynes in caso di mancanza di un motore competitivo.

In realtà, le cose sembrano essere progressivamente tornate alla normalità nel corso del fine settimana di Marina Bay. Un puzzle per la cui composizione definitiva sembra solo ormai essere questione di giorni: da un lato, la Red Bull che attraverso i motori Ferrari tenterà di riprendere la propria scalata al vertice bruscamente interrotta (magari tentando di accaparrarsi a suon di dollari la versione evoluta del propulsore), dall'altro un Cavallino che d'ora in avanti sarà anche finanziariamente e politicamente più forte. In mezzo a questa situazione una Mercedes che continuerà a fornire team tecnicamente minori, ma che sarà costretta a partire dalla prossima stagione a dover fronteggiare un duplice attacco alla propria supremazia. Horner e soci sembrano, almeno per il momento, poter dormire sonni tranquilli, in attesa di capire se la trattativa con Volkswagen per l'acquisizione del team possa davvero concretizzarsi. Ma non prima del 2018...

Marco Privitera

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