Il motorsport dice addio a Jean-Pierre Beltoise
Jean-Pierre Beltoise se n’è andato. L’ex-pilota francese si è spento stamane per un’emorragia celebrale all’età di 77 anni, mentre si trovava in vacanza a Dakar. Pilota multiforme che ha corso sia sulle quattro ruote che sulle due ruote, ha preso il via in 86 Gran Premi di Formula 1 nel corso della sua carriera, vincendo a Monaco nel 1972 e collezionando diversi podi. La sua figura rimane però indissolubilmente legata all’episodio della morte di Ignazio Giunti nel 1971 a Buenos Aires di cui fu involontario artefice, tanto da subire una sospensione della licenza da parte della Federazione Internazionale.
Con questa breve biografia andiamo a ripercorrere la carriera di questo pilota, capace di essere grande protagonista soprattutto nelle gare di durata.
Jean-Pierre Beltoise nasce il 26 aprile 1937 a Boulugne-Billancourt, nei pressi di Parigi.
Comincia nel mondo delle corse con le moto, vincendo complessivamente undici titoli tra il 1961 e il 1964 e correndo nel campionato mondiale tra il 1962 e il 1964, dove ottiene come miglior risultato un sesto posto nella classe 50 cc nel 1964.
Comincia a correre sulle quattro ruote nel 1963 a Le Mans al volante di una Bonnet, ma l'anno dopo la sua carriera rischia di interrompersi a causa di un grave incidente sul circuito di Reims, dal quale però riesce a riprendersi.
Ritorna a correre nel 1965 con la Matra in F.3, laureandosi campione di Francia e conquistando l’anno dopo la gara di Montecarlo; sempre nella stessa stagione, al volante di una Matra F2 debutta nella massima serie in occasione del Gran Premio di Germania, ottenendo l'ottavo posto. Prende parte a quattro round della Temporada Argentina nei primi mesi del 1967, partecipando poi anche a due gare di Formula 1 negli Stati Uniti ed in Messico, dove si piazza al settimo posto in entrambe le occasioni.
L'anno dopo vince il campionato europeo di Formula 2 grazie ai successi a Hockenheim, Jarama e Zandvoort. In Formula 1 diventa pilota ufficiale Matra insieme a Pescarolo, ottenendo il secondo posto ed il giro più veloce nel Gran Premio d’Olanda, oltre che terminando in zona punti in Sud Africa, Spagna e Italia. Conclude nono in classifica con undici punti.
Nel 1969 viene chiamato da Ken Tyrrell per correre nel team Matra-Elf al fianco di Jackie Stewart: arriva tre volte sul podio (terzo in Spagna e Italia, secondo in Francia dove una foratura lo priva della vittoria) e conclude diverse gare a punti. Chiude la stagione al quinto posto assoluto con 21 punti.
L’anno successivo, lascia la squadra di Tyrrell per tornare a correre con la Matra: raccoglie due podi in Belgio e in Italia, finisce a punti in Sud Africa, Olanda e Austria e conclude al nono posto con sedici punti.
Nel 1971 si verifica la pagina più amara della sua carriera. Beltoise partecipa con la Matra alla 1000 km di Buenos Aires; durante la corsa rimane senza benzina e decide di scendere dall’abitacolo per spingere la propria vettura verso i box, dimenticando che dopo non avrebbe più potuto riprendere la gara. Nel frattempo però giunge a tutta velocità sul luogo Ignazio Giunti, che con la sua Ferrari tampona violentemente la Matra del francese e rimane intrappolato tra le fiamme. Per il pilota romano non c’è scampo e Beltoise viene riconosciuto colpevole: dopo un breve ritiro della licenza, però, torna in pista nella parte conclusiva del Mondiale di Formula 1, in un’annata che però lo vede capace di segnare un solo punto nel Gran Premio di Spagna.
La stagione successiva passa alla BRM e ottiene la sua unica vittoria in Formula 1, sotto la pioggia, al Gran Premio di Monaco. Conclude la stagione all’undicesimo con 10 punti, conquistando anche un secondo posto nell’International Trophy e una vittoria nella John Player Victory Race.
Nel 1973 con la BRM va a punti in quattro occasioni (Spagna, Olanda, Austria e Canada) concludendo la stagione con nove punti in decima posizione. L'anno dopo ottiene in Argentina e Belgio il quinto posto, piazzandosi invece secondo posto nel Gran Premio del Sud Africa. Nelle ruote coperte vince al Nurburgring, Watkins Glen, Paul Ricard e Brands Hatch.
Dopo il 1974 partecipa ad alcuni test con la Ligier di Formula 1, prima di andare a correre con le vetture turismo vincendo due volte il titolo con la BMW in Francia e conquistando al volante di una Alpine Renault il titolo francese Rallycross.
Nel 1980 si trasferisce alla Peugeot e l'anno dopo partecipa a diverse gare di vetture turismo, prima di ritirarsi definitivamente dalle competizioni. Con la sua scomparsa se ne va un altro protagonista di un automobilismo che sembra appartenere ad un mondo sempre più lontano.
Chiara Zaffarano
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