Formula E | Cinque cose che abbiamo imparato dal San Paolo E-Prix
Analisi e considerazioni dopo il primo appuntamento stagionale di Formula E.
La stagione 2024/2025 di Formula E è iniziata con l'E-Prix di San Paolo, che ha visto una straordinaria vittoria di Mitch Evans con la Jaguar dopo essere partito ultimo. È stato anche il round d'esordio delle nuove vetture Gen 3 Evo, che hanno offerto una gara molto interessante. Cosa abbiamo imparato dal round brasiliano? Scopriamolo assieme.
Queste Gen 3 Evo sono veloci
Quando erano state annunciate le Gen 3, oramai tre anni fa, si parlò di un avanzamento epocale sul fronte delle prestazioni. Non era stato così, perché sebbene le vetture fossero un po' più veloci rispetto alle vecchie Gen 2, c'erano state alcune pecche: gomme troppo dure, gestione energia troppo elevata, Attack Mode che di fatto era una penalità da scontare più che un vantaggio.
Le Gen 3 Evo sembrano aver risolto questi problemi: la pole dello scorso anno, conquistata da Pascal Wehrlein, è stata abbassata di quasi tre secondi dallo stesso pilota Porsche, mentre il record ufficiale della pista in gara è stato limato di 1.6 secondi. In generale, è evidente come l'Attack Mode offra un vantaggio concreto ai piloti, anche grazie alla trazione integrale che permette un'accelerazione brutale dalle curve lente, e la differenza nelle riprese dall'alto è evidente. In gara poi, sebbene il gruppo sia rimasto molto compatto in pieno stile Formula E, non si è avuta la solita “economy run” tipica degli ultimi anni, con i piloti che si facevano superare per non rimanere davanti senza scia, e questo in uno dei circuiti più tosti per la gestione dell'energia.
L'unico dubbio rimane quello relativo alle gomme, rese più morbide rispetto allo scorso anno: troppo, secondo piloti e squadre, considerando che hanno solo due set di gomme nelle gare singole e tre nei doubleheader. Gli pneumatici saranno probabilmente un tema per il resto dell'anno.
È l'anno di Evans?
La prestazione del neozelandese è stata superba: mai nessuno prima di lui aveva vinto partendo dall'ultima posizione. Bravo a tenersi fuori dai guai, ha sfruttato gli incidenti altrui e le penalizzazioni dei motorizzati Nissan per risalire al comando, e nel finale si è difeso dalla Porsche di Antonio Felix Da Costa “vendicando” il sorpasso subito all'ultima curva lo scorso anno da Sam Bird.
Il successo porta Evans in testa alla classifica dei più vincenti di sempre nel mondiale elettrico con 13 vittorie, insieme a Sebastien Buemi e a Lucas Di Grassi, ma, a differenza degli altri due, ha la concreta possibilità di allungare la striscia e salire in solitaria. La cosa insolita è che a differenza degli altri due lui non ha mai vinto un titolo: negli ultimi quattro anni ha sempre lottato per il mondiale, arrivando una volta quarto, una volta terzo e due volte secondo, ma gli è sempre mancato qualcosa negli appuntamenti finali della stagione. Questo può essere l'anno giusto, deve essere l'anno giusto, per scrollarsi di dosso la fastidiosa etichetta di eterno secondo.
Nissan, un errore clamoroso
Il costruttore giapponese sembra aver chiuso il gap che lo separava da Porsche e Jaguar, tanto che in Brasile era nettamente la prima forza. Oliver Rowland, partito secondo, ha preso subito il comando della gara dopo aver bruciato Wehrlein al via, e sembrava avviato verso una, se non facile, quantomeno tranquilla vittoria, quando un Drive Through per uso eccessivo di potenza l'ha fatto sprofondare in fondo al gruppo. Non solo: tutti i motorizzati Nissan, quindi anche Norman Nato e le due McLaren di Sam Bird e Taylor Barnard, hanno ricevuto le due penalità, ma le due Papaya sono riuscite a metterci una pezza chiudendo terza e quarta, mentre Nato, dopo un iniziale sesto posto, è stato ulteriormente penalizzato per un incorretto posizionamento in griglia, finendo fuori dai punti. Grazie ai risultati del team cliente il costruttore giapponese è comunque secondo nella classifica riservata ai marchi, ma non si può certamente considerare positivo questo weekend. A Città del Messico bisognerà ottenere punti pesanti, perché Jaguar e Porsche certamente non lasceranno strada al team giapponese.
Barnard il migliore dei rookie
Nonostante la penalità è stato comunque positivo il weekend di McLaren, terza e quarta. In particolare, da evidenziare il risultato di Barnard, che ha conquistato il terzo posto ottenendo il primo podio in carriera. Il britannico è diventato anche il più giovane della storia della categoria elettrica a chiudere tra i primi tre. Non è stato ovviamente un esordio, perché Barnard aveva già corso la scorsa stagione a Monaco e a Berlino in sostituzione di Bird, infortunato, ma la sua prima gara da titolare sarà certamente da ricordare.
Dodicesimo invece Zane Maloney con Lola, l'unico effettivamente al debutto, che può comunque dirsi soddisfatto per aver evitato i guai e aver visto il traguardo. Ritirato invece David Beckmann con Kiro, dopo che anche lui stava effettuando una gara discreta.
Cassidy e Wehrlein, che errore
Risultato da dimenticare invece per Pascal Wehrlein e Nick Cassidy: i due sono venuti a contatto a pochi giri dalla fine provocando una bandiera rossa dopo un errore del neozelandese, che prima ha tamponato Max Gunther, e poi è andato addosso al tedesco. In realtà comunque Wehrlein non stava disputando una gara eccellente, perché dopo la pole conquistata stava veleggiando fuori dalla top 5. Entrambi dovranno capire bene come migliorare in vista di Città del Messico.
Tra gli attesi protagonisti ritirato anche Jake Dennis, che ha accusato un problema alla sua Andretti. Il guasto ha richiesto addirittura l'intervento del team di estricazione, poiché la macchina non si poteva toccare in sicurezza, tanto da causare la bandiera rossa. Ora tutti e tre devono già inseguire nei confronti di Evans, sebbene, come sappiamo, in questo campionato ribaltare un vantaggio importante in classifica non è mai impossibile.
Alfredo Cirelli